La nuova sede della distilleria Santoni col giardino botanico
La distilleria creata da Goffredo Santoni a Chianciano all’inizio degli anni Sessanta, produttrice del famoso rabarbaro che negli anni d’oro delle terme i frequentatori erano soliti comprare per portare ad amici e parenti, è diventata “grande”. Il figlio Stefano, erede dell’attività di famiglia, ha inaugurato il nuovo stabilimento, frutto di un investimento da cinque milioni di euro.
Una ventina di etichette tra liquori e distillati
La nuova sede comprende una distilleria con vista sulla campagna toscana, un giardino botanico, un centro visitatori e, al piano interrato, la produzione con le linee di imbottigliamento automatizzate. Lo stabilimento servirà a sviluppare l’attività che negli ultimi anni si è allargata e comprende liquori e distillati con una ventina di etichette. Le più conosciute sono ancora il Rabarbaro Santoni, l’Amaro di Chianciano e l’Amaro Santoni, spirit a base di radice di rabarbaro, fiore di iris, foglie di oliva, apprezzato dai mixologist e usato nei locali internazionali.

Fatturato in crescita
Il fatturato di Santoni nel 2024 ha sfiorato i cinque milioni di euro, con 1,3 milioni di bottiglie vendute per il 90% all’export in 35 Paesi: i principali sono Regno Unito, Francia e Stati Uniti. I dipendenti sono 15. Ad aiutare l’ingresso dei prodotti Santoni nei bar internazionali è stato l’incontro con alcuni bartender diventati ‘ambasciatori’ del brand, come Simone Caporale: “Oggi siamo presenti con i nostri prodotti in 20 tra i 50 migliori bar del mondo”, spiega Stefano Santoni, che ora è preoccupato per gli effetti che i dazi americani potranno avere sull’export in Usa.

I contributi pubblici sono stati importanti
L’investimento nel nuovo quartier generale è stato supportato da contributi pubblici: “Il giardino botanico, che accoglie le specie con cui facciamo le sperimentazioni per ideare nuovi prodotti, è stato finanziato coi fondi Pnrr – spiega Santoni – mentre l’acquisto dei macchinari è stato finanziato con i fondi di Industria 4.0. I contributi pubblici ci sono, basta saperli utilizzare. Io ho cominciato vedendo una pubblicità del Docup (lo strumento regionale per l’utilizzo dei fondi europei, ndr), mi informai e presentai un progetto. Da allora stiamo attenti a cogliere le opportunità, anche con la Camera di commercio che finanzia la digitalizzazione e le fiere internazionali”.

Silvia Pieraccini