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Industria

23 gennaio 2025

Tavolo di crisi Venator, l’azienda non ha ancora deciso il futuro di Scarlino

Da definire l’accordo sul contratto di solidarietà per i 210 dipendenti in attesa dell’auspicata ripartenza delle attività.

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Il tavolo di crisi della Venator di Scarlino si è insediato in Regione Toscana con la partecipazione di sindacati, azienda, istituzioni, ma la multinazionale non ha ancora comunicato – e deciso – le sue decisioni sul futuro dello stabilimento grossetano. Per il momento, il tavolo regionale ha offerto la propria disponibilità a fornire una sede istituzionale per la definizione dell’accordo sul contratto di solidarietà in attesa della ripartenza: questione delicata per i 210 dipendenti, con la Cassa integrazione in scadenza il 31 gennaio, oltre che per l’indotto che Venator ha mobilitato negli anni.

Tra gli elementi evidenziati al tavolo, secondo quanto ha spiegato la Regione nel pomeriggio, anche la recente approvazione del Piano regionale di sviluppo, che chiude l’iter per le autorizzazioni ambientali necessarie alla costruzione e attivazione della discarica per lo stoccaggio dei gessi rossi. La ripresa dell’attività industriale per lo stabilimento dell’unica sede di Venator presente in Italia è rimessa alla volontà dell’azienda multinazionale, produttore e distributore globale di prodotti chimici.

La Regione “chiama” il Governo

“Abbiamo anche deciso, già dalla scorsa settimana con la lettera inviata dal presidente Giani – ha detto l’assessore all’economia Leonardo Marras -, di coinvolgere il ministro Urso, perché riteniamo che sia davvero importante che il governo nazionale possa offrire tutta la sua autorevolezza nel confronto con la proprietà. Questa multinazionale deve sapere che per l’Italia la produzione di biossido di titanio è importante: e siccome si produce solo a Scarlino dobbiamo far si che l’attività riparta il prima possibile. In gioco c’è il lavoro di centinaia di lavoratori diretti e dell’indotto, ma anche la competitività del nostro Paese nel campo della chimica di base, che risulterebbe impoverita nell’ipotesi, da scongiurare con ogni mezzo, di una chiusura dello stabilimento”.

Il consigliere speciale per le crisi aziendali Valerio Fabiani, che da mesi segue la vicenda Venator dal tavolo di monitoraggio istituito nel 2023 dalla Regione, spiega che “abbiamo dato la disponibilità ad approfondimenti tecnici per valutare altri ammortizzatori sociali oltre il contratto di solidarietà. Inoltre c’è la disponibilità della sede regionale per la firma degli ammortizzatori sociali. Un’attenzione particolare la porteremo all’indotto di Venator, che impiega molti lavoratori su territorio”.

I sindacati non nascondono una certa apprensione per la crisi di Venator. “I contratti di solidarietà avranno una vigenza di 5 mesi, per cui al 30 giugno i lavoratori non avranno più ammortizzatori sociali”, avvertono Monica Pagni, segretaria della camera del lavoro della Cgil, Fabrizio Dazi, segretario della Filctem, Riccardo Tosi, membro di Filctem e Rsu di Venator. “Il tempo sta scadendo, Venator deve prendere una decisione celere su cosa vuole fare. Perché non può continuare a lasciare un intero territorio nell’incertezza rispetto allo sviluppo economico”. (lt)

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