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25 novembre 2025

Firenze stoppa i monopattini elettrici in sharing da aprile 2026

Per il Comune è troppo difficile far rispettare il Codice della strada (con l’obbligo del casco). Protestano gli operatori.

Leonardo Testai
Una campagna di sensibilizzazione del 2020

Una campagna di sensibilizzazione del 2020

Dopo la riduzione delle flotte di autovetture e scooter, Firenze perde un pezzo del suo sistema di sharing mobility: il Comune ha annunciato la chiusura del servizio di monopattini elettrici in sharing dal 1 aprile 2026, operato dai gestori Bird, Bit e Ridemovi. La decisione, approvata dalla Giunta con una delibera dell’assessore alla mobilità Andrea Giorgio, arriva dopo due proroghe consecutive e segna la fine di una sperimentazione iniziata nel 2020. Alla base dello stop ci sono due elementi: l’entrata in vigore delle nuove norme del Codice della strada e le criticità riscontrate nell’utilizzo quotidiano dei mezzi.

Difficile far rispettare l’obbligo del casco

Secondo Palazzo Vecchio, l’obbligo del casco e gli altri adempimenti previsti dalla normativa nazionale rendono infatti difficile garantire il rispetto delle regole in un servizio senza presidio diretto. “Si viene a creare una situazione di potenziale violazione sistematica del Codice della strada, non accettabile per la sicurezza urbana e per quella stradale”, spiegano dal Comune, che segnala anche “le criticità legate allo scorretto utilizzo da parte degli utenti”, dal parcheggio fuori dalle aree consentite al transito contromano o sui marciapiedi. Con la Polizia municipale in grave affanno nel sanzionare le violazioni al codice.

Per compensare lo stop ai monopattini, l’amministrazione potenzierà il bike sharing a Firenze, incrementando la flotta e rinnovando i mezzi, soprattutto a pedalata muscolare. Nel 2024 i noleggi delle biciclette del gestore Ridemovi, e-bike e non, hanno superato 1,5 milioni con un ulteriore +18% registrato nei primi mesi del 2025. Giorgio ha ribadito che “la mobilità in sharing è una scelta centrale per la nostra città”. I monopattini, sostiene, “sono al massimo 1.800: sopperiremo alla loro mancanza mettendo in strada mille biciclette in più”.

La protesta degli operatori: “Un unicum in Italia”

Assosharing esprime “forte stupore e profonda perplessità” per la decisione di Palazzo Vecchio: la scelta “interrompe bruscamente un lavoro congiunto” e rappresenta “un unicum” in Italia. “Di fronte a un oggettivo problema, ci saremmo aspettati un’azione pragmatica”, osserva Assosharing, che denuncia il rischio di “un mercato monco, anticompetitivo e poco trasparente” a fronte del potenziamento del bike sharing, servizio “che non è mai stato rinnovato attraverso procedure competitive”. L’associazione paventa anche un impatto negativo sugli investimenti e sull’attrattività della città.

“Siamo pronti a sederci intorno a un tavolo con il Comune per migliorare ancora il servizio”, afferma Francesco Savarino, country manager di Bird Italia, evidenziando che i monopattini sono soggetti a parcheggio obbligatorio nelle aree designate, hanno limiti automatici di velocità e non generano costi per il Comune, mentre “il bike sharing prevede parcheggio libero ovunque, nessun limite di velocità e un contratto di affidamento diretto che costa al Comune circa 800.000 euro”.

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Leonardo Testai

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