Anche se il governo sta lavorando alla riformulazione del decreto Aree Idonee varato dal ministero dell’Ambiente nel giugno 2024, e parzialmente annullato dal Tar del Lazio per aver affidato alla Regioni troppa discrezionalità nell’individuare le aree idonee alle rinnovabili, la maggioranza che guida la Regione Toscana non si ferma ad aspettare gli input del Mase, ma presenta integrazioni alla proposta di legge regionale sul tema, da tempo in gestazione, e sostanzialmente non cambia linea sul suo impianto.
L’avviso è diretto proprio a Roma, nel caso in cui le modifiche al decreto dovessero produrre un effetto troppo restrittivo – d’altro canto, proprio quella è la contestazione mossa dal Tribunale amministrativo – sui margini concessi alle Regioni: “La Toscana ha dimostrato che è possibile coniugare energia e paesaggio – ha affermato l’assessora all’Ambiente, Monia Monni -, ora il governo non vanifichi questo modello virtuoso con nuovi blocchi, ritardi o retromarce”. Specie in una situazione dove anche la Toscana è in ritardo, per quanto concerne la potenza installata.
Parola di nuovo ai Comuni, in attesa del Mase
Le integrazioni sono state presentate oggi dal Pd nella seduta congiunta delle commissioni sviluppo economico e rurale e territorio, ambiente, mobilità e infrastrutture. “E’ stata inserita la produzione geotermica – ha affermato il capogruppo Dem Vincenzo Ceccarelli – come valore ai fini del raggiungimento dell’obiettivo complessivo di energie rinnovabili. Come pure il concetto dell’autoconsumo, sia per le imprese che per i cittadini, come priorità per le nuove installazioni di fotovoltaico ed eolico. Ora il decreto nazionale dovrà essere modificato e noi vogliamo farci trovare pronti. Per questo bene hanno fatto le Commissioni, in seduta congiunta, a delineare un percorso della nostra regione”.
Non è finita qui: sul tema delle aree idonee per le rinnovabili nelle prossime settimane verrà dato vita a un gruppo tecnico Giunta-Consiglio, e poi il dossier tornerà nelle mani dell’assessora Monni che avvierà una nuova fase di consultazioni con i Comuni della Toscana, al fine di affinare ulteriormente il testo sulla base delle indicazioni che – entro la metà di luglio – dovrebbero essere arrivate dal Mase secondo quanto disposto dai giudici amministrativi, visto che l’appello al Consiglio di Stato non è la via che seguirà il governo.
“Bisogna vedere se a pasticcio si sommerà pasticcio, questo oggi non possiamo saperlo”, ha chiosato Monni, attirandosi strali da destra: “Solo battute propagandistiche”, accusa il consigliere regionale FdI e portavoce dell’opposizione Alessandro Capecchi, secondo cui “solo grazie al governo Meloni la Toscana, come le altre Regioni, può tentare di intervenire in materia in modo più incisivo. Infatti la normativa precedente, quando non governava Fratelli d’Italia, non concedeva margini d’intervento alle Regioni ed era incompleta”.
Due strade per gli impianti eolici (piccoli e grandi)
La proposta di legge toscana, secondo quanto sottolineato da Pd annunciando le nuove integrazioni, prevede una maggiore protezione delle aree agricole: solo per gli imprenditori agricoli professionali si prevede la possibilità di installare nelle aree pregiate (Doc, Docg, vino e Dop olio Evo, e classi 1 e 2) impianti di agrivoltaico purché non superiori ai 5 megawatt e che non occupino più del 20% della superficie produttiva nella loro disponibilità. I non agricoltori non potranno realizzare impianti nelle aree di pregio agricolo e anche nelle aree meno pregiate è prevista la presentazione di un programma di miglioramento agricolo; anche in questo caso le installazioni non potranno superare i cinque megawatt di potenza e il 20% di superficie disponibile.
Per quanto riguarda gli impianti eolici la proposta mira a separare quelli di potenza non superiore a 1 Mw e da realizzare con pale più piccole, per i quali viene riconosciuta la fattispecie delle aree idonee assolute, dagli impianti di grande eolico che andranno sempre in procedura ordinaria e per i quali si introduce la categoria delle aree non idonee, soprattutto quelle di pregio agricolo. I Comuni potranno individuare nelle proprie proposte di rideterminazione le aree idonee, che manterranno tale qualifica anche al raggiungimento della quota energetica provinciale/metropolitana che farà automaticamente decadere le aree idonee, consentendo le installazioni di nuovi impianti solo nelle aree idonee assolute.