Il porto di Piombino è pronto alla “sfida” rappresentata dall’investimento di Metinvest, e quindi dal rilancio (aspettando buone notizie anche da Jsw e Magona) del polo siderurgico? Nì, pare rispondere Davide Gariglio, presidente dell’Autorità di sistema portuale del mar Tirreno settentrionale, intervenuto al consiglio comunale monotematico sul tema del rigassificatore. Perché se la nave Italis Lng di Snam resterà o meno in porto dopo la scadenza dell’autorizzazione vigente, quindi luglio 2026, è cruciale per stabilire tempi e modi di realizzazione degli interventi di potenziamento di cui c’è bisogno, e per cui – ha osservato Gariglio – le risorse scarseggiano.
Una banchina da 50 milioni per Metinvest
L’accordo di programma con Metinvest Adria c’è, e con Jsw dovrebbe arrivare, ha osservato il presidente dell’Autorità portuale. “Tali accordi – ha sottolineato – dovrebbero preludere ad un rilancio pesante dell’attività produttiva del territorio e, di conseguenza, favorire un incremento delle attività portuali, per le quali tuttavia occorrono spazi e infrastrutture idonee”. Gariglio ha spiegato di aver avviato un confronto con il Governo per parlare dei necessari interventi di infrastrutturazione presenti nel Piano regolatore portuale, che prevedono il restringimento della Darsena, la creazione di una banchina ovest e la possibilità di usare nuovi piazzali.
Tutti interventi per avviare i quali mancherebbe ad oggi a livello autorizzativo un decreto ministeriale tra Ministero delle Infrastrutture e Ministero dell’Ambiente per il nulla osta alle collegate attività di dragaggio. “Confidiamo di ricevere l’autorizzazione entro il prossimo mese”, ha annunciato Gariglio, ammettendo però come ad oggi manchino i fondi necessari per realizzare il nuovo layout portuale; e servirebbero anche ulteriori risorse – circa 50 milioni di euro – per la realizzazione di una nuova banchina da destinare alle attività di Metinvest. “Ci stiamo portando avanti con le attività di progettazione della infrastruttura, ma non c’è la copertura economica per avviare l’opera”, lamenta Gariglio.
“Serviamo interessi nazionali, servono compensazioni”
Tutte questioni che si legano con il futuro del rigassificatore: anche perché secondo quanto previsto dall’art.13 comma 5 del Dl 50/2022, gli impianti presenti sulla banchina utilizzata oggi da Snam devono essere preservati anche in caso di trasferimento della Italis Lng. Tradotto: finché tale norma è in vigore, con o senza Italis quell’area non potrà comunque essere più utilizzata per le esigenze di sviluppo del porto. E comunque, ha rimarcato Gariglio, “abbiamo la necessità di sapere se e quanto la nave rigassificatrice rimarrà ancora in porto, perché tali informazioni impattano ovviamente sull’economia portuale e sui tempi e modi di realizzazione degli interventi di cui ho parlato”.
In conclusione, “abbiamo un porto che sta servendo gli interessi nazionali del Paese dal punto di vista energetico – ha rilevato il presidente dell’Autorità portuale – e che si trova oggi a dover supportare anche progetti strategici per il rilancio della siderurgia nazionale. Siamo disponibili al confronto con il Governo, ma occorre che le decisioni di indirizzo politico nazionale siano tarate anche sulle esigenze di sviluppo locale. Per questo motivo riteniamo sia della massima urgenza affrontare assieme al Comune e alle altre istituzioni il tema delle compensazioni”.
Dai canoni ai rimorchiatori, tutto l’indotto del rigassificatore
In attesa del rilancio del polo siderurgico, tuttavia, Italis il suo piccolo giro d’affari lo ha creato. Sempre Gariglio ha ricordato che, se da una parte la sovrapposizione delle attività di rigassificazione con quelle navalmeccaniche di Piombino Industrie Marittime (Pim) ha limitato fortemente le prospettive di sviluppo della joint venture fra il gruppo livornese Neri e quello genovese San Giorgio del Porto, che è stata costretta a fare a meno della banchina est per il completamento delle attività di costruzione delle navi, dall’altra ha sostenuto che l’Autorità e il cluster portuale abbiano fin qui beneficiato della presenza del rigassificatore in termini economici.
L’Adsp, in primo luogo, incassa ogni anno da Snam 590mila euro di canone. Nel 2024 e 2025 i carichi di Gnl collegati all’approdo delle navi metaniere nel porto di Piombino le hanno fruttato rispettivamente 2,18 milioni e 1,8 milioni di euro di diritti marittimi (tasse sulle merci), mentre le tasse di ancoraggio hanno fruttato nei due anni presi a riferimento 1,4 milioni e 1,032 milioni di euro.
Per quanto riguarda i servizi tecnico-nautici, nel 2024 e 2025 le attività di ormeggio relativamente alle navi che si accostano al rigassificatore sono ammontate rispettivamente a 805mila e 736mila euro, mentre per i piloti il fatturato introitato esclusivamente per i servizi del rigassificatore è stato nei due anni di 727mila e 690mila euro. Il grosso è però finito nelle casse della flotta di rimorchiatori dedicata alle attività della Italis Lng, che è stata aumentata di due unità (da 2 a 4), e ha introitato 10 milioni nel 2024 e 8,8 milioni nel 2025.
Giani e Ferrari contro la proroga per Italis a Piombino
Alla posizione articolata dell’Autorità fa da controcanto quella più netta delle istituzioni, contrarie a ogni proroga della permanenza della Italis in porto a Piombino, malgrado il giro d’affari generato. “Ne siamo felici, ma dobbiamo però constatare che quel ritorno economico non è percepito dalla città in termini concreti”, ha affermato il sindaco Francesco Ferrari, spiegando che sulle compensazioni ha avviato “un percorso di confronto con Snam” per cui “ritengo che non sia lontano il momento in cui riusciremo a far avere alla città un ritorno economico” ma, ha precisato, “stiamo parlando di cifre assolutamente modeste”. A oggi, dice Ferrari, “la città intera, pur con qualche differenza, non vuole la permanenza della nave”, e dunque “faremo tutto il possibile per evitare quella permanenza, ovviamente ognuno poi si assumerà le proprie responsabilità”.
Contrario a una permanenza anche Eugenio Giani, presidente della Regione Toscana, anche se l’ipotesi di Vado Ligure è tramontata, e la difficoltà (anche per tempi e costi) connesse allo spostamento fanno credere che Roma tenterà la strada della proroga. “Il Governo attuale – sostiene – non ha realizzato nessuna delle misure compensative che avrebbe dovuto fare secondo quanto concordato con il Governo Draghi, che allora si rapportò con me. Di conseguenza non ci sono le condizioni, tre anni dopo, per fidarsi, anche se venissero legate all’ordinanza di autorizzazione nuove misure compensative. Invito fin d’ora il Governo a prevedere un’altra destinazione per il rigassificatore, in modo che al prossimo mese di luglio, quando scadrà l’autorizzazione, la nave sappia dove spostarsi”.
Leonardo Testai