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18 marzo 2025

“La sanità regionale? Non è un costo, fa crescere l’economia”

Uno studio dell’Irpet ribalta la convinzione diffusa: spendendo otto miliardi all’anno, si generano più di sette miliardi di valore aggiunto.

Silvia Pieraccini
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La spesa sanitaria non è solo un costo, ma anche un motore di crescita economica. Lo sottolinea l’analisi sul ‘Valore economico e sociale del Servizio sanitario toscano’ appena pubblicata dall’Irpet, l’istituto regionale per la programmazione economica della Toscana, che “pesa” appunto i benefici economici e occupazionali attivati dal servizio sanitario regionale.

La sanità pubblica ha lo stesso numero di occupati della moda

La spesa sanitaria, che in Toscana vale più di otto miliardi di euro, genera un valore aggiunto superiore ai sette miliardi di euro (una parte è disperso fuori dai confini regionali), distribuito sotto forma di salari, rendita e profitti, e occupa più di 100mila lavoratori a tempo pieno. In pratica la sanità impiega lo stesso numero di persone dell’industria della moda, che in Toscana è uno dei settori trainanti formato da circa 16mila aziende della concia, pelletteria, scarpe, accessori, tessile, filati, maglieria, abbigliamento. Oltre ad essere uno dei principali datori di lavoro nella regione, la sanità pubblica impiega un’occupazione più istruita, a più elevata retribuzione e con forte presenza di donne, tanto che – afferma la ricerca – “rappresenta un importante sbocco lavorativo per il genere femminile” (il 73% degli occupati è donna).

Il costo per finanziare la sanità regionale è compensato

Ma, oltre agli effetti diretti, la spesa sanitaria “avvia un processo di attivazione economica che coinvolge una rete di imprese, collocate in vari settori, preposta a fornire le materie prime e gli input necessari per i servizi sanitari. Le imprese direttamente collegate al sistema sanitario, a loro volta, generano nuovi bisogni, che stimolano ulteriori attività in altre aziende, solo indirettamente legate al servizio sanitario. Questo effetto a catena si estende a vasta parte del sistema produttivo, innescando una produzione aggiuntiva che genera valore economico e nuovi posti di lavoro”. La conclusione dell’Irpet è netta: “La spesa sanitaria toscana contribuisce alla crescita economica e all’occupazione regionale in una misura tale da compensare il costo e l’esborso necessario a finanziare l’offerta di servizi e prestazioni”.

Ecco i settori che beneficiano della spesa sanitaria

I settori che traggono benefici diretti e indiretti dalla spesa sanitaria pubblica sono tanti, e coinvolgono sia la manifattura che i servizi, in particolare i servizi sanitari (qui si genera un valore aggiunto di oltre 4 miliardi di euro) seguiti dal commercio (gli acquisti fatti dalla pubblica amministrazione, che generano un valore aggiunto di 490 milioni), assistenza sociale, ristorazione, trasporti, magazzinaggio. La spesa sanitaria pubblica stimola anche l’attività di ricerca e sviluppo, con un valore aggiunto di circa 80 milioni di euro, di cui 17 destinati alle retribuzioni dei ricercatori.

Software, farmaci, tessile, carta

La spesa sanitaria gioca un ruolo importante anche per la manifattura, dalla produzione di software (beneficia di quasi 30 milioni di valore aggiunto) all’industria farmaceutica regionale (stesso beneficio, circa 30 milioni di euro, nonostante gran parte della spesa in farmaci avvantaggi imprese di fuori regione), fino al tessile, prodotti in metallo e produzione cartaria.

Il personale della sanità pubblica è il più numeroso d’Italia

Infine sul fronte del personale, la Toscana è la regione a statuto ordinario con la maggiore dotazione di personale del servizio sanitario nazionale (più di 55mila addetti) in rapporto alla popolazione: 15,1 dipendenti ogni 1.000 abitanti (la media italiana è 11,6), seguita dall’Emilia-Romagna e dall’Umbria. Naturalmente i numeri riflettono le caratteristiche dei sistemi sanitari regionali e il peso del settore pubblico sul totale.

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Silvia Pieraccini

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