La Toscana è la quinta regione d’Italia per volume delle rimesse inviate in patria dagli immigrati residenti sul territorio. I 663 milioni di euro del 2022, secondo i dati della Banca d’Italia elaborati dalla Fondazione Leone Moressa, rappresentano una somma superiore dell’1,1% rispetto al 2021, e del 33,5% rispetto al 2017. In volume è Firenze a registrare il dato più alto (230 milioni, +35,9% in 5 anni), mentre la provincia di Massa Carrara vanta il trend quinquennale di crescita più forte (+103,2%, arrivando però a soli 23 milioni).
Le rimesse inviate dai lavoratori stranieri attraverso i money transfer, secondo i ricercatori della Fondazione, rappresentano “un canale importante per il sostegno diretto alle famiglie, con risorse che finanziano istruzione, sanità e piccoli investimenti”, risorse a cui “vanno poi aggiunti i flussi informali (regali, denaro consegnato a mano), frequenti soprattutto verso i Paesi più facilmente raggiungibili. Importante, inoltre, l’azione di controllo e prevenzione delle irregolarità, per evitare che questi strumenti siano utilizzati per evadere il fisco o finanziare attività illecite”.
Pakistan e Bangladesh guidano i flussi toscani
Secondo i dati di Bankitalia, il Paese maggior beneficiario delle rimesse degli immigrati residenti in Toscana è il Pakistan, con 80,6 milioni di euro nel 2022, quota quasi triplicata rispetto ai 27,5 milioni del 2017. Al secondo posto si attesta il Bangladesh, con i 73,1 milioni del 2022 (+111%). Al terzo posto la Georgia, con 68,6 milioni (+179%). Anche il Marocco, al quinto posto, ha raddoppiato i propri flussi (52,1 milioni, +101%). Più modesto l’incremento per altre comunità ben presenti in Toscana, come Senegal (53,4 milioni, +36,9%) e Filippine (45,5 milioni, +47%), mentre sono in regresso i flussi verso la Romania (40,9 milioni, -30,9%) e lo Sri Lanka (15,7 milioni, -37,3%).
Fra le singole province, detto di Firenze e Massa Carrara che rappresentano gli estremi della graduatoria, i flussi delle rimesse verso l’estero crescono in tutti gli altri territori: Pisa (83 milioni, +32,1%), Prato (82 milioni, +28,5%). Arezzo (58 milioni, +42,2%), Livorno (45 milioni, +24,3%), Lucca (42 milioni, +9%), Siena (35 milioni, +16,1%), Pistoia (34 milioni, +45%), Grosseto (32 milioni, +51,9%).
I cinesi non usano (quasi) più i money transfer
Ormai fuori dalla top ten toscana delle destinazioni delle rimesse è la Cina, con soli 7,8 milioni di euro inviati dalla Toscana, quasi esclusivamente dalla Provincia di Prato, il 75% in meno rispetto al 2017, e infinitamente meno rispetto ai 588,8 milioni del 2009, l’anno di massimo sviluppo. Già nei primi sei mesi del 2010 le rimesse cinesi si erano dimezzate: la storica operazione ‘Cian Liu’ condotta dalla Guardia di Finanza e dalla Dia aveva svelato infatti come dai money transfer di Firenze e Prato transitasse un vero e proprio fiume di denaro sporco gestito dalla mafia cinese. Al di là dei successi dell’antiriciclaggio, non si può escludere che simili flussi possano aver semplicemente trovato altre vie, al riparo dal tracciamento.
“I flussi inviati verso il Paese asiatico – si legge in un paper di CeSpi e Deloitte Consulting sul tema delle rimesse – hanno sempre incorporato una componente significativa di natura commerciale, non distinguibile da quella tipicamente associata alla rimessa, che comprende esclusivamente il trasferimento di denaro fra persone fisiche non legate ad attività d’impresa. La normativa antiriciclaggio più stringente, una maggiore attenzione da parte di operatori e autorità, un raffinamento degli strumenti di rilevazione e la stessa crisi economica, hanno consentito di ridimensionare in modo significativo il fenomeno in questi ultimi anni, alla base della contrazione evidenziata”.
Leonardo Testai