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Formazione

07 marzo 2022

Basta sfruttamento nella filiera moda: intesa fra Confindustria e sindacati

Confindustria Firenze, Cgil, Cisl e Uil, chiedono alla Regione Toscana più risorse per i controlli contro lo sfruttamento nella filiera moda.

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Un “avviso comune” sul contrasto allo sfruttamento nella filiera moda nell’area fiorentina. E’ il documento firmato da Confindustria Firenze sezione Moda, Filctem-Cgil, Femca-Cisl e Uiltec-Uil, che chiedono alla Regione Toscana un incremento di risorse da destinare al sistema di controlli, allargando il progetto “Lavoro sicuro” già avviato.

Secondo Confindustria e i sindacati, infatti, oltre alla lotta all’illegalità e al non rispetto delle regole, servono politiche di sostegno che favoriscano l’emersione del lavoro irregolare. Per questi chiedono alla Regione anche di farsi capofila a livello nazionale rispetto a Governo ed enti locali per un tavolo di confronto sul tema; di farsi portatrice della necessità di potenziare la dotazione degli enti ispettivi; di costruire forme di sinergia tra i controlli pubblici e i sistemi di tracciabilità delle aziende.

Gli impegni delle imprese

Nel rapporto coi fornitori, le imprese si impegnano a rafforzare ulteriormente la tracciabilità degli stessi e delle catene di fornitura, oltre al rispetto delle leggi e dell’applicazione dei Contratti nazionali. In questo modo gli operatori della filiera si vedranno garantita una remunerazione che consenta sostenibilità economica. Le aziende committenti, di fronte a violazioni riscontrate dai controlli pubblici in una singola azienda, si impegnano al ripristino della legalità e, ove questo sia impossibile, allo spostamento dei volumi produttivi in condizione di regolarità.

La forza lavoro vittima di sfruttamento nella filiera moda dovrà essere ricollocata attraverso percorsi di reinserimento pubblici. E per i firmatari dell’intesa, inoltre, «è indispensabile che la Regione e gli enti territoriali sostengano le vittime che denunciano». Motivo per cui questi dovranno agire «organizzando risposte ai bisogni più urgenti come domiciliazione, beni di prima necessità e continuità di reddito, in collaborazione con enti e Ong locali; prevedendo la formazione per il reinserimento lavorativo; attivando convenzioni con associazioni e sindacati per la tempestiva presa in carico dei lavoratori in termini di diritti e tutele individuali, dalle pratiche di attivazione degli ammortizzatori sociali alla richiesta di spettanze; verificando, con le Procure, la possibilità di usare lo strumento del permesso temporaneo per motivi di protezione sociale».

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