Una campagna di sensibilizzazione del 2020
Dopo la riduzione delle flotte di autovetture e scooter, Firenze perde un pezzo del suo sistema di sharing mobility: il Comune ha annunciato la chiusura del servizio di monopattini elettrici in sharing dal 1 aprile 2026, operato dai gestori Bird, Bit e Ridemovi. La decisione, approvata dalla Giunta con una delibera dell’assessore alla mobilità Andrea Giorgio, arriva dopo due proroghe consecutive e segna la fine di una sperimentazione iniziata nel 2020. Alla base dello stop ci sono due elementi: l’entrata in vigore delle nuove norme del Codice della strada e le criticità riscontrate nell’utilizzo quotidiano dei mezzi.
Difficile far rispettare l’obbligo del casco
Secondo Palazzo Vecchio, l’obbligo del casco e gli altri adempimenti previsti dalla normativa nazionale rendono infatti difficile garantire il rispetto delle regole in un servizio senza presidio diretto. “Si viene a creare una situazione di potenziale violazione sistematica del Codice della strada, non accettabile per la sicurezza urbana e per quella stradale”, spiegano dal Comune, che segnala anche “le criticità legate allo scorretto utilizzo da parte degli utenti”, dal parcheggio fuori dalle aree consentite al transito contromano o sui marciapiedi. Con la Polizia municipale in grave affanno nel sanzionare le violazioni al codice.
Per compensare lo stop ai monopattini, l’amministrazione potenzierà il bike sharing a Firenze, incrementando la flotta e rinnovando i mezzi, soprattutto a pedalata muscolare. Nel 2024 i noleggi delle biciclette del gestore Ridemovi, e-bike e non, hanno superato 1,5 milioni con un ulteriore +18% registrato nei primi mesi del 2025. Giorgio ha ribadito che “la mobilità in sharing è una scelta centrale per la nostra città”. I monopattini, sostiene, “sono al massimo 1.800: sopperiremo alla loro mancanza mettendo in strada mille biciclette in più”.
La protesta degli operatori: “Un unicum in Italia”
Assosharing esprime “forte stupore e profonda perplessità” per la decisione di Palazzo Vecchio: la scelta “interrompe bruscamente un lavoro congiunto” e rappresenta “un unicum” in Italia. “Di fronte a un oggettivo problema, ci saremmo aspettati un’azione pragmatica”, osserva Assosharing, che denuncia il rischio di “un mercato monco, anticompetitivo e poco trasparente” a fronte del potenziamento del bike sharing, servizio “che non è mai stato rinnovato attraverso procedure competitive”. L’associazione paventa anche un impatto negativo sugli investimenti e sull’attrattività della città.
“Siamo pronti a sederci intorno a un tavolo con il Comune per migliorare ancora il servizio”, afferma Francesco Savarino, country manager di Bird Italia, evidenziando che i monopattini sono soggetti a parcheggio obbligatorio nelle aree designate, hanno limiti automatici di velocità e non generano costi per il Comune, mentre “il bike sharing prevede parcheggio libero ovunque, nessun limite di velocità e un contratto di affidamento diretto che costa al Comune circa 800.000 euro”.
Leonardo Testai