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23 aprile 2025

Produzione di olio a gonfie vele in Toscana (in attesa dei dazi Usa)

Per Ismea il volume è raddoppiato nel giro di un anno, ma c’è apprensione: gli Stati Uniti assorbono il 42% dell’export.

Leonardo Testai
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E’ una fase favorevole per la produzione di olio extravergine d’oliva in Toscana, ma il rischio dei dazi Usa – per un mercato che da solo assorbe il 42% dell’export regionale di settore – intimorisce i produttori. Potrebbero incidere “purtroppo molto”, secondo Stefania Saccardi, vicepresidente della Regione Toscana con delega all’agroalimentare, “potrebbero certamente influire sul nostro export, non solo dell’olio”. E poco consola che un forte competitor dell’Italia come la Tunisia abbia avuto, in prima battuta e prima della sospensione decisa repentinamente dal presidente Trump, dazi al 28% contro il 20% imposto alla Ue.

Ismea vede rosa per il volume della produzione

Secondo i dati di Ismea illustrati a Firenze in occasione dell’evento della Selezione regionale oli evo Dop e Igp della Toscana, nel quale sono stati premiati 61 prodotti d’eccellenza, la produzione complessiva di olio d’oliva nel 2024 in Toscana è raddoppiata rispetto al 2023 con circa 20mila tonnellate (+101%, dato sorprendente e ben superiore alle aspettative), e una produzione Ig imbottigliata di 2.450.000 tonnellate (+9%). In regione ci sono 87mila ettari ad olivo di cui 27mila a biologico, con rese fra il 12% e il 13%, circa 37mila aziende impiegate, e oltre 400 frantoi attivi. Le province con la produzione maggiore sono Grosseto e Firenze: in quest’ultima tuttavia, secondo un recentissimo studio di Fondazione Cr Firenze per Confagricoltura, dal 1980 al 2020 è stato perso il 40% delle superfici destinate ad olivi.

“E’ chiaro che la produzione 2024 non viene tutta imbottigliata entro dicembre – ha precisato Tiziana Sarnari, analista di Ismea, per spiegare la diversità dei trend -, comunque i primi dati sono molto positivi, sono tutti dati ancora provvisori e bisogna aspettare la fine della campagna, ma più o meno i numeri sono questi. La Toscana non è la regione più produttiva d’Italia, lo sappiamo tutti, però a livello di Dop e Igp è sempre la seconda o la terza regione. Esporta molto, ha un mercato molto importante anche fuori dai confini nazionali, quindi è ancora una regione di riferimento per quanto riguarda gli oli Dop e Igp”.

Regione alla finestra sui dazi

In Toscana l’olio, ha sottolineato Saccardi, “è uno dei prodotti sui quali noi stiamo investendo di più in questa legislatura: abbiamo un sistema di frantoi fortemente rinnovato, perché l’olivicoltura si fa in campo, ma l’olio poi si fa nel frantoio. E’ un sistema che comunque si rivela ancora vitale: all’ultimo bando del Pnrr noi abbiamo avuto richieste per circa 20 milioni di euro, pur avendo solo 8 milioni e mezzo di risorse”. La vicepresidente della Regione sottolinea che per la competitività delle aziende agricole, comprese le olivicole, la Regione ha aperto anche il bando da 70 milioni ‘Investimenti produttivi agricoli per la competitività delle aziende agricole’ del Piano Strategico della Pac-Psp 2023-2027, volto ad accrescerne la redditività, migliorandone anche le performance climatiche e ambientali: un bando in scadenza il 16 maggio, volto a rafforzare la capacità produttiva del settore.

Sui dazi si cerca di mantenere equilibrio. “Con le politiche che sta facendo il presidente Trump – ha osservato Saccardi -, non c’è che da dire ‘stiamo a vedere’, perché non c’è una linea di stabilità, coerenza e razionalità, ma un giorno si mettono i dazi al 200%, poi al 20%, poi si sospendono, poi forse si parla del 10%. Tutto questo in generale non fa bene ai mercati, perché chi commercializza, chi investe, chi fa impresa avrebbe bisogno, prima di tutto, di stabilità e di sicurezza. Qui siamo nella instabilità più totale, quindi quello che noi stiamo cercando di fare è non abbassare mai l’asticella della qualità dei nostri prodotti”.

Riciclare la sansa in una super-pizza con la blockchain

Fra i tentativi di trovare nuovi sbocchi per la produzione regionale olivicola – per quanto verosimilmente di nicchia – il progetto PizzAgricola recentemente presentato a Firenze cerca di coniugare qualità, tecnologia e sostenibilità ambientale, utilizzando la sansa di oliva, scarto della produzione dell’olio evo, nell’impasto del prodotto: dopo un processo di micronizzazione la polpa dell’oliva diventa infatti fonte di polifenoli, composti con proprietà antiossidanti, antitumorali, antietà, antinfiammatorie, antibatteriche, antivirali.

Sostenuto dalla Regione attraverso i fondi del Programma di Sviluppo Rurale (Psr), coinvolge Università di Firenze, Associazione per l’Agricoltura Biodinamica, le aziende agricole Buonamici e Fattoria La Vialla, e la startup Bioadhoc, il progetto è volto a creare una filiera corta produttiva regionale biologica e biodinamica, tracciata e certificata con la tecnologia blockchain, per avere certezza sulla provenienza degli ingredienti utilizzati nella preparazione della pizza, su quali passaggi dal campo al piatto ci siano stati, ma anche su sostenibilità e proprietà nutraceutiche. “La blockchain consente alle aziende agricole – Gaia Citriniti, responsabile del progetto – di valorizzare il loro prodotto, e anche la qualità, l’etica con cui producono; ai ristoratori, di differenziarsi; al consumatore, di fare scelte più consapevoli”.

Anche il bio teme i dazi Usa

Anche le produzioni bio, comprese le nicchie come il biodinamico, guardano con una certa apprensione alle notizie da oltre Atlantico. “Le nostre aziende esportano oltre il 90% all’estero – osserva Carlo Triarico, presidente dell’Associazione per l’Agricoltura Biodinamica – ma quando c’è una crisi come quella che si è sviluppata da qualche anno e che penso sarà ancora maggiore in futuro, aumentare la vendita del mercato interno è una risorsa: nel biologico questo aspetto non è stato curato abbastanza”. Nel caso di PizzAgricola, secondo Triarico “una pizzeria che sceglie di comprare solo prodotti di altissima qualità permette anche ai nostri agricoltori di collocare un prodotto nel mercato interno: questo dà un po’ di respiro”.

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Leonardo Testai

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