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29 dicembre 2023

Mps ottiene la certificazione sulla parità di genere

Si allunga la lista di aziende toscane che hanno conquistato l’attestazione. Previsti incentivi e sgravi contributivi.

Silvia Pieraccini

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Immagine di Freepik

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Si aggiunge il Gruppo Montepaschi, con Banca Mps e Banca Widiba, all’elenco delle aziende toscane che hanno ottenuto la certificazione sulla parità di genere, pensata per ridurre le differenze (ancora forti) tra uomini e donne nel mondo del lavoro e valorizzare le diversità e l’inclusione nella gestione delle risorse umane: chi la ottiene garantisce le stesse opportunità di carriera, gli stessi stipendi, tutela la genitorialità e adotta politiche che favoriscono la conciliazione vita-lavoro.

Inclusione e equità nel piano industriale

“La certificazione ottenuta conferma l’impegno del Gruppo Montepaschi nel percorso di valorizzazione della pluralità, dell’inclusione e dell’equità – afferma un comunicato – elementi fondamentali di un modello di sviluppo sostenibile, al centro del piano industriale 2022-2026, nella consapevolezza che un’azienda più inclusiva favorisce la creazione di valore nel lungo periodo”.

Le aziende toscane già certificate

Tra le aziende toscane che hanno già ottenuto la certificazione figurano la Esanastri di Calcinaia (Pisa), che produce etichette adesive stampate, fresca vincitrice del Premio Innovazione Toscana 2023 nella sezione ‘Welfare e parità di genere’ insieme con Ineos Manufacturing Italia di Rosignano Solvay (Livorno), seconda classificata. Hanno già ottenuto la certificazione anche la Sesa (Ict e innovazione digitale per le aziende) di Empoli; il Bagno Alcione di Forte dei Marmi; i vini Ruffino di Pontassieve (Firenze), e poi il marchio di moda Gucci con le sue controllate (Gpa di Scandicci; Tiger Flex di Monsummano; Pelletteria Alessandra di Pelago; Marbella Pellami di Bientina; Luxury Goods outlet di Reggello e di Firenze; Gucci Logistica di Scandicci; Gucci Garden di Firenze; G.T. di Scandicci; Gjp di Terranuova Bracciolini; Garpe di Piancastagnaio); la Italpreziosi, azienda aretina di lingotti in oro di Ivana Ciabatti; il produttore di gioielli per i brand della moda Freschi & Vangelisti di Castel San Niccolò (Arezzo); la Sanser di San Miniato (Pisa), terzista di abbigliamento per i marchi del lusso; l’oleificio Fiorentini Firenze di Colle Val d’Elsa (Siena).

Incentivi e sgravi contributivi per chi si certifica

Il Piano nazionale di ripresa e resilienza prevede dieci milioni di euro come incentivo alle aziende per coprire le spese di certificazione e ha inserito la certificazione sulla parità di genere come requisito premiale nelle gare pubbliche. Anche la Regione Toscana ha inserito la certificazione come requisito premiale sui bandi europei (sia quelli Fse che quelli Fesr), sotto forma di punteggi maggiori o di incremento dei contributi, e ha destinato risorse europee a sostegno dell’occupazione femminile

Sgravi contributivi dell’1% per 36 mesi per chi si certifica

Per le aziende che ottengono la certificazione sulla parità di genere da enti accreditati sono previste anche agevolazioni contributive: uno sgravio dell’1% per 36 mesi sui costi contributivi di tutto il personale aziendale. L’Inps ha appena comunicato la riapertura dello sportello per le domande da parte di aziende che conseguono la certificazione entro il 2023, mentre chi si era già certificato nel 2022 e ha presentato domanda entro il 30 aprile 2023 non deve ripresentarla.  

Autore:

Silvia Pieraccini

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