La trasformazione digitale della Pubblica amministrazione può segnare un avvicinamento decisivo ai bisogni del cittadino utente e delle imprese grazie all’intelligenza artificiale, ma c’è bisogno di un’implementazione corretta delle nuove tecnologie per rispettare i principi di trasparenza, sostenibilità e partecipazione da cui la Pa non può prescindere. Da qui la proposta di un osservatorio permanente tra giuristi, tecnologi e istituzioni per l’applicazione etica e sostenibile dell’Ia nella Pa, scaturita dal convegno ‘Governare l’Ai per non subirla’, promosso a Firenze da Ls Lexjus Sinacta, Confindustria Toscana Centro e Costa, Città Metropolitana di Firenze.
Insieme al quadro giuridico e strategico, il convegno ha presentato a una platea di amministratori locali e tecnici progetti, modelli e soluzioni concrete a supporto della trasformazione digitale della Pa: sportelli digitali e Ia conversazionale per Comuni smart; utilizzo dei big data mobili per una Pa proattiva e data-driven; Ia nella gestione delle segnalazioni urbane per efficienza, trasparenza, manutenzione predittiva; dati predittivi per contrastare l’abbandono scolastico; Ia al servizio della sicurezza urbana; dati e algoritmi predittivi nei servizi pubblici essenziali.
“La Pa apra le porte per la sperimentazione”
“Siamo in un momento particolare, perché c’è una vera e propria rivoluzione in atto, e bisogna sperimentare per poterla capire, non abbiamo il tempo per aspettare”, ha affermato Alessandro Sordi, vicepresidente di Confindustria Toscana Centro e Costa. “La pubblica amministrazione -. ha osservato – deve aprire le sue porte, che significa condividere i dati reali, permettere la sperimentazione insieme a privati, università, startup, centri di ricerca per sviluppare tool e applicazioni che possano essere di uso comune”. I vantaggi dell’uso dell’Ia, per Sordi, “sono tecnicamente infiniti perché hai a disposizione la capacità di analizzare quantità enormi di dati in tempi praticamente nulli, cosa che nessuna generazione precedente ha avuto a disposizione. Questa cosa, se applicata in maniera intelligente a servizi per il cittadino, è eccezionale”.
I Comuni alla prova: l’Ia per il cittadino utente
Le amministrazioni locali, dal canto loro, stanno studiando le nuove possibilità offerte. “Noi abbiamo il contact center 055055 – ha spiegato Laura Sparavigna, assessora del Comune di Firenze con delega all’Ia – che, in orario da lavoro, garantisce un presidio costante per sapere come muoversi all’interno della pubblica amministrazione. Fuori da quello che è l’orario di lavoro di un dipendente possiamo avere un supporto, una chatbot, un canale di messaggistica istantanea che possa quindi funzionare veramente h24, 7 giorni su 7, su cui poter fare qualsiasi tipo di domanda per arrivare preparati agli incontri con il personale comunale. Immaginatevi una chatbot che vi possa dire dove andare, come si fa, quali documenti servono, come compilarli: in questo modo il Comune diventa a misura di persona, sempre più facile da interpretare”.
Non tutti i Comuni, però, si trovano nella situazione ottimale per implementare l’Ia: “Mancano ancora competenze interne solide nel sistema delle autonomie locali e spesso si lavora con dati di qualità incerta”, lamenta Andrea Marrucci, sindaco di San Gimignano e presidente di Ali Toscana. “Vogliamo utilizzare l’intelligenza artificiale – ha detto – per migliorare le prestazioni di efficacia, di efficienza, di imparzialità della Pubblica amministrazione, quello a cui ci richiamano la Costituzione e il Testo unico degli Enti locali”. In tal senso, ha osservato Marrucci, che è anche vicepresidente nazionale di Ali, “le aree interne non vanno dimenticate“, e dunque “bisogna che ci siano investimenti pubblici” per favorirne la trasformazione digitale: “Pensate, per esempio – ha aggiunto -, a tutto quello che può rappresentare la telemedicina, per le aree interne questa è una di quelle applicazioni che sicuramente può dare una mano”.
Fra privacy e responsabilità, i rischi dell’uso sbagliato dell’Ia
“Firenze può costituire un hub importante sullo studio dell’intelligenza artificiale applicata soprattutto alla smart city”, sostiene Leonardo Bianchini, partner senior Als Lexus Sinacta Firenze, secondo cui “l’articolo 3-bis della legge 241/1990, che costituisce il cardine normativo del procedimento amministrativo, oggi non lascia grande spazio alla facoltà per la pubblica amministrazione nell’utilizzare o meno l’intelligenza artificiale: obbliga la Pa a doverla utilizzare, ai fini dell’efficientamento dei servizi che può offrire”. Tuttavia, avverte Giuseppe Catizone (Gmc Consulting), è necessario prendere in esame i rischi connessi a un utilizzo illecito, o comunque non controllato o controllabile dell’Ia. “Applicare l’intelligenza artificiale nella pubblica amministrazione – osserva – è molto diverso che nell’azienda. C’è tutta una serie di risvolti giuridici, dalla responsabilità dei sindaci, dei dirigenti, al danno erariale emergente e così via”.
“La condivisione di buone pratiche già in atto ci è estremamente utile – ha detto a sua volta Alessio Mantellassi, vicesindaco metropolitano di Firenze -, così come una riflessione su come proteggere la pubblica amministrazione, perché chiaramente c’è il tema della privacy che deve essere tutelata; e poi c’è un tema di cui dobbiamo tener conto, ovvero che la trasformazione anche attraverso l’intelligenza artificiale della Pa non deve lasciare indietro nessuno, quindi anche la popolazione più anziana, chi ancora non ha gli strumenti per gestire questi elementi di novità, come è avvenuto nel processo di digitalizzazione”.
Leonardo Testai