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15 novembre 2024

Legge sui consorzi industriali, la Regione punta sull’intervento pubblico

Entro fine anno andrà in aula in Consiglio la versione riveduta e corretta della proposta avanzata dalla Rsu ex Gkn.

Leonardo Testai
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E’ approdata in commissione Sviluppo economico del Consiglio regionale, con la prospettiva di arrivare in aula entro fine anno, la proposta di legge toscana sui consorzi di sviluppo industriale. Una pdl nata su iniziativa della Rsu della ex Gkn di Campi Bisenzio, poi revisionata, e che per i suoi promotori è applicabile anche a situazioni diverse da quella della fabbrica della Piana. La cornice in cui si inserisce è quella della legge 317/91, che all’articolo 36 definisce i consorzi come “enti pubblici economici” che “promuovono, nell’ambito degli agglomerati industriali attrezzati dai consorzi medesimi, le condizioni necessarie per la creazione e lo sviluppo di attività produttive nei settori dell’industria e dei servizi”.

“E’ un legge che si accoda a quella di altre Regioni, non è una novità a livello nazionale”, precisa Silvia Noferi, consigliera regionale del M5s e prima firmataria della proposta, che vede anche le firme del capogruppo Pd Vincenzo Ceccarelli e del presidente della commissione Sviluppo economico Gianni Anselmi. Attualmente in dieci regioni italiane si contano consorzi di sviluppo industriale associati al Ficei (Federazione italiana consorzi enti industrializzazione): Abruzzo, Basilicata, Campania, Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Marche, Molise, Puglia, Sardegna e Veneto.

Cosa sono e cosa fanno i consorzi

In base alla proposta di legge possono promuovere la costituzione dei consorzi di sviluppo industriale, e partecipare agli stessi, soggetti come Regione Toscana, Città Metropolitana, Province, Comuni, camere di commercio, altri enti ed istituti pubblici, università e organismi di ricerca, associazioni degli imprenditori e cooperative, purché operino nel territorio di competenza dei consorzi stessi. Ai consorzi possono aderire altri enti locali, enti pubblici economici, istituti di credito e imprese di diritto privato, secondo quanto stabilito dallo Statuto, qualora tali soggetti operino nella stessa area o per le stesse finalità del consorzio.

L’obiettivo dichiarato per i consorzi è quello di promuovere la reindustrializzazione e l’insediamento di nuove attività produttive nel territorio. In particolare, i consorzi provvedono in primo luogo a individuare e acquisire, anche su proposta della Regione Toscana, aree industriali e immobili destinati alla produzione, con priorità per il recupero e l’ampliamento delle aree dismesse; valorizzare e gestire le aree produttive individuate dagli strumenti urbanistici degli enti locali consorziati, provvedendo alle opere di urbanizzazione necessarie; favorire l’insediamento di nuove imprese, promuovendo le condizioni per la creazione e lo sviluppo delle attività produttive.

Non solo: i consorzi possono sostenere studi, progetti e iniziative per lo sviluppo produttivo, inclusa la presentazione di progetti per finanziamenti regionali, nazionali e dell’Unione Europea; realizzare e gestire attività strumentali all’insediamento produttivo nelle aree di competenza; sostenere l’insediamento di realtà culturali all’interno del consorzio per rivitalizzare il tessuto sociale; agevolare, in caso di crisi industriali, la cessione dell’azienda o di rami d’azienda ai lavoratori o a cooperative da essi costituite, per favorire la continuità dell’attività – gestire i servizi consortili, come infrastrutture e reti, definendo i corrispettivi per le imprese. I consorzi operano su piani triennali di attività, da elaborare in coerenza con gli indirizzi regionali di sviluppo.

Il nodo degli espropri

Gli impianti e gli insediamenti da realizzare nei territori compresi nel piani consortili, con la nuova legge, sarebbero dichiarati “di pubblica utilità, indifferibili ed urgenti”. A tal fine i consorzi potrebbero proporre ai Comuni, enti territorialmente competenti, provvedimenti di esproprio: un punto della pdl, all’articolo 4 comma 3, riformulato rispetto alla proposta originaria. “Per come era scritta – spiega Anselmi – c’era il rischio di interpretarla come se i consorzi potessero espropriare, ma non possono farlo, le prerogative sono dei Comuni. Il consorzio, di cui il Comune può far parte, può proporre di espropriare, ma è sempre il Comune che procede con la normale procedura espropriativa, con tempistiche fra i 60 e i 90 giorni”.

Nemmeno questo è un elemento di novità della legge toscana: anche in altre Regioni la normativa sui consorzi di sviluppo industriale, come Friuli-Venezia Giulia e Lazio, prevede lo strumento dell’esproprio. “Non è una rapina ai danni degli imprenditori”, osserva Noferi, sottolineando che per l’esproprio di aree e capannoni industriali dismessi “deve essere trascorso un certo periodo di inattività, almeno tre anni”. Peculiarità della pdl toscana, che tradisce l’ispirazione della vertenza Gkn, è invece la premessa della legge che vede i consorzi come “finalizzati anche alla realizzazione di un polo di eccellenza nel settore della mobilità leggera e delle rinnovabili sul territorio regionale”, ossia l’oggetto del progetto industriale proposto dalla cooperativa Gff, espressione dei lavoratori ex Gkn (e ora Qf Spa in liquidazione) che sostengono il Collettivo di Fabbrica.

Giani porta in dote 400mila euro per iniziare

Le fonti di finanziamento dei consorzi, in base alla proposta di legge, comprendono contributi dei soggetti consorziati, entrate derivanti dalla gestione delle infrastrutture e da convenzioni, e contributi regionali fino a un milione di euro. E la Regione, per bocca del governatore Eugenio Giani, si sta già muovendo: “Ho già previsto nella definizione del bilancio di previsione 2025, quello che approveremo a dicembre, 400mila euro”, ha detto, spiegando che “saranno risorse che servono per far partire questa legge, e vedremo nella sperimentazione che ne nasce cosa può portare. Una cifra che ritengo sufficiente per le start up dei consorzi, poi vedremo lo sviluppo di questa che è un’iniziativa assolutamente nuova”.

L’approvazione della proposta di legge sui consorzi, se non proprio una formalità, va considerata sicura, visto l’appoggio dei gruppi di maggioranza e del M5s a cui appartiene Noferi. Il centrodestra invece ha ufficializzato la sua contrarietà: “Con l’ingresso del pubblico nel privato si uccide un’intera economia”, affermano i capigruppo di Lega e Forza Italia, Elena Meini e Marco Stella, e la consigliera regionale di Fratelli d’Italia, Sandra Bianchini, secondo cui si tratta di “una proposta antieconomica e antistorica, frutto di un’ideologia sovietica che risale agli inizi del XX secolo”.

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