Rendering del sito produttivo Metinvest a Piombino.
Per il territorio piombinese è una delle operazioni industriali più ingenti degli ultimi trent’anni. Stiamo parlando del progetto Metinvest Adria, dichiarato, solo pochi giorni fa, investimento di preminente interesse strategico nazionale; e ora si attende la nomina del commissario straordinario. “Si tratta di un passaggio fondamentale” aveva commentato l’amministratore delegato di Metinvest Adria Luca Villa, “ora possiamo procedere con ancora maggiore determinazione verso la realizzazione di un’acciaieria di nuova generazione, sostenibile e tecnologicamente avanzata, che contribuirà al rilancio territoriale di Piombino”.
Oggi, l’amministratore delegato di Metinvest Adria Luca Villa spiega a T24 il progetto e il suo avanzamento e le ricadute che porterà alla imprese del territorio.
La firma sull’accordo di programma risale al luglio scorso; e contestualmente era stato anche definito l’accordo di sviluppo con il Mimit; e ora quali saranno i prossimi passi?
“Con la definizione dell’accordo di programma e dell’accordo di sviluppo, il progetto è entrato ora nella fase operativa. Abbiamo presentato il progetto Integrato sia al Ministero dell’Ambiente che in Regione e siamo in attesa che le due Conferenze dei Servizi si svolgano nei tempi previsti. Nel contempo stiamo finalizzando la raccolta dei finanziamenti necessari con il supporto di tre istituti di credito internazionali e un importante player nazionale. Intanto stiamo lavorando alla preparazione delle prime attività sul sito, come lo smantellamento e le bonifiche”.
Il vostro auspicio era arrivare a produrre i primi coils di acciaio nell’ultimo trimestre 2028, riuscirete?
“Sì, l’obiettivo rimane quello. Se il cronoprogramma procederà come previsto, contiamo di produrre i primi coils made in Piombino nell’ultimo trimestre del 2028. È una sfida complessa, ma siamo fiduciosi anche perché i principali passaggi tecnici e finanziari sono già stati avviati”.
Volete tornare a produrre acciaio in Toscana, a che mercati pensate?
“Il mercato italiano, al netto delle difficoltà che abbiamo visto con l’ex Ilva, registra un deficit strutturale di circa 6 milioni di tonnellate di coils all’anno. Il nostro impianto, con una capacità di 2,7 milioni di tonnellate, potrà coprire parte di questa domanda. A piano abbiamo circa il 30 per cento destinato all’export grazie all’accesso diretto alla banchina portuale ma puntiamo a servire in particolare il mercato nazionale e i piccoli operatori che richiedono flessibilità, lotti ridotti e consegne rapide”.
Riferendosi alla linea produttiva una volta lei l’ha definita come “la prima vera innovazione fatta negli ultimi 20 anni in Italia”, ci spieghi.
“L’impianto di Piombino sarà tecnologicamente all’avanguardia: un forno elettrico di ultima generazione e un laminatoio altamente flessibile, a basso impatto ambientale. Si tratta di un modello produttivo innovativo per l’Italia, orientato all’efficienza energetica, alla sostenibilità e alla personalizzazione della produzione, caratteristiche sempre più richieste dal mercato”.
Utilizzerete fornitori locali?
“Sì, dove possibile daremo priorità alle aziende del territorio, soprattutto per servizi, logistica e attività di manutenzione. Crediamo molto nel valore della filiera locale e nell’impatto positivo che il progetto può generare sull’economia di Piombino e della Toscana”.

Da dove arriverà la materia prima?
“Una parte delle materie prime, come la ghisa e in futuro il DRI, arriverà direttamente dall’Ucraina tramite Metinvest. Per quanto riguarda il rottame, abbiamo già siglato contratti pluriennali con operatori esteri in Canada, Regno Unito, Stati Uniti, Olanda, Repubblica Ceca, Polonia, Tunisia e Macedonia, per un totale di circa 2 milioni di tonnellate annue. Questo ci consente di non pesare sul mercato interno italiano. Perciò la preoccupazione di alcuni attori industriali, che ipotizzano un effetto negativo del progetto Adria sulla disponibilità nazionale di rottame e preridotto, risulta infondata”.
Ma la banchina sarà in condivisione con Jsw?
“L’utilizzo della banchina sarà regolato da accordi specifici con le autorità competenti ma visti i volumi di merci che intendiamo movimentare abbiamo bisogno di una banchina dedicata. La nostra intenzione è comunque di garantire un uso efficiente e coordinato delle infrastrutture portuali, nell’interesse dell’intero sito industriale”.
Parliamo di occupazione, si parlava di far partire le prime assunzioni dal primo semestre 2026. manterrete gli impegni? Di quante persone parliamo?
“Prevediamo di avviare le prime assunzioni tra il 2026 e il 2027. A regime, Metinvest Adria impiegherà circa 1.100 lavoratori diretti, a cui si aggiungeranno tra 1.500 e 2.000 occupati nell’indotto. Tutti gli ex dipendenti Lucchini saranno i benvenuti: insieme alla Regione Toscana stiamo lavorando a un piano di riqualificazione professionale dedicato”.
Per l’area è il più grande investimento degli ultimi 30 anni, avete stimato le ricadute economiche sul territorio?
“Con un investimento complessivo di circa 3 miliardi di euro, l’impatto sul territorio sarà significativo, sia in termini occupazionali sia per l’indotto economico e infrastrutturale che genererà. Ci aspettiamo benefici diretti per le imprese locali, per la logistica e per la formazione professionale“.
Vi preoccupa la burocrazia?
“Siamo consapevoli delle complessità amministrative, ma fino ad ora abbiamo trovato grande collaborazione da parte delle istituzioni, a tutti i livelli. Il progetto è stato recentemente riconosciuto come di interesse strategico nazionale, e questo ci permette di contare su procedure più rapide e coordinate anche grazie alla nomina di un Commissario. La nostra priorità è mantenere un dialogo costante e costruttivo con le autorità coinvolte”.

Teresa Mildri