Una platea potenziale di circa 11mila persone, per un assegno di 500 euro mensili da erogare nell’arco di nove mesi, finanziato – come già annunciato – con 23 milioni di euro per il 2026: sono questi i numeri fondamentali del Reddito regionale di reinserimento lavorativo presentato oggi dal presidente della Regione Toscana Eugenio Giani e dall’assessore al lavoro Alberto Lenzi. Numeri ben lontani, per la sperimentazione della nuova misura, da quelli di una ipotetica riproposizione del reddito di cittadinanza, che in Toscana è stato percepito da oltre 70mila cittadini, con una quota massima di 780 euro mensili a persona, e un costo per lo Stato stimato in oltre 680 milioni di euro annui.
La misura sarà varata prossimamente dalla Giunta toscana, in via sperimentale, e partirà con gli avvisi all’inizio del 2026; i corsi di formazione e l’erogazione dell’assegno sono attesi per la primavera del 2026. I corsi saranno calibrati rispetto anche ai posti di lavoro più richiesti dal mercato come, a detta della Regione, il personale per il settore turistico. I beneficiari saranno lavoratori disoccupati residenti in Toscana con pregressa esperienza lavorativa e Isee inferiore a 15.000 euro, che non possono più percepire sussidi di disoccupazione (Naspi o Dis-coll) o che pur avendo versato contributi non hanno i requisiti per l’indennità di disoccupazione. Il Reddito regionale di reinserimento lavorativo non può essere cumulato e non si può sommare ad altre misure nazionali come l’assegno di inclusione.
L’assegno solo a chi partecipa al percorso con i Cpi
“Una misura di politica attiva e inclusione sociale che sostiene il reddito dei lavoratori disoccupati favorendo il passaggio da un posto di lavoro che non c’è più a una nuova e buona occupazione”, precisano Giani e Lenzi. Il Reddito regionale di reinserimento lavorativo prevede uno stretto meccanismo di condizionalità che subordina l’erogazione della misura all’impegno del beneficiario nella ricerca attiva di occupazione e alla partecipazione a percorsi di politica attiva concordati con i Centri per l’impiego e la sottoscrizione presso gli stessi del Patto di servizio personalizzato, ovvero l’accordo tra centri e beneficiario che definisce obiettivi e risultati attesi, sostegni e servizi necessari, impegni specifici e tempi di realizzazione.
Malgrado il nuovo strumento della Regione sia ben distante dal vecchio Reddito di cittadinanza, il M5s canta vittoria proprio evocando tale definizione: “Lo studio per rendere strutturale il Reddito di cittadinanza toscano sarà basato su dati Arti e Irpet”, esultano i consiglieri regionali Irene Galletti e Luca Rossi Romanelli, caldeggiando per il futuro “l’introduzione dei Progetti di Utilità Collettiva che erano già previsti nella legge del RdC nazionale”. (lt)