Per la Toscana, nel 2022 e nel 2023, “ci aspettiamo una crescita in attenuazione rispetto a quanto noi formulavamo qualche mese addietro, ma non siamo in recessione”. Nicola Sciclone, direttore dell’Irpet, dipinge così il quadro dell’economia regionale, illustrando la nota congiunturale dell’istituto (pubblicata lo scorso 28 luglio) in una conferenza stampa col presidente della Regione, Eugenio Giani.
Alla luce delle ultime stime, ha spiegato Sciclone, la crescita del Pil regionale nel 2022 potrebbe essere “fra il +3,2% e il +3%, in linea con quello che possiamo attenderci a livello nazionale, forse con qualche punto decimale in più per la ripresa dei flussi turistici che ci aspettiamo e per il segno positivo del commercio mondiale. Dobbiamo seguire gli eventi, monitorarli attentamente perché siamo in un quadro di profonda incertezza, e molto quindi dipende da quelle che saranno le variabili esogene legate alle vicende internazionali”. Tuttavia, secondo l’Irpet, se il 2023 non sarà comunque un anno di recessione per la Toscana la previsione di crescita del Prodotto interno lordo è più debole, e non va molto oltre l’1%.
“Crescita più debole, ma il segno resta positivo”
Secondo Sciclone “siamo in fase di indebolimento della crescita, ma il segno è sempre positivo”, anche se “bisogna essere preoccupati perché l’aumento dei prezzi incide sui bilanci delle famiglie in modo significativo. L’inflazione è sostanzialmente una tassa che erode il potere d’acquisto delle famiglie e aumenta la disuguaglianza, perché colpisce di più il reddito dei poveri rispetto a quello dei ricchi, e quindi dobbiamo vigilare, intervenire per contenere questi aumenti come ha fatto recentemente il governo, e tenere sotto controllo gli eventi”.
Giani ha tratto dai dati Irpet motivi per nutrire un ragionevole ottimismo sulle prospettive economiche della regione. “C’è una capacità che la Toscana sta mostrando – ha detto -, di cui ci sentiamo contenti e orgogliosi, e che deve attivarsi poi nel mercato del lavoro. Quando l’economia va, se anche non vi è una reattività immediata, proporzionale e parallela del mercato del lavoro, verrà con un po’ di tempo in più ma alla fine viene”. Anche se, per il governatore, sul mercato del lavoro la questione dirimente “è quella della formazione professionale, perché la crescita delle imprese spesso è frenata proprio dal personale che ci sarebbe ma che non ha la professionalità adeguata”.
La flat tax aumenterebbe le diseguaglianze
L’Irpet esprime riserve su un’eventuale introduzione della flat tax, tema che sta animando la campagna elettorale per le politiche del 25 settembre. “Avvantaggia il ceto medio, benestante, i contribuenti più ricchi – sostiene Sciclone -, quindi crea una distorsione; al tempo stesso pone seri problemi di copertura del bilancio pubblico. Andrebbe anche capito in che modo si intenda finanziare una riduzione così consistente delle entrate: effetti disegualizzanti potrebbero verificarsi se la flat tax si accompagnasse a una riduzione della spesa pubblica, di natura sociale. Inoltre, tenderebbe a aumentare le distanze tra le aree più forti e le aree meno forti della Regione. Ma non credo che sia un’ipotesi all’ordine del giorno, almeno per come viene raccontata”.
Leonardo Testai