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29 dicembre 2025

Rossi (Cgil Toscana): “La deindustrializzazione sta avvicinandosi a un punto di non ritorno”

“Il 2026, dunque, sarà un anno di scelte”, spiega il segretario generale della Cgil regionale in questo intervento per T24. Ecco cosa chiede il sindacato.

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Il segretario generale della Cgil Toscana Rossano Rossi.

Il segretario generale della Cgil Toscana Rossano Rossi.

di Rossano Rossi, segretario generale Cgil Toscana

Il 2026 sarò un anno decisivo per il lavoro, per i diritti e per il modello di sviluppo del nostro Paese e della Toscana. Arriviamo a questo appuntamento dopo un 2025 che, per la Cgil Toscana, è stato un anno di forte mobilitazione, di partecipazione democratica e di presa di parola su grandi questioni nazionali e internazionali.

Il 2025 è stato innanzitutto l’anno dei referendum Cgil per il lavoro: una straordinaria esperienza di coinvolgimento di lavoratrici e lavoratori, di cittadine e cittadini, per rimettere al centro dignità, tutele e sicurezza. È stato anche l’anno delle mobilitazioni per la pace (e per la soluzione diplomatica delle guerre, a partire dalla questione Ucraina), con una particolare attenzione al genocidio che colpisce il popolo palestinese. E infine è stato l’anno della protesta contro una manovra economica del governo che abbiamo giudicato ingiusta e sbagliata, perché scarica il peso delle scelte su lavoro, pensioni e servizi pubblici, mentre non affronta le disuguaglianze e non sostiene lo sviluppo, aumentando in maniera inaccettabile le spese militari.

Il 2026 non sarà un anno più semplice. Sarà ancora un anno segnato dai referendum: quello sulla giustizia, rispetto al quale la Cgil si schiera con chiarezza per il no, perché non risponde ai problemi reali del sistema giudiziario e rischia di indebolire principi fondamentali di uguaglianza e garanzia dei diritti. Credo che sarà un anno di mobilitazioni verso il governo, per chiedere più giustizia sociale, una redistribuzione equa della ricchezza, vere politiche industriali, politiche fiscali progressive e investimenti seri su lavoro stabile, salari e welfare.

Sarà anche, purtroppo, ancora un anno in cui dovremo mobilitarci per la pace. Quella che viene definita oggi “tregua” in Palestina non è altro che la prosecuzione dei massacri e delle ingiustizie sotto altre forme. Non possiamo accettare che la violenza diventi normalità, né che il diritto internazionale venga svuotato. La pace in Palestina, come negli altri teatri di guerra e di violenza nel mondo, resta una priorità morale e politica.

Ma il 2026 pone alla Toscana una questione specifica e urgente: il futuro della manifattura e dell’industria. I segnali che arrivano dai territori sono preoccupanti. La deindustrializzazione sta avvicinandosi a un punto di non ritorno. Interi pezzi di produzione vengono dismessi, delocalizzati o svuotati di contenuto industriale. Al loro posto avanzano la rendita, la finanziarizzazione, i fondi che guardano al breve periodo e modificano profondamente il Dna del nostro tessuto economico e sociale.

Questo processo non è neutro: produce meno lavoro stabile, meno competenze, meno innovazione e più precarietà. Senza una manifattura forte non c’è sviluppo sostenibile, non c’è buona occupazione, non c’è coesione sociale. Per questo servono politiche di contrasto nette: una politica industriale che difenda e rilanci le filiere strategiche, condizioni gli incentivi pubblici alla qualità del lavoro, sostenga la transizione ecologica e digitale senza scaricarne i costi su lavoratrici e lavoratori.

Il 2026, dunque, sarà un anno di scelte. Noi chiediamo che il lavoro torni a essere la misura di tutte le politiche. Chiediamo pace, giustizia sociale, un’economia che produca valore vero e non solo rendita. La Cgil Toscana sarà, come sempre, dalla parte di chi lavora e di chi vuole un futuro migliore per noi ma soprattutto per i nostri figli.

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