Unoaerre, la più antica e la più grande azienda del distretto orafo aretino, di proprietà della famiglia Squarcialupi, centra i target del piano industriale con due anni d’anticipo e, grazie al rafforzamento della filiera produttiva (con la recente acquisizione del 68% di Ercolani Romano Galvanotecnica), ipoteca una crescita ulteriore.
Il gran balzo trainato dall’export
Il bilancio 2021 si è chiuso – afferma un comunicato – con un giro d’affari di 245 milioni, in crescita del 58,2% sull’anno precedente e, soprattutto, del 38% rispetto al pre-Covid, cioè il 2019. Il traino, come sempre nel settore dell’oreficeria e gioielleria, è arrivato dall’export (+65%) spinto dagli Usa (+89%), export che nel caso di Unoaerre rappresenta quasi la metà del fatturato (45%). Il margine operativo lordo (ebitda) è salito a 13,4 milioni (+33% sul 2020).
Obiettivi del piano industriali centrati in anticipo
L’incremento di fatturato e di redditività ha riguardato tutti i settori e tutti i mercati, segnala l’azienda sottolineando “performance nettamente superiori a quelle del mercato”. “Gli ottimi risultati ottenuti in un anno non facile come il 2021 ci danno l’evidenza dello sforzo effettuato in ogni settore, grazie all’impegno di tutte le nostre risorse”, afferma Maria Cristina Squarcialupi, presidente di Unoaerre Industries spa. “I risultati ottenuti ci hanno permesso di raggiungere gli obiettivi previsti dal nostro piano industriale con due anni d’anticipo”, aggiunge Luca Benvenuti, amministratore delegato di Unoaerre
Industries, sottolineando la – fonda la capacità di gestire una filiera verticale completa, che si è rafforzata di recente con l’acquisizione del 68% della Ercolani Romano Galvanotecnica. “Questa acquisizione – aggiunge Benvenuti – è fondamentale per completare la nostra autonomia produttiva che va dal recupero del metallo prezioso, alla lavorazione e al finissaggio in galvanica”.
Anche il distretto aretino archivia un 2021 d’oro
Il distretto orafo aretino ha chiuso il 2021 con un export superiore a 2,6 miliardi, in crescita del 73,5% sul 2020 e del 23,5% sul 2019 (quando era stato 2,1 miliardi). Merito degli Emirati Arabi (+117,3% sul 2020) e degli Stati Uniti (+80,8%), ma anche della Turchia (+103,6%) e del recupero, seppur ancora parziale, di Hong Kong (+30%). Il risultato è legato all’aumento delle vendite e, in misura minore rispetto al passato, all’incremento del prezzo dell’oro. Arezzo nel 2021 ha fatto meglio degli altri distretti orafi italiani, in particolare di Vicenza (+57,1% l’export rispetto al 2020) e di Valenza (+24%), dando un impulso fondamentale all’export nazionale di settore che si è “fermato” a +60,3%, superando di un soffio gli otto miliardi. Ora le aziende stanno continuando a lavorare, anche se le incertezze sparse dalla guerra in Ucraina, dalle tensioni sui prezzi di logistica e energia, dalle difficoltà nel reperire alcune forniture e dall’oscillazione del prezzo dell’oro hanno in parte raffreddato l’entusiasmo.
Silvia Pieraccini