Mancano meno di due settimane dal voto per le elezioni regionali in Toscana, e in attesa dei leader nazionali dei partiti per i comizi conclusivi non si arresta il flusso di confronti e ‘audizioni’ per i candidati a governatore, unito a quello di ‘manifesti’ di associazioni, sindacati, think tank che avanzano le loro proposte – e le loro richieste – ad Antonella Bundu, Eugenio Giani e Alessandro Tomasi, in ordine alfabetico i tre che si contenderanno la guida della Regione. Con un rischio per tutti questi manifesti, “quello del cassetto, cioè che tutti quanti apprezzano il rapporto, e poi si mette nel cassetto, si chiude e ce ne dimentichiamo”, ha osservato Marco Buti, l’economista autore del manifesto per la reindustrializzazione della Toscana insieme a Stefano Casini Benvenuti e Alessandro Petretto.
Confindustria schierata per la reindustrializzazione
Quello dei tre economisti, ai primi di settembre, ha aperto la via ai manifesti per le elezioni regionali in Toscana, chiedendo di rimettere l’industria al centro delle politiche per la regione, pena “una lenta agonia” sull’onda di una “terziarizzazione povera” che ha portato fin qui a “una crescita estensiva, con alta occupazione, bassa produttività e bassi salari”. Un concetto ripreso anche da Confindustria, che chiede alla futura giunta regionale “un Patto per la crescita e il lavoro”, ossia “un vero e proprio piano industriale per il futuro della Toscana che contenga obiettivi e tempi e che preveda periodici momenti di rendicontazione”, secondo le parole di Maurizio Bigazzi, presidente di Confindustria Toscana.
L’associazione degli industriali, nella stessa giornata della presentazione del proprio documento (nonché il documento gemello di Ance) ha incontrato i candidati in un clima di confronto costruttivo – anche quando gli ‘esaminandi’ hanno assunto posizioni ben poco gradite agli imprenditori, come il pedaggio per i mezzi pesanti sulla Fi-Pi-Li (Giani) e la contrarietà al potenziamento dell’aeroporto di Firenze (Bundu). Piero Neri, presidente della delegazione di Livorno di Confindustria Centro e Costa, invoca “un’agenda di reindustrializzazione concreta con infrastrutture strategiche finalmente cantierabili e una politica portuale-logistica coerente con i corridoi delle Reti di Trasporto Trans-europee”. E Fabia Romagnoli, presidente di Confindustria Toscana Nord, chiede di “rafforzare le azioni regionali per la sostenibilità, l’innovazione, l’internazionalizzazione”, una politica energetica che vada a colmare i gap esistenti, formazione tecnica, lavorare sul versante della legalità.
Sindacati fra sviluppo, formazione e sicurezza
Tutte parole d’ordine che trovano consonanze anche nei dossier dei sindacati. La Cisl invoca “un preciso progetto per il rilancio del settore manifatturiero toscano”, con “un deciso sostegno al completo riallineamento tecnologico di ogni infrastruttura, materiale e immateriale”; c’è poi una sottolineatura sulla formazione permanente e sul disallineamento tra domanda e offerta di lavoro, l’impegno per ridurre le aree di lavoro povero e per migliorare la sicurezza. Allo stesso modo la Uil chiede che le risorse di Pnrr e fondi strutturali Ue siano indirizzate verso investimenti su digitalizzazione, intelligenza artificiale e transizione ecologica per creare “lavoro stabile, ben retribuito e duraturo”; ma chiede anche di “superare il nanismo imprenditoriale che soffoca la Toscana, sostenendo fusioni e aziende più strutturate”, e rafforzare la formazione tecnica e professionale orientando i giovani verso Its e scuole specializzate, nell’ottica di “un Patto per lo sviluppo della Toscana 2030”.
Assai diverse su alcuni punti sono invece le posizioni espresse nel manifesto per le elezioni di Legambiente Toscana, “nettamente contraria” alla permanenza a Piombino del rigassificatore Italis Lng di Snam, così come al potenziamento dello scalo di Firenze con la nuova pista. L’associazione chiede inoltre di conservare la legge regionale 65/2014 sull’urbanistica (la cosiddetta Legge Marson, dal nome dell’ex assessora regionale) che Confindustria e Ance vorrebbero correggere, e di realizzare sì nuovi impianti per il trattamento dei rifiuti, ma non termovalorizzatori.
Niente manifesto pubblico per la Cgil: nella sua piattaforma, messa a punto in estate, sono prioritari difesa e rilancio del settore manifatturiero, con risorse che “vanno concentrate selettivamente, premiando oltre che il prodotto la qualità del lavoro e l’utilizzazione dei profitti da parte delle aziende coinvolte, penalizzando le rendite finanziarie e i dividendi agli azionisti”, incentivando anche le esperienze di gestione cooperativistica delle imprese anche nei settori manifatturieri. Il sindacato guidato in Toscana da Rossano Rossi chiede anche una “lotta alle rendite finanziarie, immobiliari e fondiarie”, ma anche acqua pubblica, istituzione di un reddito sociale regionale di cittadinanza, la fissazione di un salario minimo orario di 9 euro.
Le Pmi chiedono politiche ad hoc per il sostegno
Anche il mondo della Pmi artigiana si è fatto sentire: in vista delle elezioni Cna Toscana ha sottoposto i candidati a un fuoco di fila di domande da parte dei rappresentanti del territorio, sulla base del decalogo stilato dall’associazione, con richieste che vanno dalla semplificazione al potenziamento delle infrastrutture, fino a politiche pensate per le piccole e micro imprese e a una cabina di regia regionale per le Pmi e l’artigianato. Confartigianato presenterà il suo manifesto il 6 ottobre: “Chiediamo una politica economica fondata su una rinnovata vocazione manifatturiera – ha sottolineato il presidente regionale Ferrer Vannetti – e su una crescente sinergia tra manifattura e turismo. L’artigianato dovrà essere riconosciuto in modo adeguato alla sua importanza economica nel prossimo Programma Regionale di Sviluppo”.
Sul versante del commercio, Confesercenti chiede “un piano straordinario per rilanciare l’economia regionale”, sostenere le micro e piccole imprese, una nuova legge regionale che favorisca la rigenerazione urbana attraverso partenariati pubblico-privati, un rafforzamento del Fondo di Garanzia per l’accesso al credito, la semplificazione dei bandi, una piattaforma digitale più efficiente per l’accesso agli incentivi. Confcommercio ha a sua volta presentato ai candidati il proprio manifesto, che presenterà al pubblico prossimamente. Per il mondo delle coop, il manifesto di Confcooperative propone un welfare personalizzato, una coprogrammazione stabile tra Terzo Settore e Istituzioni e il ritorno ad un assessorato regionale unico per Sociale e Sanità, mentre Agci si spinge a chiedere “un vero e proprio piano Marshall” per infrastrutture (anche digitali), politiche mirate per sostenere le cooperative agricole, culturali e innovative, nell’ottica della transizione – digitale ed ecologica.
Nel mondo agricolo, se Cia Toscana chiede “una nuova concertazione strutturata e continuativa al fine di adeguare tempestivamente sia le politiche e le strategie regionali, sia le iniziative nei confronti delle politiche nazionali ed europee”, Coldiretti ha richieste che vanno dal rafforzamento dell’assessorato all’agroalimentare alla semplificazione delle norme e delle procedure di accesso ai bandi, dalla definizione di tempi certi per l’erogazione di rimborsi e contributi all’istituzione di un fondo rotativo a sostegno delle imprese per facilitare l’accesso al credito, dalla difesa del Made in Tuscany fino alla conferma dell’impianto del nuovo piano faunistico venatorio approvato lo scorso luglio.
Leonardo Testai