Sembra avviarsi verso il tramonto, nell’area Firenze-Prato-Pistoia, il modello di gestione pubblico-privata del servizio idrico integrato, che la Toscana aveva scelto nel 1999 quando, prima in Italia, applicò la legge Galli sull’acqua. Quella gestione fino a oggi è stata svolta dalla società Publiacqua, al 60% dei Comuni toscani e al 40% del socio privato Acque Blu Fiorentine per il 75% di Acea, quotato in Borsa e controllato dal Comune di Roma.
Affidamento diretto a una società in-house
Il nuovo scenario, delineato nella delibera di indirizzo approvata all’unanimità il 19 novembre dalla conferenza territoriale numero 3 che riunisce 46 Comuni delle province di Firenze, Prato, Pistoia e Arezzo (ma 10 erano assenti), ipotizza la nascita di una società “in-house”, al 100% pubblica – che potrebbe essere l’attuale Publiacqua oppure una nuova entità – alla quale i Comuni affideranno direttamente, senza gara, la gestione dell’acquedotto, delle fognature e della depurazione dell’area. Musica per le orecchie del neo assessore regionale al servizio idrico integrato, David Barontini del Movimento 5 Stelle, formazione politica che da sempre ha portato avanti la battaglia per l’acqua a gestione pubblica. L’acqua pubblica è inserita anche nel patto di coalizione firmato dal presidente regionale Eugenio Giani con la vicepresidente del M5S, Paola Taverna, poco prima delle elezioni regionali.
Cancellata la gara per il socio privato al 30%
La delibera di indirizzo, che ora dovrà essere confermata dall’assemblea dell’Autorità Idrica Toscana (Ait) fissata per il 9 dicembre, cancella dunque la gara per la scelta del socio privato al 30%, gara che la stessa Autorità stava preparando da tempo (ha già elaborato un documento di 1.000 pagine), in base alla precedente indicazione dei Comuni, visto che la concessione del servizio a Publiacqua è già scaduta ed è stata prorogata fino a dicembre 2025. Ora dovrà essere prorogata di nuovo, per dare tempo all’Ait di produrre (entro il 31 marzo 2026) una nuova analisi comparativa prevista per legge.
La comparazione tra sistema di gestione misto e in-house
L’analisi comparativa è l’atto più delicato dell'”operazione-acqua pubblica”, perché con esso l’Autorità dovrà dimostrare che l’affidamento diretto ai Comuni del servizio idrico integrato è più efficiente, più efficace e più economico dell’attuale sistema di gestione misto pubblico-privato. Numeri alla mano, si dovranno “certificare” i vantaggi dell’in-house.
Acea presenterà ricorso contro l’estromissione
Acea, per nulla contenta di essere estromessa da Publiacqua, starebbe già pensando alla presentazione di un ricorso: aprirebbe così un (altro) fronte giudiziario che rischia di allungare ancora la gestione attuale. Se alla fine Acea sarà “costretta” a uscire da Publiacqua, dovrà comunque essere risarcita degli investimenti non ancora ammortizzati, stimati in circa 150 milioni di euro. A pagare sarebbe la multiutility Alia-Plures, di cui Publiacqua oggi fa parte, ma solo se la società idrica rimarrà nell’orbita del gruppo. Questo punto non è ancora chiaro: il comunicato stampa di Ait ha come titolo “Publiacqua in-house e dentro la multiutility”, ma poi nel testo si precisa che la “governance politica dovrà decidere se l’azienda del servizio idrico rimarrà o meno dentro la multiutility”.
Tramonta la quotazione in Borsa
Quel che è certo, come dichiarato dal Comune di Firenze, è che è cambiato l’obiettivo: da una multiutility quotata in Borsa (con all’interno il servizio idrico gestito coi privati) si è passati a volere un’azienda multiservizi senza quotazione in Borsa (col servizio idrico interamente pubblico), che tuttalpiù potrà finanziarsi sul mercato obbligazionario grazie anche al buon rating appena ottenuto.
Il cambio di strategia dei Comuni porterà molte incombenze
I prossimi mesi non saranno semplici, tra società da mettere in liquidazione o rami d’azienda da trasferire insieme con gli addetti, ricorsi giudiziari, risorse da reperire, delibere da approvare. Il cammino della multiutility Plures fin qui è stato travagliato, ma quello che si è visto finora potrebbe essere poco, in confronto a ciò che verrà. Di certo è ormai sfumata la possibilità di creare un gruppo multiservizi toscano in grado di competere con i “grandi” A2A, Acea, Hera, Iren.
Silvia Pieraccini