Addetti di sala e all’accoglienza, e figure tecniche come revenue e social media manager, dotati di capacità di adattamento, affidabilità nello svolgimento delle attività, conoscenza delle lingue ed esperienza di base: queste, secondo l’indagine presentata oggi dal Centro Studi Turistici di Firenze, in un convegno per i 50 anni del Cst, le figure professionali e le skill più richieste dalle imprese fiorentine del comparto del turismo. Che faticano spesso a trovare camerieri e facchini, che hanno bisogno di chef “in cucina, e non in televisione”, e non vogliono accontentarsi del primo venuto perché “un lavapiatti può incidere tantissimo sull’Ebitda”.
A fronte dell’evoluzione continua del settore, accade però di trovare spesso “un piano di attività formativa fondato su figure e profili professionali di 10 anni fa”, lamenta Aldo Frigeri, direttore formazione del Cst, che invita a “rendere molto più agili e agevoli i percorsi, flessibili, più attenti anche alle esigenze dell’utenza”, mentre sul versante dell’istruzione “la scuola e i nostri docenti ragionano e lavorano ancora sulla base di logiche della riforma Gentile, libri di testo di studio che vanno finiti perché poi il programma va portato all’esame: occorre un orientamento vero, che non deve essere pensato solo come esperienza frammentata di Pcto, ma deve essere parte di un progetto che avvicini effettivamente i giovani alla vita reale”.
I dati dell’indagine: a caccia di affidabilità e adattabilità
Ad oggi il 49% delle aziende fiorentine dichiara di non avere bisogno di nuove figure professionali, mentre il 27% è alla ricerca di addetti in sala o all’accoglienza, e il 12% ha bisogno di figure tecniche (come revenue, social media e altre), mentre solo il 4% dichiara di ricercare figure manageriali. In assoluto, le qualità più importanti che le aziende ricercano nei propri collaboratori sono affidabilità nello svolgimento delle mansioni (41%), seguita da preparazione professionale (21%), autonomia nello svolgimento delle funzioni (13%), capacità di lavoro di squadra (9%), conoscenza della lingua inglese (8%), capacità di relazione (6%) e puntualità (2%). Un ulteriore 8% ha dichiarato di ritenere importante che i propri dipendenti siano dotati di competenze digitali.
Per quanto riguarda le caratteristiche che le aziende ricercano nei giovani da assumere, il 32% del campione ha risposto che è fondamentale la capacità di adattamento al contesto aziendale, il 25% richiede la conoscenza delle lingue, il 16% vorrebbe un’esperienza di base, il 7% cerca capacità di problem solving e competenze specifiche per il ruolo, mentre il 5% conoscenza strumenti digitali e titolo di studio adeguato. Per quanto riguarda l’istruzione, il 22% degli intervistati campione ritiene che quella fornita da Istituti professionali e tecnici sia adeguata al lavoro – ma il 56% ritiene lo sia solo in parte. E malgrado le campagne di comunicazione periodicamente varate, solo il 39% delle aziende intervistate dichiara di conoscere gli Its.
“La percentuale sembra bassa, però rispetto a qualche anno fa forse non lo è, la previsione normativa è recente e solo dal 2010 si sono cominciati a costituire questi organismi, in Toscana erano tre e oggi sono dieci“, obietta Sonia Nebbiai, presidente della Fondazione Its Tab, secondo cui per il futuro serviranno comunque “maggiori finanziamenti nazionali, quelli ordinari”, perché “la Regione non può pensare di sostituire i finanziamenti del Pnrr, non ha queste risorse, quindi ci deve essere lo Stato, perché è un interesse nazionale finanziare con stabilità questa tipologia di formazione”.
Per Marco Guastini, rappresentante dell’Associazione Staf che riunisce un gruppo di agenzie formative, serve un sistema integrato tra IeFP, Ifts e Its, ma non solo: “Esiste già nella legge regionale toscana un tavolo di coprogettazione permanente, ma mancano le agenzie formative: noi crediamo che sia importante invece, visto che ci sono oltre 300 agenzie formative in Toscana. Serve poi un finanziamento premiante per i risultati, per andare a premiare chi lavora bene, chi crea corsi importanti che poi portano ad assunzioni o comunque a un miglioramento dello status”.
Il Comune pensa a un tavolo di confronto
Ludovico Arte, dirigente dell’Itt Marco Polo di Firenze, ha evidenziato il problema del gap tra l’istruzione data ai giovani dalla scuola e le necessità delle aziende, sottolineando come oggi sia fondamentale lavorare insieme per migliorare la qualità della formazione, partendo dalla conoscenza dei giovani e dalle loro necessità. A tal proposito Benedetta Albanese, assessora alla Formazione professionale del Comune di Firenze, si è detta disponibile a promuovere la nascita di un tavolo dove far confrontare giovani, aziende e scuole.
Ilaria Bigliazzi, responsabile risorse umane di Fh55 Hotels, sottolinea che “siamo davanti a dei giovani che sono molto diversi da quelli di 10 anni o 20 anni fa: sono cambiati, sono molto fragili, molti hanno attacchi di panico, molti non hanno la patente e non guidano, arrivano molto disorientati”.
“Ci vorrebbero dei percorsi più brevi – sostiene Roberto Boccacelli, proprietario di hotel a Firenze ma anche coach professionista per la formazione – soprattutto per i ragazzi fra i 18 e i 20 anni che non possono trovare una sistemazione negli Its, un avviamento che dia la possibilità allo studente di trovarsi un’opportunità di lavoro, non il lavoro della vita, ma un lavoro che gli darà uno stipendio, darà autonomia, e darà alle aziende un supporto perché noi non abbiamo camerieri da piano, non abbiamo facchini, non abbiamo addetti al ricevimento. Per un ragazzo di 19 anni 1.400 euro al mese di stipendio, portando due bagagli, penso che sia del tutto dignitoso”.
Leonardo Testai