Nella provincia di Massa Carrara quasi due aziende del marmo su tre (63%) sono microimprese, ma fra il 2019 e il 2022 hanno accusato cali di fatturato al contrario delle imprese più grandi e strutturate, e nel 2022 è stato il commercio il settore che ha fornito il maggior contributo al valore della produzione della filiera lapidea. Sono solo alcuni dei risultati del primo rapporto realizzato dall’Osservatorio del marmo, promosso da un accordo tra il Comune di Carrara, la Camera di Commercio della Toscana Nord-Ovest e il Consorzio Zona Industriale Apuana, siglato a febbraio 2024.
Nel 2022 il fatturato medio delle imprese del marmo a Massa Carrara, secondo i dati Infocamere-Anbi, ha segnato un +14% rispetto al 2019, con un giro d’affari di 3,2 milioni di euro per azienda. Il ritmo di crescita si è tuttavia mantenuto inferiore rispetto alla media provinciale. A trainare i numeri è stato soprattutto il commercio all’ingrosso (+18% tra il 2019 ed il 2022) e in secondo luogo la lavorazione (+13%), grazie alle esportazioni. Il comparto delle tecnologie e degli abrasivi ha registrato un +10% mentre i ricavi dell’estrazione si sono fermati a un +8%, penalizzati dal contingentamento delle attività di escavazione, protrattosi anche nel 2023.
I grandi performano meglio dei piccoli
La dimensione aziendale, secondo i ricercatori, rappresenta una variabile rilevante nelle dinamiche di crescita del giro d’affari: il fatturato delle medie e grandi imprese (con un valore della produzione superiore a 10 milioni) è cresciuto del 25% tra il 2019 e il 2022 contro il +10% delle piccole, mentre le microimprese (fino a 2 milioni di euro) hanno subito un calo del 7%. Nonostante l’impatto della pressione fiscale, che ha eroso il 30% del risultato ante imposte, il settore ha mantenuto margini di redditività elevati: nel 2022, il 9% dei ricavi si è tradotto in utile netto, contro il 5% medio provinciale.
In termini di Roi, nel 2022 un investimento di 100 euro nelle società lapidee ha generato un ritorno di 7,6 euro, superiore al dato medio provinciale di 5,9; nelle medio-grandi imprese il rendimento ha sfiorato il 14%, nella lavorazione quasi il 10%. Dopo il Covid, gli investimenti nella filiera lapidea sono aumentati del 52%, più della media provinciale (+34%); anche in questo caso il commercio (+78%) e la lavorazione (+56%) trascinano la crescita. Nel 2022 ogni impresa lapidea ha registrato immobilizzazioni strutturali per 1,7 milioni di euro, pari al 30% del proprio attivo, contro gli 800mila euro medi delle imprese della provincia.
Il costo del lavoro per unità prodotta nel 2022 è sceso al 40% rispetto al 2019, 17 punti sotto la media provinciale, segno di una elevata produttività del lavoro nelle imprese della filiera, “presumibilmente – affermano i ricercatori – per effetto di politiche di investimento tese ad un miglioramento dell’efficienza produttiva”. La patrimonializzazione delle imprese sale al 54% sul totale dell’attivo, 8 punti sopra la media provinciale; il loro cash flow è superiore di 6 punti alla media delle imprese apuane, e in particolare la lavorazione, l’estrazione e le medio-grandi imprese raggiungono picchi elevati nei flussi di cassa, in relazione ai propri ricavi di vendita.
Meno imprese e addetti del decennio scorso
Nel 2023 le vendite all’estero del marmo di Massa Carrara in blocchi e lastre hanno raggiunto 189 milioni di euro, in calo rispetto al picco di 200 milioni del 2022, ma in crescita del 23% rispetto al 2013. La Cina, con quasi 100 milioni di euro, rimane il principale mercato. Per il marmo lavorato, le vendite hanno totalizzato 373 milioni di euro nel 2023, in calo rispetto ai 415 milioni dell’anno precedente ma con una variazione positiva del 13% rispetto al 2013. Con 150 milioni di euro, gli Stati Uniti si confermano il principale mercato di sbocco.
A fine 2021, secondo i dati Istat, la filiera lapidea di Massa Carrara conta circa 1.000 unità locali, concentrate per quasi il 70% a Carrara (662 unità) e la maggior parte delle restanti a Massa (289 unità). Questa distribuzione territoriale è rimasta costante nel tempo, ma il tessuto imprenditoriale complessivo ha subito un calo: dal 2010 si sono perse 83 aziende (-8%), ma soprattutto 124 dal 2015 (-11%). La crescente terziarizzazione ha conferito alle imprese del commercio all’ingrosso di materiali lapidei un ruolo sempre più rilevante, come dimostrano le 560 unità del comparto. Gli addetti sono scesi, a fine 2021, a 4.051 unità, perdendo 415 unità rispetto al 2015 (-9,3%) e 674 nel raffronto con il 2010 (-14,3%). La fascia di età più numerosa è quella degli over 50 (48% del totale).
“Ora abbiamo strumenti di analisi approfonditi”
“L’Osservatorio del Marmo, frutto della collaborazione tra enti, costituisce un passo decisivo per dotarci di strumenti di analisi approfonditi sull’intera filiera, dalla escavazione alla lavorazione e commercializzazione dei materiali lapidei”, ha commentato Valter Tamburini, presidente della Camera di Commercio della Toscana Nord-Ovest. “Negli ultimi due anni – ha ricordato la sindaca di Carrara, Serena Arrighi – abbiamo già raggiunto risultati fondamentali per la regolamentazione di quello che è il principale settore economico cittadino. La sigla delle convenzioni, i regolamenti sulla tracciabilità, l’articolo 21 o ancora quello sulle gare che ci apprestiamo ad approvare sono tutti tasselli che combinati tra loro contribuiscono a fornire all’intero comparto regole chiare e certe, requisito fondamentale per garantire crescita e sviluppo”.
“Abbiamo voluto mettere a disposizione degli Enti Locali e dei processi di attuazione delle politiche pubbliche del settore del lapideo, le competenze che il Consorzio Zia ha accumulato negli anni”, ha dichiarato Norberto Petriccioli, amministratore unico del Consorzio Zona Industriale Apuana, sottolineando che il lapideo è “un settore strategico per lo sviluppo imprenditoriale ed occupazionale dell’intera economia apuana; un settore ‘storico’ del nostro territorio e sul quale, è, infatti, posta, da anni, una sostanziosa porzione del valore aggiunto generato a livello provinciale; un settore che, quindi, aveva bisogno, come previsto dagli strumenti regolamentari del Comune, di un approccio tecnico-scientifico finalizzato a misurare non solo l’andamento del mercato del lapideo in termini generali, ma, anche e soprattutto, gli impatti che lo stesso ha saputo generare sui singoli aspetti economici, di mercato ed occupazionali nel corso degli anni”. (lt)