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26 settembre 2025

Le professioni chiedono di stare fra le parti sociali: memorandum per le elezioni in Toscana

Al primo punto delle richieste di Confprofessioni l’ingresso nella Commissione tripartita e nel Tavolo di concertazione.

Leonardo Testai
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Confprofessioni Toscana scende in campo con un proprio memorandum per i candidati alle elezioni regionali: “I professionisti vanno considerati un comparto a sé stante e con delle caratteristiche ben precise – ha affermato Ivo Liserani, presidente di Confprofessioni Toscana -, e questo dovrebbe essere inquadrato dalla politica che guida la regione: in realtà c’è una certa attenzione alle professioni, ma ancora non si è raggiunto quello che servirebbe veramente”. Fra i candidati a governatore in corsa alle elezioni, ha risposto all’invito di Confprofessioni Toscana per il confronto tenutosi a Firenze il candidato del centrodestra Alessandro Tomasi.

Liserani ha ricordato che “i professionisti in Toscana rappresentano il 21% del Pil. Questo vuol dire che sono una parte fondamentale, anche perché i professionisti non generano Pil solo per i servizi che fanno loro, ma a catena generano Pil perché aiutano altre imprese a crescere, dunque senza i professionisti non sparisce solo il 21% del Pil, ma sparisce anche la crescita di tante piccole imprese che sono il tessuto economico della Toscana”.

“Vogliamo sedere anche al Tavolo di concertazione”

Fra le richieste di Confprofessioni, partecipazione nella Commissione tripartita delle parti sociali e nel Tavolo di concertazione generale. In Toscana le parti sociali dei professionisti “sono escluse dalla Commissione tripartita (cioè quella dove risiedono tutte le parti sociali assieme alla Regione) – lamenta Confprofessioni – in quanto in questa stanno per regolamento di formazione quelle dell’industria, dell’artigianato, del commercio, dell’agricoltura e perfino del turismo, ma non quelle dei professionisti che impiegano un milione e mezzo di lavoratori in Italia”. Per cui “il primo punto è il riconoscimento dei datori di lavoro professionisti nella Commissione tripartita, ma anche nel Tavolo di concertazione generale; senza citare la Commissione soggetti professionali, che ha natura consultiva e propositiva per giunta e consiglio, ma è essa stessa parte di un Ente pubblico, dunque non può considerarsi rappresentativa dei datori di lavoro professionisti, né ha nessuna caratteristica per potervi parlare di dialogo sociale”.

Un aiuto per i giovani (e i piccoli studi)

Confprofessioni chiede anche il ripristino del contributo per il compimento del praticantato dei giovani professionisti, con concessione del contributo indipendentemente dall’assunzione al termine del periodo o meno; e il ripristino del contributo tirocini indipendentemente dall’assunzione al termine del periodo o meno, inserendo a tutela un massimo di cinque tirocini negativi nell’arco di cinque anni dopo i quali i contributi non vengono più erogati fino almeno all’assunzione di un tirocinante da cui riparte il ciclo.

La confederazione invoca anche la creazione di nuovi bandi a misura di studi professionali anche individuali: “E’ inutile avere bandi – sostiene – con investimenti minimi di 30 o 40mila euro. Un giovane laureato non ha quella capacità economica e tre di loro non si mettono assieme prima di sperimentare il lavoro da soli. Gli studi grandi nascono da studi piccoli. Se non nascono piccoli studi, non cresceranno mai grandi studi che danno lavoro a tanti dipendenti”. Confprofessioni chiede anche contributi per la nascita di studi plurisoggetto e multidisciplinari, e azioni coordinate per l’orientamento, oltre a un’azione per la sburocratizzazione delle professioni attraverso “un tavolo congiunto fra la Confederazione e la Regione ove, durante i procedimenti partecipativi necessari per la approvazione delle nuove norme, sia legislative che regolamentari, si esamini la norma con chi la dovrà applicare, sotto il punto di vista della sburocratizzazione e della programmazione del tipo e della qualità di verifiche da fare”.

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Leonardo Testai

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