In Italia si continua a parlare di nuovi rigassificatori come alternativa al gas in arrivo dalla Russia, e di aumento della capacità di quelli esistenti (“ne abbiamo tre che vanno al 60% della loro capacità di esercizio e possono essere portati a breve a una efficienza superiore”, ha detto il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani).
In realtà il rigassificatore offshore Olt Lng-Toscana, formato da un terminal galleggiante ancorato a 22 chilometri al largo della costa livornese in grado di trasformare il gas dallo stato liquido a quello gassoso, viaggia a pieno regime: “Stiamo lavorando al 100% della capacità, che è di 3,75 miliardi di metri cubi all’anno – spiegano dall’azienda, partecipata da Snam (49%) e fondo First Sentier (48%) – e stiamo scaricando una nave a settimana con carichi da 155.000 mc liquidi”.
Il gas arriva da varie parti del mondo, Usa, Africa, Medio Oriente, e una volta rigassificato viene immesso nella tubatura sottomarina di Snam lunga 36,5 chilometri che lo collega alla rete del gas metano sulla terraferma. “Il terminal sta lavorando a pieno regime e ha allocato quasi tutta la capacità disponibile fino a settembre 2022”, aggiungono da Olt senza escludere la possibilità che la capacità autorizzata finora possa essere aumentata dal Governo: “Potremmo accorciare le complesse operazioni di scarico – dicono – e magari riuscire a scaricare una nave ogni quattro-cinque giorni anziché una ogni settimana. Va tenuto presente però che le navi gasiere in servizio nel mondo non sono migliaia, e che le forniture vanno trovate”.