Ora è sicuro: la gestione del servizio idrico nell’area Firenze, Prato, Pistoia non sarà più in mano a una società mista, com’è oggi Publiacqua (60% dei Comuni toscani e 40% controllato dalla romana Acea), ma sarà operato da una società al 100% pubblica. Il cambio di rotta – certificato all’unanimità il 9 dicembre dall’assemblea dell’Autorità Idrica Toscana (Ait), che ha fatto propri gli indirizzi proposti nelle settimane scorse dalla conferenza territoriale numero 3 – avverrà tra un anno, per permettere l’organizzazione del nuovo affidamento “in-house”. Per questo la concessione a Publiacqua, già prorogata a fine 2025, è stata prorogata a fine 2026. Se ci sarannno, e quali saranno, i vantaggi per i cittadini derivanti dal cambio di gestione sarà spiegato nell’analisi comparativa che l’Ait dovrà fare entro il 31 marzo prossimo.
L’analisi comparativa tra modelli di gestione
Con questo report l’Autorità dovrà dimostrare che l’affidamento diretto ai Comuni del servizio idrico integrato è più efficiente, più efficace e più economico dell’attuale sistema di gestione misto pubblico-privato. In sostanza si dovranno “certificare” i vantaggi dell’in-house. Intanto quel che è certo è la sospensione della gara per la scelta del partner privato al 30%, che Ait aveva avviato da tempo (aveva già elaborato un documento di 1.000 pagine).
Il M5S canta vittoria
All’assemblea Ait erano presenti i sindaci toscani (o loro delegati) dei 50 Comuni membri e anche l’assessore regionale all’ambiente David Barontini, M5S (in qualità di invitato permanente) che “ha espresso apprezzamento per l’orientamento adottato”, afferma un comunicato Ait: del resto il Movimento 5 Stelle si è sempre battuto per l’acqua a gestione pubblica, inserita anche nel patto di coalizione firmato dal presidente regionale Eugenio Giani con la vicepresidente del M5S, Paola Taverna, poco prima delle elezioni regionali. “La scelta condivisa di procedere verso un modello di gestione in house del servizio idrico rappresenta un passaggio storico per la nostra regione – sostiene Barontini – e conferma la volontà, espressa chiaramente dai cittadini già nel 2011, di riconoscere l’acqua come un bene comune sottratto alle logiche del profitto”.
I nodi da sciogliere
Adesso si apre una fase delicata, in cui si dovrà decidere se mettere in liquidazione Publiacqua e dar vita a una newco, o se riconvertirla al 100% pubblica; chi risarcirà Acea degli investimenti non ammortizzati da Publiacqua, che fa capo alla multiutility Alia-Plures, per una cifra pari a circa 150 milioni di euro; come gestire il probabile ricorso di Acea contro l’estromissione da Publiacqua. Come sarà la convivenza in questo ultimo anno?
Silvia Pieraccini