Lo stabilimento Celine di Radda in Chianti (Siena)
L’economia toscana è in una fase di ripresa, seppur complicata dai rincari dell’energia e delle materie prime, ma questa ripresa non riguarda tutti i settori né tutte le aziende, come conferma il Monitor sull’export dei distretti nei primi nove mesi del 2021 diffuso da Intesa Sanpaolo il 10 febbraio.
I distretti recuperano (ma non quelli della moda)
Alcuni distretti hanno già recuperato i livelli di esportazioni che avevano nel 2019, prima della pandemia, come l’agroalimentare che è trainato da vino e vivaismo; i mezzi di trasporto spinti dagli yacht di Viareggio e dai camper della Valdelsa; la meccanica. Sono ancora sotto i livelli di export pre-Covid, invece, i distretti strategici dell’economia toscana, cioè quelli della moda, che pure hanno segnato un rimbalzo significato dopo la batosta del 2020: dalla concia di Santa Croce sull’Arno (-18,6% l’export dei primi nove mesi 2021 rispetto allo stesso periodo 2019) alla pelletteria di Firenze (-4%) fino alle scarpe di Lucca (-37,3%) e Lamporecchio (-48,3%); dal tessile-abbigliamento di Prato (-9,6%) a quello di Arezzo (-19,9%) fino all’abbigliamento di Empoli (-1,2%) e alla pelletteria sempre di Arezzo (-37,8%). All’appello, per tornare ai livelli pre-Covid, alla moda toscana sono mancati nei primi nove mesi 2021 quasi 500 milioni di export. Si salva l’oreficeria di Arezzo (+17,3% sul pre-Covid), ma qui i dati vanno letti con cautela a causa dell’oscillazione dei prezzi della materia prima.
I settori non-distrettuali fanno ancora meglio
Nel complesso i distretti toscani, così come rilevati da Intesa Sanpaolo, nei primi nove mesi 2021 hanno esportato un valore di 15,3 miliardi di euro (+32% sul 2020 e +0,7% sul 2019). L’intera Toscana (dati Istat) nello stesso periodo ha toccato 35,3 miliardi, facendo ancora meglio sul pre-Covid (+22,4% rispetto al 2020 e +9,7% rispetto al 2019). Anche escludendo dall’export, come fa l’Irpet (Istituto regionale per la programmazione economica della Toscana), le voci ‘metalli preziosi’ (cioè i lingotti prodotti ad Arezzo) e ‘raffinazione di prodotti petroliferi’, che hanno grandi numeri ma scarso valore aggiunto, i risultati restano +29,5% (rispetto al 2020) e +6,9% (rispetto al 2019).
Il Pil cresce del 6%
L’export sta dunque spingendo il recupero della Toscana, anche se resta la sofferenza dell’industria della moda. E’ questo settore che ha fatto cadere il Pil toscano più della media italiana nel 2020 segnato dalla pandemia, ed è sempre la manifattura della moda che sta frenando il recupero in questo 2021 comunque costellato di segni “più”, come ha certificato la sede fiorentina di Banca d’Italia nell’ultimo report di aggiornamento congiunturale. “Con l’avanzare della campagna vaccinale e l’allentamento delle restrizioni l’attività economica toscana è risultata in ripresa nei primi nove mesi del 2021 – scrivono i ricercatori guidati da Silvia Del Prete – sebbene nel complesso non siano ancora recuperati i livelli pre-pandemia”. Il Pil toscano è cresciuto di oltre il 6% nel primo semestre, secondo l’indicatore dell’economia regionale sviluppato da Bankitalia, ma con “una variazione inferiore a quella stimata per l’intero Paese”. Il gap è di circa un punto percentuale.
Le incognite sono costi energetici, materie prime, turismo
Ora le incognite sono legate alle tensioni sui prezzi (e sulla disponibilità) di materie prime, energia e logistica che stanno già spingendo l’inflazione. Le previsioni delle aziende toscane più grandi (sopra i 20 dipendenti), intervistate da Bankitalia a fine settembre-inizio ottobre, indicano aumenti di fatturato e investimenti nel 2022, ma molto dipenderà appunto dal peso e dalla durata degli ostacoli esogeni.
“Il rimbalzo della Toscana per adesso è inferiore a quello che ci saremmo aspettati dopo una caduta così forte come quella del 2020 – spiega Del Prete – ora per accelerare servono gli investimenti e in questo senso le risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza rappresentano una grossa occasione, sia come volàno diretto per gli investimenti pubblici, sia come stimolo per gli investimenti privati”. L’altro fattore considerato decisivo è l’evoluzione dello scenario sanitario che ha effetti diretti sul turismo e soprattutto su quello internazionale che qui è (era) prevalente: gli americani si stanno riaffacciando adesso, gli orientali ancora non ci sono. Nei primi otto mesi 2021 la Toscana ha segnato -44% di presenze turistiche rispetto al 2019 pre-Covid: un risultato che significa 5 miliardi di spesa turistica cancellati.
Silvia Pieraccini