La produzione di miele in Toscana torna a crescere e, secondo le stime di Coldiretti Toscana, nel 2025 sarà superiore alle 2,2 mila tonnellate registrate lo scorso anno. Si tratta di uno dei risultati più alti degli ultimi dieci anni, dopo stagioni complicate per gli apicoltori.
Un’annata positiva per le api e la biodiversità
Le condizioni climatiche hanno favorito le fioriture primaverili, consentendo alle api di lavorare senza le interruzioni che negli anni passati avevano ridotto drasticamente i raccolti. La smielatura di quest’anno evidenzia un aumento delle principali varietà di miele:
- – l’acacia, quasi assente in passato, ha raggiunto una media di 11 kg per alveare;
- – millefiori e castagno si attestano attorno ai 12 kg;
- – la sulla segna un picco con 20 kg;
- – anche erica, tiglio ed edera mostrano risultati incoraggianti.
In Toscana operano circa 8 mila apicoltori, tra professionisti e hobbisti, confermando la centralità dell’apicoltura toscana nel panorama nazionale.
Minacce alla produzione di miele
Nonostante il buon andamento del 2025, permangono diversi fattori di rischio. I cambiamenti climatici e gli eventi estremi continuano a rendere instabili i raccolti. A questi si aggiunge la diffusione della vespa velutina, specie aliena proveniente dall’Asia già presente in alcune aree della regione, che rappresenta una grave minaccia per le colonie di api.
Il problema della concorrenza
La produzione nazionale di miele resta insufficiente a coprire il fabbisogno: attualmente copre circa il 50%. A colmare il divario contribuiscono le importazioni, spesso caratterizzate da prodotti di qualità inferiore o adulterati. Questa situazione mette in difficoltà i produttori italiani, già penalizzati dalle oscillazioni produttive dovute al clima.
La recente Direttiva Breakfast dell’Unione Europea introduce norme più stringenti in materia di etichettatura del miele. Le confezioni dovranno riportare con chiarezza il Paese di origine:
- – “Miele italiano” se interamente prodotto in Italia;
- – “miscela di mieli originari della Ue” con i Paesi specificati, se proviene da più Stati membri;
- – “miscela di mieli non originari della Ue” per quelli extraeuropei.
Secondo gli esperti, una maggiore trasparenza dovrebbe aiutare i consumatori a distinguere il miele toscano e quello nazionale dalle produzioni estere. (ap)