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23 dicembre 2025

Meno autonomi e più studi strutturati: la nuova mappa delle libere professioni in Toscana

Il rapporto dell’Osservatorio di Confprofessioni evidenzia un miglioramento dei redditi frenato dall’inflazione.

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Cresce il peso dei professionisti qualificati e degli studi strutturati, mentre si restringe il perimetro complessivo del lavoro indipendente e il miglioramento dei redditi risulta frenato dall’inflazione: è il quadro che emerge dalla settima edizione del ‘Rapporto sulle libere professioni in Toscana – Anno 2025’ elaborato dall’Osservatorio delle libere professioni di Confprofessioni. Secondo il Rapporto, le libere professioni rappresentano una componente cruciale del tessuto economico toscano, incidendo per circa il 20% sul Pil regionale e fungendo da leva per innovazione, internazionalizzazione e aggregazione delle imprese, in un contesto di forte transizione produttiva.

Una dinamica che si inserisce nel quadro di un Toscana che, dal 2014 al 2023, ha vissuto una crescita del Pil inferiore rispetto alla media del dato nazionale di 3,5 punti. “Questo dato la dice lunga sull’andamento della nostra regione – ammette Ivo Liserani, presidente di Confprofessioni Toscana -, ma anche sulla situazione dei professionisti che, vogliamo ricordarlo, in economie come quella italiana, popolate da micro e piccole imprese, sono il volano di crescita delle aziende, per non dire il razzo vettore per incrementare il valore della produzione e impiegare ancora più persone”.

Meno indipendenti, più professionisti e imprenditori

Tra 2014 e 2024 il lavoro indipendente in Toscana ha perso complessivamente 49.356 occupati (-11,6%), soprattutto tra lavoratori autonomi (-22,1%) e ‘altri indipendenti’ (-23,7%), mentre crescono gli imprenditori (+20.099 unità) e, in misura minore, i liberi professionisti (+4,6%). I professionisti rappresentano oggi il 5,4% della forza lavoro regionale e il 24,8% degli indipendenti, con 93.473 addetti (il 27,4% dei professionisti dell’intero Centro Italia), ma la loro incidenza sugli indipendenti è in lieve calo rispetto all’anno precedente, perché la ripresa 2023‑2024 ha interessato soprattutto altre forme di lavoro autonomo.

La struttura settoriale evidenzia una forte concentrazione dei rappresentanti delle libere professioni nelle Attività professionali, scientifiche e tecniche: in Toscana il 51% dei professionisti opera in questo ambito, con una prevalenza dell’area tecnica (quasi 18 mila addetti, pari al 19% del totale), mentre sanità e assistenza sociale assorbono un ulteriore 17% dei professionisti. Fra le altre specializzazioni, Commercio‑finanza‑immobiliare e servizi alle imprese/tempo libero pesano entrambi per il 16%, confermando un profilo fortemente orientato ai servizi avanzati.

Più studi con dipendenti, ma crescono meno le donne

La componente professionale tende a strutturarsi: la quota di liberi professionisti con dipendenti in Toscana passa dal 16,4% del 2014 al 20,9% del 2024, un aumento di 3,5 punti, superiore alla media italiana (+1,1 punti). Il settore resta però a prevalenza maschile: i professionisti uomini sono il 62,8% del totale regionale, con punte oltre il 70% tra imprenditori e autonomi, mentre le donne raggiungono il 37,2% e sono maggioritarie solo in sanità, assistenza sociale e in alcune attività scientifiche.

Nel lungo periodo (2014‑2024) le libere professioniste aumentano più degli uomini (+30,5% contro -6,4%), ma l’ultimo quinquennio mostra un’inversione: tra 2019 e 2024 il numero di professioniste cala del 16,3%, più del -6,6% registrato tra gli uomini, segno di una nuova difficoltà di accesso e permanenza femminile nel lavoro autonomo qualificato.

Redditi in crescita nominale, potere d’acquisto sotto pressione

Sul versante reddituale, i professionisti iscritti alle Casse private (Adepp) nel Centro Italia registrano nel 2023 un reddito medio nominale di 48.836 euro, in aumento del 31,8% rispetto al 2019, ma la crescita reale, depurata dall’inflazione, si ferma al 12,5%. I divari di genere restano marcati: nel Centro il reddito medio maschile (60.427 euro) è di oltre 28mila euro superiore a quello femminile (31.159 euro), con una dinamica reale comunque più favorevole per gli uomini.

Per i professionisti non ordinistici iscritti alla Gestione Separata Inps, la Toscana presenta nel 2023 un reddito medio nominale di 22.180 euro per gli iscritti con posizione prevalente, in crescita del 17,9% rispetto al 2019, ma con un incremento reale limitato allo 0,7% (18.933 euro a prezzi 2019, appena sopra i 18.807 dell’anno base). A livello provinciale i redditi reali oscillano fra 17mila e 20mila euro: valori più alti ad Arezzo (19.709 euro) e Siena (19.516), più bassi a Grosseto (17.144), Livorno (17.185) e Pistoia (17.697), con Firenze che registra una lieve perdita di potere d’acquisto (-2,3%).

Un comparto da sostenere nelle politiche regionali

“I professionisti hanno subito un depauperamento notevole del reddito, che a sua volta ha generato una disincentivazione forte nella scelta dei giovani laureati di divenire liberi professionisti, così come accaduto per le donne”, sostiene Liserani. “Se questo si affianca al fatto – prosegue – che la Toscana ha un tasso di fecondità di 1,12, più basso di quello italiano che è pari a 1,18, e al fatto che in Toscana, come in Italia, la quota di laureati è ben al di sotto (rispettivamente 32,2% e 31,6%) di quella della media europea 44,1%, si intende che nel medio periodo ci saranno ancora meno professionisti e in relazione a ciò le aziende riceveranno sempre meno spinte all’aggregazione, alla internazionalizzazione e alla digitalizzazione con poco uso dell’Ai, ma soprattutto poco uso dell’agenting Ai”.

Da qui la richiesta di politiche mirate su accesso dei giovani e delle donne, sostegno ai praticantati, promozione delle aggregazioni multidisciplinari e pieno coinvolgimento delle rappresentanze delle libere professioni nei tavoli di concertazione della Regione Toscana. “Ci auspichiamo adesso – spiega Liserani – innanzitutto l’inserimento dei professionisti, che sono una parte sociale fondamentale e che rappresenta il 20% del Pil regionale, all’interno della naturale sede di dialogo e accordo fra le parti sociali, cioè nella Commissione tripartita dove le parti sociali dei lavoratori, dei datori di lavoro e l’istituzione regionale si confrontano continuamente, nonché nel tavolo di concertazione generale e in tutti i tavoli economici di cui la Regione dispone”.

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