Non un quadro a tinte fosche, anzi con potenzialità interessanti per l’industria, e i distretti che corrono, ma con una nota di incertezza, una propensione a investire che cala, e una certa preoccupazione per l’impatto dell’inflazione sulle famiglie: è questo il quadro dell’economia toscana tracciato da Intesa Sanpaolo, in occasione della presentazione del Monitor dei distretti toscani (primo semestre 2022) e di un’inedita analisi sulle prospettive dei distretti stessi nell’attuale scenario. Dove il Pil della Toscana, a fine anno, dovrebbe vedere una crescita intorno al 3%, in un contesto di inflazione galoppante a livelli da anni ’80.
Salta subito agli occhi un dato: il saldo dei giudizi sulle condizioni per investire, a settembre 2022, è crollato ai livelli di marzo 2020, il primo lockdown pandemico. “Siamo di fronte a un periodo in cui gli investimenti potranno subire una pausa di riflessione – ha affermato Tito Nocentini, direttore regionale Toscana e Umbria di Intesa Sanpaolo – in attesa che lo scenario diventi più facilmente intellegibile”.
“Allarme chiusure? Ancora non ci sono segnali”
E non ci sono ancora segnali di un collasso delle imprese manifatturiere dovuto al caro-energia: a dispetto della corsa dei costi di gas ed elettricità, e degli allarmi lanciati – l’ultimo, da Confindustria Toscana – la qualità del credito alle imprese registrata dalla banca è ancora buona. “Con il presidente Bigazzi ci confrontiamo, e possiamo avere visioni diverse, ma il confronto ci porta su azioni comuni per stare a fianco delle imprese”, sostiene Nocentini. “Con il pessimismo rischiamo di generare aspettative negative nel sistema, per cui le imprese frenano gli investimenti più del dovuto, e si ferma tutto”, sottolinea Giovanni Foresti, coautore dello studio presentato.
Al momento, per Intesa Sanpaolo, l’elemento di maggiore preoccupazione sembra l’impatto dell’inflazione sulle famiglie, soprattutto quelle con minor reddito disponibile. Per questo motivo, spiega Nocentini, “a fianco delle misure di sostegno alle imprese, il gruppo ha deciso di lanciare anche un piano di sostegno per le famiglie, soprattutto quelle con redditi più bassi, proprio per cercare di accompagnarle in questo momento di difficoltà e a non ridurre il loro profilo di consumo, perché pensiamo che sia un elemento fondamentale anche di sostegno alla domanda interna e quindi al sistema economico nel suo complesso”.
I distretti corrono: +19% di export a metà 2022
Secondo il Monitor di Intesa Sanpaolo, nel primo semestre del 2022 le esportazioni distrettuali toscane si sono attestate a 12,1 miliardi di euro, il valore massimo dal 2008 grazie a una crescita del 19% rispetto al primo semestre 2021, meglio della media distrettuale italiana (18%). Le variazioni ottenute dai distretti toscani, secondo i ricercatori, risultano superiori alla crescita dei prezzi alla produzione esteri del manifatturiero.
Con oltre il 70% delle esportazioni distrettuali il Sistema moda – meno colpito di altri dal cataclisma delle bollette energetiche – si conferma come la specializzazione più rilevante con 1,5 miliardi di euro di crescita dell’export nel primo semestre: i principali distretti sono la Pelletteria e calzature di Firenze (3,5 miliardi di euro, +16,6%), l’Oreficeria di Arezzo (+29,5%), l’Abbigliamento di Empoli (+14,7%) e il Tessile e abbigliamento di Prato (+36,7%).
La Toscana vanta 3 distretti tra i primi 20 in Italia per performance di crescita e redditività negli ultimi anni – la Camperistica della Val d’Elsa, il Florovivaistico di Pistoia e la Nautica di Viareggio – grazie anche alla presenza di imprese particolarmente dinamiche e trainanti. La regione conta infatti 60 aziende cosiddette ‘champion’, che hanno fatturato in crescita nell’ultimo triennio, stabilità o crescita degli addetti, forte patrimonializzazione e marginalità dei ricavi. Opportunità, secondo Intesa Sanpaolo, si possono aprire anche grazie alla regionalizzazione delle catene globali del valore: l’offerta distrettuale è già tipicamente strutturata in filiere di prossimità, con una distanza media delle forniture nazionali dei distretti toscani pari a 95 Km rispetto alla media italiana di 117 Km, e può contare su una crescente attivazione da parte delle imprese capofila, sempre più propense a potenziare i legami strategici con le imprese fornitrici.