A fronte di un apparente stallo nel processo di rilancio del polo siderurgico di Piombino, i sindacati passano alla mobilitazione: le assemblee con sciopero proclamate per venerdì 23, dalle 9 alle 10.30 in Liberty Magona e dalle 10.30 alle 12 in Jsw, sono un messaggio non solo alle aziende, ma anche alla politica, che secondo il Consiglio di fabbrica del polo siderurgico, le RSU delle principali aziende degli stabilimenti piombinesi, e le segreterie territoriali di Fim-Cisl, Fiom-Cgil, Uilm-Uil e Usb in questa fase non sta esercitando appieno il suo ruolo..
“E’ evidente l’assenza totale di una regia politica e industriale – accusano i sindacati – da parte del ministro Urso e del Governo. In particolare su Metinvest, che dovrebbe rappresentare il rilancio della siderurgia a Piombino, ad oggi tutto tace, ci risulta di una bozza che sta circolando, ma serve fissare una riunione con tutti i soggetti per definire il testo definitivo; Jsw, multinazionale assenteista, gestisce uno stabilimento in disfacimento e un treno di laminazione ormai obsoleto; Liberty Magona, in balia degli eventi, rischia il fallimento senza alcuna prospettiva industriale concreta”.
“Rischio concreto di fermo totale per Jsw”
La situazione forse più preoccupante a Piombino, nelle parole dei promotori dello sciopero, è quella dello stabilimento Jsw, che “vive da tempo una condizione di produttività intermittente e di bassa qualità, che ha causato una progressiva perdita di quote di mercato. A peggiorare ulteriormente il quadro è arrivata la notizia di un nuovo consiglio di amministrazione previsto per venerdì, che comporterà l’ennesimo cambio ai vertici, con il rischio che arrivo di un nuovo interlocutore coincida con chi ha contribuito a portare lo stabilimento nello stato attuale”.
Secondo i sindacati “da quattro mesi è stata inviata al Ministero competente una bozza di accordo di programma, ma non si registra alcuna risposta né da parte delle istituzioni né da parte della multinazionale indiana. Un silenzio che conferma il disinteresse e la superficialità con cui viene gestita una crisi che coinvolge centinaia di lavoratori. Anche nell’ipotesi di un via libera imminente all’accordo, mancherebbero comunque gli atti di variante urbanistica da parte del Comune, indispensabili per sbloccare gli investimenti legati al revamping del treno rotaie, l’unico in Italia in grado di produrre rotaie e oggi non più in grado di garantire gli standard di qualità richiesti dal mercato. Nel frattempo, anche le commesse da parte di Ferrovie dello Stato sono in contrazione, a ulteriore conferma del rischio concreto di un fermo totale”. (lt)