L’accordo fra il presidente degli Stati Uniti Donald Trump e la presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen sui dazi al 15% per le merci europee esportate negli Usa, con dettagli ancora da chiarire, delude le speranze del mondo produttivo della Toscana, pur essendo un risultato finale meno pesante del 20% annunciato inizialmente. “Siamo veramente preoccupati”, afferma il presidente di Confindustria Toscana, Maurizio Bigazzi. “Noi siamo un paese che esporta, quindi tutte le nostre esportazioni sono rese molto più difficili. Ciò comporterà sicuramente una diminuzione del lavoro, dell’occupazione, con grave danno per la coesione sociale”.
Gli Usa anche nel 2024, dunque prima dell’annuncio dell’introduzione dei dazi, si sono confermate il principale mercato di sbocco per i manufatti fabbricati in Toscana: è di oltre 10 miliardi di euro il valore delle merci vendute in questo mercato, quasi il 17% del totale venduto nel mondo (+12% sul 2023). Circa il 37% di tutto l’export manifatturiero in Usa è costituito da prodotti farmaceutici, il 16% da macchinari e il 15% articoli del sistema moda. Rilevanti sono anche le vendite dell’industria alimentare e delle bevande, che in valore assoluto si fermano a poco più di un miliardo di euro ma rappresentano il 30% dei prodotti del comparto venduti dalla Toscana nel mondo (il 33% delle bevande). La Toscana è al terzo posto nella graduatoria nazionale per export verso gli Usa dopo Lombardia ed Emilia Romagna. Da sola copre il 16% del totale italiano venduto negli Usa.
“Temiamo anche i dazi occulti del dollaro debole”
“Dovremmo essere così bravi da rendere le nostre eccellenze ancora più oggetto del desiderio americano, la qualità pagherà”, ha sottolineato Bigazzi, ammettendo però che “avevamo dazi intorno al 5% e saranno triplicati al 15%; e a questi si sommeranno anche i dazi occulti dovuti dall’impatto della svalutazione del dollaro che potrebbero essere anche più alti dei dazi stessi”. L’effetto cambio con la valuta Usa, sostiene il presidente di Confindustria Toscana, “oggi è intorno al 15-16%, ma le banche svizzere prevedono che il dollaro si svaluti fino al 24%: sommando questo ai dazi, questo significa rendere difficile il nostro export”. Il tutto, ai danni di “imprese già penalizzate da caro energia – sostiene -, cambiamento consumi e penalità infrastrutturali di parte del territorio regionale”.
Bigazzi ha presenziato all’assemblea generale di Confagricoltura Firenze, dove il tema dei dazi Usa è stato centrale. “Per il vino e per l’olio toscano – ha spiegato il presidente, Francesco Colpizzi – il mercato americano rappresenta oltre un terzo delle vendite: se nei prossimi giorni il dazio del 15% sarà confermato anche per i vini, il rischio per il comparto toscano è una perdita di competitività e in una contrazione delle esportazioni”. Il presidente dell’Unione provinciale degli Agricoltori ha dunque auspicato nuove politiche strutturali sia nazionali che europee: “Servono misure di sostegno per le imprese esportatrici – ha detto – e una strategia europea che difenda i nostri prodotti di qualità sui mercati internazionali, puntando su accordi bilaterali intelligenti e strumenti di finanza agevolata per l’internazionalizzazione”.
Il mondo del vino si prepara a tempi difficili
E’ soprattutto il mondo del vino, per il quale gli Usa rappresentano il 37% dei flussi verso l’estero, a nutrire timori: “Una bella botta”, ammette Lamberto Frescobaldi, presidente della Marchesi Frescobaldi, oltre che presidente dell’Unione italiana vini, secondo cui però “quello che avrebbe fatto più paura sarebbe stata la disgregazione europea, ovvero che ogni paese parlasse con voce propria. Altrimenti Trump sarebbe riuscito a dividere l’Europa. E’ un bel segnale che non è stato abbastanza enfatizzato. Certo non siamo contenti, veniamo da dazi irrisori che adesso diventano rilevanti. I tempi difficili ci sono stati in passato e passeranno anche questi, ed ho la sensazione che non dureranno tanto”.
“Chiediamo misure di intervento che sostengano il nostro vino nel mercato americano, che ci permettano di aprirci ad altri mercati e un alleggerimento dell’Ocm vino”, ha affermato a sua volta Andrea Rossi, presidente di A.Vi.To. l’Associazione Vini Toscani Dop e Igp, in rappresentanza dunque di 24 Consorzi di Tutela del vino toscano, e del Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano. “Sarà difficile se non impossibile riallocare l’invenduto nel breve periodo su altre piazze”, ammette Giacomo Bartolommei, presidente del Consorzio del vino Brunello di Montalcino, secondo cui “per questo è necessario procedere celermente sulla via di nuovi negoziati commerciali, a partire dal Mercosur, per aprire nuove rotte”.
La Pietra, “l’intesa non ci piace ma bisogna essere responsabili”
Sempre all’assemblea di Confagricoltura Firenze, l’ex sindaco Dario Nardella, oggi eurodeputato Pd e membro della commissione Agricoltura a Strasburgo, ha lanciato una provocazione al sottosegretario all’Agricoltura, Patrizio La Pietra, presente anch’egli: “Di fronte a un danno così pesante per l’economia italiana, il governo italiano non voti favorevolmente nel Consiglio europeo questo accordo”. Più misurata la replica di La Pietra: “Dobbiamo pensare anche con la responsabilità di governo che ci contraddistingue, e capire quali sono le conseguenze di ogni atto che facciamo: cosa raccontiamo alle nostre aziende se il mercato Usa chiude, o se ci sono dazi al 50%?”. Tuttavia, ha dichiarato il sottosegretario, l’accordo fra Unione europea e Usa sui dazi “oggettivamente non ci soddisfa, dobbiamo dirlo”.
Leonardo Testai