Il presidente del consorzio del Chianti Classico, Giovanni Manetti
“E’ tutto sotto controllo, la denominazione sta bene ed è solida”. Giovanni Manetti, presidente del consorzio del vino Chianti Classico, una delle grandi Docg della Toscana (200mila ettolitri di produzione 2023, – 20% sull’anno precedente, e 486 aziende di cui 345 imbottigliatrici), festeggia i 100 anni di vita dell’organismo di tutela dei produttori alla Stazione Leopolda di Firenze allontanando qualunque segnale di crisi. Se i vini rossi toscani soffrono – come dicono gli studi presentati da Ismea e Osservatorio del vino Uiv – anche del cambiamento di gusti dei consumatori, che sembrano preferire le bollicine e i vini più semplici e meno strutturati, Manetti dà un’interpretazione diversa: “Il Chianti Classico ha avuto una flessione delle vendite del 10% nel 2023, ma questa è dovuta essenzialmente alla riduzione fisiologica delle scorte: tenere vino in magazzino oggi costa di più per l’aumento dei tassi, e gli importatori si regolano di conseguenza. Ma la riprova che la flessione di vendite è un fenomeno congiunturale è data dal fatto che l’uscita dei vini dal magazzino sta andando bene, è sugli stessi livelli del passato”.
Nel 2023 il prezzo medio del Chianti Classico è aumentato del 7%
Nessun problema strutturale, dunque, secondo Manetti, e soprattutto nessun allarme cui dover porre rimedio. “Nel 2023 il prezzo medio del Chianti Classico è aumentato del 7%, e negli ultimi due anni è salito del 13%, migliorando anche la remunerazione dei viticoltori perché l’aumento c’è stato anche per il prodotto sfuso. Sono valori superiori all’inflazione, che ci fanno stare tranquilli e confermano il fatto che solo con grandi vini si riesce a intercettare i gusti dei consumatori”.
Il 67% delle vendite è concentrato su tre mercati
Anche la concentrazione dei due terzi delle vendite su tre soli mercati – Stati Uniti al 35%, Italia 22% (era il 19% nel 2022, è stato l’unico mercato in crescita) e Canada al 10%, non preoccupa: “Il Chianti Classico è presente in 160 Paesi – spiega Manetti in mezzo alle bottiglie delle 211 aziende della denominazione che presentano le ultime annate in commercio alla Stazione Leopolda in occasione della ‘Chianti Classico Collection’ – e grazie alla Gran Selezione, che negli ultimi dieci anni ha contribuito a valorizzare la denominazione, e alle Uga che appaiono sulle etichette da ora in commercio per distinguere le 11 zone di produzione, è sempre più legato al territorio”.
Silvia Pieraccini