1 ottobre 2025

Logo t24Il quotidiano Economico Toscano
menu
cerca
Cerca
Territorio

30 settembre 2025

Confindustria chiede alla ‘nuova’ Regione Toscana un patto per la crescita

L’associazione incontra i candidati con le sue richieste: dall’energia alle infrastrutture, dalla formazione all’urbanistica.

Leonardo Testai
Featured image

C’è stato il manifesto degli economisti per la reindustrializzazione, e gli appelli di grandi imprenditori in vista delle elezioni, ma in campagna elettorale dei temi dell’industria in Toscana “se ne parla troppo poco: si parla di Gaza, si parla di tante altre questioni, ma non si parla di una coesione sociale che è indispensabile” per “trovare un posto di lavoro” e “portare il pane alla propria famiglia”. Maurizio Bigazzi, presidente di Confindustria Toscana, non nasconde un certo disappunto a meno di due settimane dal voto per il nuovo (o riconfermato) presidente della Regione Toscana: oggi i vertici dell’associazione regionale hanno incontrato i tre candidati a governatore (Antonella Bundu, Alessandro Tomasi, Eugenio Giani in ordine di apparizione) per discutere le proposte avanzate in due documenti.

“Il nostro modello economico e produttivo è a rischio – ha detto Bigazzi, in occasione della presentazione alla stampa del ‘cahier’ di 32 pagine stilato in via Valfonda – e con essi, sono a rischio la tenuta sociale dei territori. Questa dovrebbe essere la nostra priorità e la nostra ossessione”. Dunque, ha annunciato il presidente di Confindustria Toscana, “chiediamo che il primo atto della nuova legislatura sia rappresentato dall’avvio del confronto per arrivare in tempi rapidi alla sottoscrizione di un Patto per la crescita e il lavoro. Un vero e proprio piano industriale per il futuro della Toscana che contenga obiettivi e tempi e che preveda periodici momenti di rendicontazione”.

“I fondi Ue sostengano le esigenze del sistema”

Per sostenere le politiche industriali regionali, a giudizio dell’associazione, si può lavorare su due fronti complementari: da un lato, i fondi strutturali europei sui quali Confindustria chiede alla ‘nuova’ Regione non solo di velocizzare la capacità di impegno, di spesa degli stessi, ma soprattutto un loro riorientamento sulle esigenze del sistema economico, quindi sull’innovazione di processo e di prodotto, sulla transizione digitale ed energetica, sulla ricerca di nuovi mercati; allo stesso tempo a livello regionale devono essere avviate politiche per l’attrattività del territorio, dalle infrastrutture, alla logistica, all’energia.

Più nel dettaglio, Confindustria Toscana in tema di energia chiede di favorire investimenti in rinnovabili e geotermia, mantenendo il rigassificatore Italis Lng a Piombino, con una semplificazione delle procedure autorizzative anche per la realizzazione di impianti destinati all’autoconsumo industriale. In tema di formazione, potenziare gli Its Academy e promuovere un orientamento scolastico efficace. E ancora: accelerare la trasformazione digitale, predisporre un piano contro frane e alluvioni, riformare la legge urbanistica regionale per favorire la rigenerazione urbana, semplificare gli ampliamenti produttivi, perseguendo un partenariato pubblico-privato per attrarre investimenti e riqualificare spazi dismessi.

Ance si fa avanti: cambiare legge Marson e piano cave

A sua volta Ance Toscana ha presentato un documento di 30 pagine per i candidati, chiedendo “semplificazione, regole chiare e politiche stabili per programmare e investire sulla crescita”, e affrontare le sfide principali: emergenza casa, transizione ecologica e rigenerazione urbana. Cominciando dall’urbanistica: la legge Marson “è stata una legge che ha portato degli aspetti positivi”, ha sottolineato Rossano Massai, presidente dell’associazione, secondo cui però “è una legge che ha 11 anni ormai, e in questi 11 anni è cambiato il mondo e i suoi tempi previsti per la pianificazione non sono più sopportabili, tutto corre più velocemente, lo dimostra il fatto che molti Comuni sono in uno stato di salvaguardia. Questo vuol dire che tutto si blocca a quel punto, quindi va sicuramente rivista”.

I costruttori chiedono anche modifiche al piano cave: “La variante che la Regione ha fatto aumentando del 5% il calcolo del fabbisogno non risolve assolutamente i problemi”, lamenta Massai, secondo cui “nel 2020 sono stati considerati i volumi scavati nelle cave negli anni precedenti di crisi, e questo dato è stato proiettato fino al 2036, ma dopo quel periodo il consumo si è moltiplicato, quindi il fabbisogno che è stato previsto è assolutamente insufficiente, non basterebbe nemmeno per le opere pubbliche e poi c’è tutto il mercato privato. L’altro aspetto è che questo piano prevede dei comprensori composti da più Comuni che devono trovare un accordo per spartirsi il fabbisogno previsto dalla Regione: e considerando che una variante per l’ampliamento di una cava presuppone 2 anni di iter, allora la nostra preoccupazione è che fra un anno o due ci saranno molte cave in Toscana che chiuderanno”.

Recupero del patrimonio edilizio per l’emergenza casa

In generale, per Ance Toscana, c’è bisogno di un piano straordinario per affrontare la crisi abitativa, con regole più semplici e flessibili per favorire il recupero del patrimonio edilizio esistente; ma anche il rispetto del contratto collettivo come requisito essenziale negli appalti pubblici e privati, premiando le imprese qualificate rispetto alla concorrenza sleale.

Autore:

Leonardo Testai

Potrebbe interessarti anche

Articoli Correlati


Territorio

01 ottobre 2025

Rinnovabili: la Regione boccia il parco agrivoltaico da 39 megawatt di Gavorrano

Leggi tutto
Territorio

01 ottobre 2025

La Toscana regina dell’enoturismo in Italia

Leggi tutto
Territorio

29 settembre 2025

A Firenze torna il Festival nazionale dell’economia civile (con due premi Nobel)

Leggi tutto

Hai qualche consiglio?

Scrivi alla nostra redazione

Contattaci