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Cambia la strategia del consorzio del vino Chianti, il più grande della regione con circa 800mila ettolitri prodotti, che ora imbocca una nuova strada per provare a risollevarsi dalle difficoltà degli ultimi anni, segnati da prezzi e vendite in sofferenza. La nuova strategia punta sul Rosé, tipologia che si è deciso di inserire nel disciplinare di produzione accanto al rosso, e abbandona invece l’introduzione della tipologia ‘Gran Selezione’, all’origine del durissimo scontro avviato nel 2019 col consorzio del Chianti Classico, che l’ha inventata per segmentare l’offerta andando verso l’alto della piramide (con un vino prodotto da singole vigne o da una selezioni delle uve di proprietà aziendale, invecchiamento minimo 30 mesi di cui tre di affinamento in bottiglia).
Il Chianti rinuncia alla “Gran Selezione” (bocciata dalla Regione)
La nuova linea – condensata nell’istanza avanzata dal consorzio del Chianti nel luglio scorso – ha trovato nei giorni scorsi l’avallo della Regione, che fin dal 2022 si era già espressa per il ‘no’ alla ‘Gran Selezione’. Nella penultima seduta della legislatura regionale, la Giunta uscente ha approvato l’introduzione della tipologia “Chianti Rosé” – anche in riferimento alle sottozone, con la relativa base ampelografica (caratterizzata da una percentuale minima del vitigno Sangiovese pari al 50% a cui potranno andare ad aggiungersi vitigni a bacca rossa e/o bianca autorizzati alla coltivazione nella regione Toscana) – insieme alle definizione di rese, titolo alcolometrico, data di immissione al consumo. La stessa Regione ha preso atto della richiesta di sospendere l’introduzione della ‘Gran Selezione’ dal disciplinare: il consorzio del Chianti rinuncia a quella che da più parti era considerata una battaglia senza speranza.
Canada e Spagna stanno aumentando i consumi di rosé
La scelta di introdurre il Rosé, prima denominazione a fare una mossa del genere in Toscana, va nella direzione del mercato, soprattutto quello internazionale. L’Osservatorio mondiale sul rosé 2025, nei giorni scorsi, ha certificato che il consumo mondiale di rosati è stato di 18,5 milioni di ettolitri nel 2023, pari al 10% del consumo globale di vino. Il consumo è concentrato in Francia, Germania e Stati Uniti, anche se questi Paesi stanno perdendo quote di mercato a favore dell’Europa centrale e orientale e dell’Oceania. Alcuni mercati come Italia, Canada e Spagna nel 2023 sono tornati a crescere, e potrebbero essere interessanti sbocchi per il Chianti Rosé, anche per dribblare i dazi applicati in Usa.
L’ultimo ‘sì’ al Chianti Rosé spetta al ministero
Tornando al Chianti, ora la richiesta di modifica del disciplinare di produzione, pubblicata sul Burt del 17 settembre scorso, sottoposta al giudizio della filiera vitivinicola regionale che si è espressa a favore, avallata dalla Regione (e depennata della ‘Gran Selezione’), sarà inviata al ministero dell’Agricoltura, che dovrà dire l’ultimo “sì” prima di poter mettere in commercio il vino.
Silvia Pieraccini