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Impresa

23 maggio 2025

Moda, Keeling alla sfida della crescita (senza rincorrere le tendenze)

Il marchio sviluppato a Firenze punta a due milioni di fatturato 2025. L’export vale il 60% e guarda agli Emirati Arabi, sede della casa madre.

Silvia Pieraccini
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Comodità, varietà di colori e prezzo accessibile. Sono gli elementi su cui punta Keeling (dal nome delle incontaminate Isole Cocos Keeling, situate al centro dell’Oceania), piccolo marchio di casualwear con ambizioni internazionali guidato dal fiorentino Andrea Galluzzo e dallo svizzero Tommaso Conforti, che ora progetta la crescita grazie all’allargamento della gamma – al Pitti Uomo del prossimo giugno presenterà un’anteprima della collezione donna – così come dei mercati e dei canali di vendita (sta per debuttare l’ecommerce).

Stile made in Florence, produzione made in China

Keeling – che fa capo alla Hercules Holding attraverso Sealand International, fondata nel 2018 negli Emirati Arabi con l’obiettivo di sviluppare investimenti per aziende cinesi che vogliono espandersi in Medio Oriente – ha concentrato a Campi Bisenzio (Firenze), nella società Florens srl della famiglia Galluzzo, il design e lo sviluppo, ma anche la distribuzione e la logistica per l’Europa. La produzione è tutta made in China e utilizza un brevetto della casa madre, Clean Color Tech, che permette di risparmiare acqua e energia nella fase della tintura in capo.

La field jacket traina le vendite

“Il nostro progetto è produrre capi a bassa componente modaiola – spiega Conforti, chief technology officer di Keeling – vogliamo tener fede a uno stile comodo, senza logo, rivolto a una clientela che va da 25 a 70 anni”. Il capo-icona è la field jacket, la giacca con le tasche dalla chiusura a patta derivata dal mondo militare, che ha un design funzionale, è fatta di tessuti robusti ed ha un prezzo al pubblico di 139 euro. “La prova della nostra crescita sarà con la collezione della primavera-estate 2025”, aggiunge Conforti stimando di raggiungere a fine anno un fatturato di due milioni di euro, per il 40% realizzato in Italia e per il 60% in Europa, Usa e Canada. “Abbiamo 250 negozi nel mondo che vendono il nostro marchio – spiegano Conforti e Galluzzo – e ora l’obiettivo è entrare sul mercato degli Emirati Arabi. Il nostro business plan prevede di salire a cinque milioni di ricavi nel 2027”.

Autore:

Silvia Pieraccini

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