C’è un nuovo allarme che serpeggia tra le montagne delle Alpi Apuane, questa volta sul lato versiliese. Arriva da Cosmave, il consorzio che riunisce 50 aziende della filiera lapidea e che in sostanza dice: se il nuovo Piano Integrato (Pip) del Parco regionale delle Alpi Apuane – predisposto dalla passata presidenza dell’Ente Parco, adottato dalla Giunta regionale e, dal 1 agosto 2023, all’esame della Commissione Ambiente del Consiglio regionale toscano in vista del voto in aula – dovesse assoggettare le aree contigue di cava (Acc), in cui sono concentrate le attività estrattive del comprensorio versiliese-garfagnino, alla stessa disciplina dell’area protetta, si decreterebbe di fatto la “morte” economica del territorio.
Il rischio è la chiusura delle attività estrattive e lo spopolamento della montagna
“Dobbiamo salvaguardare il lavoro sulla montagna, perché senza lavoro sarebbe miseria”, sostiene Cosmave in un comunicato diffuso dopo un convegno organizzato dal comune di Minucciano (Lucca), al quale hanno partecipato il presidente del Parco delle Apuane, Andrea Tagliasacchi, e il presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani. Le conseguenze di una eventuale estensione della disciplina dell’area protetta alle aree contigue di cava, secondo il consorzio, sarebbero pesanti: chiusura delle attività estrattive presenti; danni per per l’intera comunità della montagna versiliese-garfagnina; impoverimento e spopolamento dei territori; minore presidio e dunque minore appeal per escursionisti e turisti che vogliono visitare le montagne.
Cosmave garantisce il rispetto di ambiente e paesaggio
“Le attività estrattive presenti nelle aree contigue di cava sono già soggette a una specifica disciplina ambientale e paesaggistica assai stringente, visto che non si applica alle altre attività estrattive toscane, neppure a quelle del comprensorio carrarino”, afferma Cosmave garantendo che “le attività presenti nel comprensorio versiliese-garfagnino sono tutte improntate al massimo rispetto delle esigenze ambientali e paesaggistiche” e che tra di esse “vi sono esempi di eccellenza, come le due cooperative storiche di Levigliani e di Vagli.
“Il Pip non rispetta il Pit”
“E’ per questi motivi – afferma il consorzio – che riteniamo indispensabile che il nuovo Pip tenga conto dell’importanza delle attività estrattive, svolte in loco da secoli, e si conformi pienamente al Pit-Piano paesaggistico regionale, che disciplina le attività estrattive delle Alpi Apuane anche attraverso lo strumento dei Piani attuativi di bacino”. Oggi, secondo le aziende, i due piani sono in contrasto. Da qui la richiesta: “La politica deve compiere un definitivo atto di coraggio e rimandare il Pip all’Ente Parco per la sua rielaborazione nel rispetto della normativa vigente”.
Silvia Pieraccini