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22 agosto 2025

Verso le elezioni: Calenda rompe col campo largo, Tomasi ancora ‘virtuale’

Il candidato del centrodestra non è ancora ufficiale ma per lui c’è già la lista civica. Pd in subbuglio: sarà listino bloccato?

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L’allargamento ufficiale al Movimento 5 Stelle della coalizione di centrosinistra che sosterrà la ricandidatura di Eugenio Giani alle elezioni regionali in Toscana, con segnali di discontinuità per il programma che emergono dal documento siglato col Pd, agita le acque nell’ala riformista del campo largo, con il leader nazionale di Azione Carlo Calenda che si chiama fuori dall’operazione – ma il segretario regionale Marco Remaschi è per la mediazione. E il rebus delle ricandidature in Consiglio agita il Partito Democratico. Mentre il centrodestra attacca il patto Pd-M5s soprattutto sull’idea di reddito di cittadinanza regionale, ma attende ancora l’ufficializzazione del suo candidato, a meno di due mesi dall’apertura delle urne: ma a sostegno di Alessandro Tomasi è già nata una lista civica, col suo nome nel simbolo.

Bagarre al centro: Calenda attacca, Renzi rilancia

La foto di Giani che firma il patto con una sorridente Paola Taverna, vicepresidente nazionale del M5s con un passato di ‘pasionaria’ anti-Pd, mette a disagio i riformisti Dem, e ha scatenato, come detto, la reazione di Calenda, che ha tratto spunto dall’intesa per sferzare il rivale, ex alleato, Matteo Renzi. “Il Terzo Polo – ha attaccato su X il leader di Azione – ha fatto la campagna elettorale per il rigassificatore di Piombino e contro il reddito di cittadinanza. Caro Matteo Renzi, siamo in Parlamento perché gli elettori hanno votato questo programma, non quello della Taverna”. Nella Enews la replica dell’ex premier: “Chi abbandona il campo per la presenza di Cinque Stelle e Avs regala il centrosinistra alla sinistra radicale e il Paese alla trimurti Meloni, Salvini, Lollobrigida”, incalza, sottolineando che “gli equilibri della coalizione dipendono dai voti, non dalle chiacchiere. Se i Cinque Stelle e la sinistra radicale prendono il 10% e noi prendiamo l’1%, il problema è nostro, non loro”.

Anche il segretario regionale di Azione, l’ex assessore della Regione Toscana Marco Remaschi, cerca di stemperare i toni: “Ritengo che i territori, specie quando si tratta di elezioni regionali, debbano avere autonomia decisionale”, ha dichiarato, osservando che “il tweet di Calenda è stato forse un po’ troppo affrettato”, ma ammettendo che “non si possono fare accordi bilaterali, mi pare una cosa irricevibile, nel metodo e nel merito”. In ogni caso, aggiunge, “nutro grandissima fiducia nei confronti di Giani”, una fiducia che comprende anche la possibilità di una ricomposizione sulla ‘lista del presidente’ fra Italia Viva e il gruppo di Avanti con Giani, che comprende proprio Azione insieme a +Europa, Psi e Pri. Con Iv che vuole schierare in lista grandi mietitori di preferenze come Stefania Saccardi e Francesco Casini: il rischio percepito dagli altri partiti è di schiacciare il resto dei candidati.

I dilemmi Pd, fra deroghe e (forse) listino bloccato

Lo stesso governatore dichiara di credere ancora a una lista unitaria con tutte le anime del centrismo riformista, e della società civile: “Faremo una bella lista, una lista civica e riformista per Giani presidente”, dice, e “coloro che vanno via, come diceva Dante, non ti curar di lor, ma guarda e passa”. Più complicato lo scenario delle liste Pd: l’allargamento della coalizione prelude a una riduzione dei posti in Consiglio per i Dem dagli attuali 22 a 16, forse qualcosa di più, e l’area Schlein che esprime sia il segretario nazionale (Elly Schlein) che quello regionale (Emiliano Fossi) preme per il riequilibrio di un gruppo consiliare al momento sbilanciato verso i riformisti. Senza contare il tema delle deroghe, per la candidatura alle elezioni, a beneficio di chi ha già fatto due mandati: coinvolto anche il presidente dell’assemblea toscana Antonio Mazzeo, e non è scontato che ottengano il pass gli attuali assessori Simone Bezzini (sanità), Leonardo Marras (economia), Monia Monni (ambiente), Alessandra Nardini (lavoro). Non si esclude nemmeno la candidatura di esponenti schleiniani nel listino bloccato.

Centrodestra unito contro il reddito di cittadinanza regionale

Di fronte alle frizioni del centrosinistra, il centrodestra prova a ricompattarsi attaccando il patto Pd-M5s: e il reddito di cittadinanza regionale sembra essere il bersaglio che unisce tutte le anime della coalizione. “Costerà 3,5 miliardi di euro in cinque anni”, insorge Marco Stella, segretario regionale di Forza Italia attivissimo in questa fase, col partito che sta attirando anche molti esponenti locali di Noi Moderati. “Nel 2022 – spiega il capogruppo forzista – i percettori del reddito di cittadinanza nazionale, in Toscana, erano 71.142: se si calcola una media di 800 euro mensili a persona, per 12 mensilità, per cinque anni, se vincerà Giani andranno trovati 3 miliardi e mezzo: dove pensano di reperirli? Sarebbe segno di onestà e trasparenza comunicarlo ai toscani prima del voto”. Anche il deputato di FdI Francesco Michelotti si scaglia contro “un reddito di cittadinanza con storture simili a quello di Conte, sussidio previsto anche per gli immigrati nullafacenti”, mentre invece “la Toscana merita serietà, stabilità e visione, quelle già dimostrate da un ottimo sindaco com’è Alessandro Tomasi, che saprà attuarle anche nella nostra Regione”.

Tomasi ha già una lista (con polemica), ma non l’investitura

Ma il sindaco di Pistoia, al tramontar del 22 agosto, ancora non ha l’investitura ufficiale di candidato alle elezioni regionali, in attesa del tavolo nazionale che, invero, pare si sta occupando ben poco della Toscana e molto di più del nodo-Veneto per decidere a quale partito affidare la candidatura, nonché quale ruolo dare al (popolarissimo) governatore uscente Luca Zaia. Nel frattempo è nata ‘E’ ora – lista civica per Tomasi presidente’, con “persone impegnate nello sport e nel sociale – afferma il comitato promotore -, professionisti e molti medici, amministratori di territorio, persone altamente rappresentative, tra le quali anche tanti delusi del centrosinistra”. Prima uscita fissata per il 25 agosto a Poggio a Caiano.

L’annuncio, va detto, non ha fatto stappare champagne agli alleati. “Vediamo se il candidato sarà Tomasi”, replica Stella, secondo cui “se la lista civica deve servire a togliere voti, soprattutto io parlo per il mio partito, cioè per Forza Italia, la lista civica non ci convince. I primi nomi che abbiamo letto sui giornali non ci convincono”. Nella Lega i boatos parlano di tensioni fra le due anime che si vanno delineando nel partito toscano, ossia i fedelissimi dell’eurodeputata Susanna Ceccardi e la ‘nouvelle vague’ del generale Roberto Vannacci, in lotta per i (pochi) posti a disposizione nel futuro Consiglio. Ne emerge un quadro ancora magmatico, a poche settimane dal 12-13 ottobre fissato per le elezioni in Toscana.

Giani fa muro: “Peretola si fa, col M5s avanti anche sulla Tav”

E dire che la svolta a sinistra promessa dal Giani-bis, fra Rdc, salario minimo, ritorno alla legge Marson, revisione – in senso ambientalista – di piano cave e piano rifiuti, lascerebbe al centrodestra più di qualche margine per affidare con decisione al suo candidato una campagna elettorale aggressiva sui temi dello sviluppo. Giani dal canto suo sostiene che sul potenziamento infrastrutturale, dal passante Tav alla Tirrenica, si andrà avanti anche con il M5s: e il potenziamento dell’aeroporto di Firenze “non è argomento di discussione”, dice, perché il tema “ha visto la Regione già pronunciarsi favorevolmente e produrre tutto il materiale, con delibera di giunta che abbiamo approvato qualche mese orsono”, per cui “se tutto va avanti e fila liscio, Peretola viene ad essere approvato senza che la prossima legislatura abbia nessun livello né di freno, né di competenza a pronunciarsi: va avanti da sé”.

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