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Industria

10 ottobre 2025

Venator: si torna a produrre per dieci giorni

A giorni un nuovo incontro al Ministero per il futuro della fabbrica di Scarlino.

Carlo Pellegrino
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La fumata è bianca. Dopo due anni di fermo produttivo, la Venator di Scarlino (Grosseto) – azienda attiva dal 1972, unico produttore italiano di biossido di titanio – ha riattivato in maniera temporanea una linea produttiva nel suo stabilimento.  Venator torna quindi operativa, almeno in parte, segnando un passaggio importante per i lavoratori (circa 200) e per l’economia della Maremma. Sarà una produzione temporanea di circa dieci giorni: tuttavia, se le condizioni di mercato lo consentiranno, questa fase potrà essere estesa fino a due o tre mesi.

Dopo un lungo periodo si riaccendono le speranze

Il fumo che torna a uscire dalla ciminiera rappresenta un segnale concreto e visibile di vitalità, un simbolo di speranza dopo un lungo periodo di inattività iniziato nel 2023. L’avvio di questa attività può essere l’inizio di un processo di recupero e rilavorazione del materiale accumulato nell’impianto negli anni passati, che una volta lavorato potrà essere venduto sul mercato. Questa riattivazione non è una ripartenza piena ma un primo passo deciso a dimostrare che la fabbrica è viva, che gli impianti sono perfettamente funzionanti e che le maestranze hanno mantenuto intatte le competenze necessarie per una ripresa più ampia.

Come sottolineato da Fabrizio Dazzi, segretario della Filctem Cgil Grosseto, “la manutenzione e il ritorno al lavoro di alcuni tecnici rappresentano un segnale positivo che lascia aperta la porta a ulteriori sviluppi”. Riccardo Tosi, componente della segreteria Cgil Grosseto e rappresentante sindacale in Venator, ha evidenziato “che il ritorno del fumo dalla ciminiera è un segnale atteso e concreto di speranza, a testimonianza che il capitale umano e gli impianti sono in grado di tornare pienamente operativi”. “Tuttavia – ha aggiunto – serve una prospettiva chiara, un piano industriale e la volontà di investire per riportare al lavoro stabile tutti quei lavoratori bloccati da troppo tempo”.

La fabbrica simbolo industriale del territorio

Martedì prossimo un nuovo incontro cruciale, al Ministero delle imprese e del Made in Italy, per fare il punto sulla vendita e sul rilancio dello stabilimento, elemento decisivo per capire se questa novità, per certi versi inattesa, potrà preludere a una vera ripartenza industriale e occupazionale a Scarlino. L’operazione in corso non risolve infatti le profonde criticità economiche e industriali della fabbrica, che necessita di un piano di rilancio e investimenti per una vera ripresa. Il percorso di crisi di Venator è stato segnato da molti passaggi difficili. La fabbrica, simbolo industriale e occupazionale del territorio, ha dovuto affrontare dal 2023 un periodo di stop, conseguente sia a problemi ambientali che di mercato.

La storia inizia da lontano

La questione ambientale riguardava in origine lo stoccaggio dei cosiddetti gessi rossi, uno scarto del processo di lavorazione del biossido di titanio utilizzato nel ripristino ambientale della cava di Montioni dal 2004. Con l’esaurirsi di tale progetto è venuto a mancare l’utilizzo di questo materiale, problema che è stato superato solo nel 2024 con l’autorizzazione per una discarica interna alla fabbrica. I gessi rossi negli anni hanno generato dibattiti sulla possibile tossicità e sulla loro sicurezza da parte di gruppi ambientalisti, così come il biossido di titanio. In quest’ultimo caso l’ipotesi di tossicità è stata smentita definitivamente dalla Corte di Giustizia Europea nel 2025, che ha chiarito che il biossido non è sostanza cancerogena. Nel frattempo però si è acuità la crisi finanziaria della multinazionale che ha portato alla situazione attuale in cui quasi tutte le attività di Venator sono state fermate.

Sul fronte industriale, a complicare la situazione si è aggiunta la forte concorrenza di produttori stranieri, in particolare cinesi, accusati di pratiche di dumping e favoriti da aiuti di Stato, che hanno depresso il mercato europeo del biossido di titanio. Venator aveva comunque dimostrato in passato una forte resilienza, ma la congiuntura è stata aggravata dalla crisi energetica e dalla riduzione della domanda globale, arrivando a una situazione di difficoltà finanziaria all’interno del gruppo e della sua controllata italiana.

L’impegno delle istituzioni

Nel frattempo, le istituzioni regionali e locali, i sindacati, Confindustria e il Ministero delle imprese e del Made in Italy si sono mossi per tentare di trovare soluzioni condivise. È stato istituito a gennaio 2025 un tavolo di crisi regionale – con la partecipazione di azienda, sindacati, Regione Toscana e Provincia di Grosseto – che ha rappresentato un primo passo per accompagnare la vertenza verso un confronto più ampio a livello nazionale.

Sindacati come la Filctem Cgil hanno chiesto con forza la necessità di chiarire rapidamente la situazione: se Venator non fosse in grado di rilanciare lo stabilimento, aprire subito alla ricerca di nuovi soggetti industriali interessati. Un appello che è stato rilanciato più volte nel corso del 2025, insieme alla richiesta di estendere e prorogare gli ammortizzatori sociali, vitali per tutelare i lavoratori in attesa di un futuro più definito.

Il 2025 un anno complesso

Tra i momenti di protesta e mobilitazione dei dipendenti, come la manifestazione del marzo 2025 durante la Tirreno-Adriatico (tra Follonica e Scarlino), e gli incontri al Ministero, si sono delineati alcuni punti fermi: la disponibilità della capogruppo Venator Corporate a vendere lo stabilimento o a cercare partnership, e l’impegno della Regione Toscana a garantire sostegno tramite piani pubblici di formazione e riqualificazione del personale. Fino a giugno 2025 si è lavorato per il rinnovo degli ammortizzatori sociali fino a gennaio 2026 e per la definizione di un possibile accordo industriale. L’obiettivo condiviso rimane quello di evitare la chiusura definitiva e mantenere viva l’occupazione nel polo chimico di Scarlino. La sfida è quella di trasformare questa ripresa temporanea in una vera e duratura rinascita produttiva e occupazionale per il territorio grossetano e per l’intero settore italiano del biossido di titanio.

Autore:

Carlo Pellegrino

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