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24 novembre 2025

Centri antiviolenza: in Toscana quasi 6mila donne hanno chiesto aiuto

Più della metà ha intrapreso un nuovo percorso di vita. Presentato il rapporto sulla violenza di genere 2024.

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Presentzione del 17° rapporto sulla violenza di genere in Toscana

Presentzione del 17° rapporto sulla violenza di genere in Toscana

Nel 2024, 5.670 donne in Toscana hanno cercato supporto nei centri antiviolenza presenti in tutta la regione. Lo rivela la 17° edizione del Rapporto sulla violenza di genere in Toscana, curata dall’Osservatorio Sociale Regionale. Nello stesso anno, i dati della Regione Toscana segnalano 9 femminicidi e 4 minori rimasti orfani. Inoltre, 2.701 donne hanno avuto accesso al pronto soccorso con codice rosa, 400 in più rispetto al 2023. La violenza riguarda fasce di età sempre più ampie, dai giovani agli anziani.

I 25 centri antiviolenza Toscana hanno accompagnato 3.533 donne nell’avvio di un percorso di uscita dalla violenza, di cui il 32% di origine non italiana e il 66% con figli. Parallelamente, 1.155 autori di violenza hanno intrapreso un percorso di ravvedimento, raddoppiando i numeri del 2023.

Prevenzione e ruolo dei Comuni

Il rapporto sottolinea l’importanza di interventi di educazione affettiva e sessuale per i giovani e di sostegno agli anziani, per ridurre isolamento e fragilità. I Comuni svolgono un ruolo centrale nella costruzione della rete di protezione, coordinando servizi e promuovendo iniziative educative.

I dati del 2024 confermano che la violenza di genere in Toscana è in crescita. Rafforzare i 25 centri antiviolenza e promuovere la cultura dei diritti delle donne è considerato fondamentale per sostenere le vittime e prevenire nuovi femminicidi.

“I dati che presentiamo sono molto preoccupanti, tuttavia possiamo affermare che in Toscana la rete antiviolenza c’è ed è apprezzata”, spiega Francesca Basanieri, presidente della Commissione Pari Opportunità del Consiglio regionale toscano. “La violenza di genere purtroppo si sta evolvendo, con sempre più casi tra giovani, giovanissimi, ed anche sulla terza età e addirittura la quarta età. Per questo dobbiamo lavorare sempre più sull’educazione affettiva e sessuale dei giovani e sul sostegno agli anziani, perché vediamo che anche la solitudine e la perdita di relazioni fa sì che questo fenomeno si intensifichi”. (ap)

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