Gioielli del brand aretino Graziella esposti alla fiera Vicenzaoro
Tutto come previsto: col cambio di regime fiscale della Turchia (che ha introdotto una tassa del 6% sui semilavorati in oro e sui gioielli proveniente dall’Italia), e con l’arrivo dei dazi americani al 15%, uniti alla crisi del settore moda, il distretto orafo di Arezzo ha ingranato la retromarcia. Dopo quattro anni brillanti, che hanno spinto le aziende a investire, assumere, migliorare i processi, oggi si naviga a vista e si moltiplicano i timori, sfociati nella richiesta di cassa integrazione da utilizzare al bisogno già avanzata da diverse aziende.
VicenzaOro ha deluso le aspettative (e gli ordini)
La fiera VicenzaOro, che si è chiusa il 9 settembre, non è servita a rasserenare gli animi. I compratori arrivati a Vicenza sono diminuiti rispetto a un anno fa, soprattutto quelli turchi e americani – spiega Giordana Giordini, presidente degli imprenditori orafi di Confindustria Toscana Sud – “anche se alcuni clienti importanti si sono visti”, soprattutto sudamericani.
La quotazione-record dell’oro mette in difficoltà le aziende
Nel complesso gli ordini effettuati sono stimati tra -30% e -50% rispetto a un anno fa. E, anche quando l’ordine è stato fatto, resta sempre la variabile del prezzo dell’oro – che ha ormai sfondato la soglia psicologica dei 100 euro al grammo – che rende tutto incerto. “La stabilità aiuterebbe a fare programmazione, mentre le continue oscillazioni, e la previsione dei centri studi che la quotazione possa arrivare a 120 euro al grammo entro la primavera 2026, non ci fanno lavorare bene”.
Il ‘conto lavorazione’ si allarga agli Usa
Sul fronte dazi americani, saliti al 15%, l’Italia è in qualche modo “privilegiata” rispetto alla Turchia, che li ha al 20%, ma soprattutto potrebbe beneficiare di una interpretazione delle nuove regole che, da pochi giorni, sembra essere stata avallata: se i gruppi americani inviano l’oro da lavorare in Italia, si applicherà il “vecchio” dazio del 5,5% sull’oro inviato, e il “nuovo” dazio del 15% solo sulla manifattura. Si tratta del collaudato sistema del “conto lavorazione”, che fino a oggi era utilizzato soprattutto dagli operataori di Dubai e che ora si potrà estendere anche ai grandi gruppi statunitensi, che si stanno organizzando – spiega Giordini – proprio per inviare l’oro da lavorare in Italia. “Questa soluzione potrebbe essere positiva”, afferma l’imprenditrice.
Nel primo semestre 2025 export -27%
Intanto nei primi sei mesi dell’anno le esportazioni toscane di gioielleria e oreficeria sono scese del 27% appena sotto i tre miliardi di euro (2 miliardi 988 milioni). Gli otto miliardi di export dell’intero 2024, ‘drogati’ dagli acquisti turchi di semilavorati, sono già un ricordo.
Silvia Pieraccini