Il sistema energetico della Toscana, così come quello dell’Italia, è affetto da una “debolezza strutturale”. A sottolinearlo, dati alla mano, è l’Irpet (Istituto regionale per la programmazione economica) nel Rapporto 2022 sull’economia regionale appena presentato.
La debolezza strutturale è legata innanzitutto dalla dipendenza dalle fonti fossili – petrolio, gas e carbone – che oggi coprono l’85% della domanda finale di energia avanzata da imprese e famiglie toscane. Tra queste fonti, la più utilizzata è il gas che contribuisce – direttamente o attraverso la generazione di energia elettrica – a soddisfare quasi metà (il 47%) del fabbisogno regionale. Le fonti rinnovabili – solare, idrico, eolico e, soprattutto, la geotermia di cui è ricca la Toscana – coprono solo il 15% della domanda energetica.
La chimera dell’autosufficienza energetica
Cerchiamo dunque di chiarire alcuni punti su cui, nelle ultime settimane, la comunicazione politica ha generato confusione, evocando concetti come “autosufficienza energetica”, “federalismo energetico” e “indipendenza energetica” che, alla luce dei numeri, assomigliano a una chimera.
Il primo punto è che la Toscana è fortemente dipendente dalle fonti fossili (e lo sarà a lungo). Il secondo punto è che le fonti fossili devono essere importate, perché non disponiamo di gas, petrolio e carbone.
Immaginando un’economia chiusa (senza import né export di energia primaria o trasformata), Irpet ha provato a calcolare l’autosufficienza energetica della Toscana, cioè la percentuale di domanda finale che può essere soddisfatta dalla sole risorse disponibili sul territorio. E il risultato è questo: “Solo il 25% del fabbisogno energetico regionale – scrivono i ricercatori – potrebbe trovare soddisfazione dalle risorse primarie disponibili all’interno del territorio toscano”. Raggiungere l’autosufficienza energetica appare dunque un’impresa titanica.
La spinta possibile alle energie rinnovabili
Questo 25% (in linea col dato italiano, mentre la Francia è al 39% e la Germania al 46% di autosufficienza energetica) potrebbe essere aumentato sfruttando più e meglio le energie rinnovabili, “che nel medio periodo renderebbero la regione assai meno dipendente dall’estero di quanto non lo sia oggi”, afferma l’istituto di ricerca.
Se dall’autosufficienza energetica si passa a valutare la sola autosufficienza elettrica, il discorso cambia di poco (come si legge qui). Secondo quanto indicato da Irpet, il 68% dell’energia elettrica prodotta sul territorio toscano deriva da gas e petrolio, il 20% dalla geotermia (il dato differisce da quello di Terna che è al netto delle perdite del processo di generazione) e il restante 12% da biomasse, idrico, eolico e solare. La conclusione è che si può fare meglio: “La Toscana ha importanti margini di crescita nello sviluppo delle fonti rinnovabili, fino a oggi frenate nel loro sfruttamento da una legislazione sui vincoli paesaggistici forse troppo rigida”, ribadiscono i ricercatori. Contro vincoli e ostacoli stanno combattendo gli industriali: “Siamo disposti a sostenere la ricerca sulle energie rinnovabili – ha detto il presidente di Confindustria Toscana, Maurizio Bigazzi – a patto che siano azzerati burocrazia e ‘no’. Noi vogliamo essere il Paese del ‘sì'”.
La transizione energetica è dunque possibile, l’autosufficienza energetica per adesso resta nel libro dei sogni.
Silvia Pieraccini