3 dicembre 2025

Logo t24Il quotidiano Economico Toscano
menu
cerca
Cerca
Industria

03 dicembre 2025

Grosseto, Nuova Solmine salva Venator Italy e dà vita a un polo chimico da 300 milioni

Il piano di rilancio parte con 40 milioni, poi ci vorranno una trentina di milioni per le discariche. Istituzioni e sindacati molto soddisfatti.

Silvia PIeraccini
Lo stabilimento Venator a Scarlino (Grosseto)

Lo stabilimento Venator a Scarlino (Grosseto)

Nel 1997 Luigi Mansi, Ottorino Lolini e Giuliano Balestri rilevarono dall’Eni l’intero pacchetto azionario della Nuova Solmine di Scarlino (Grosseto), azienda leader nella produzione e commercializzazione di acido solforico, di cui erano manager. A 28 anni di distanza i tre imprenditori scommettono ancora sulla chimica di base, rilevando – o, per meglio dire, salvando – lo stabilimento Venator Italy di Scarlino, produttore di biossido di titanio che si trova proprio accanto alla loro azienda e che, dall’estate 2023, è in crisi profonda, con l’attività praticamente ferma e i 199 dipendenti col contratto di solidarietà. Venator era il principale cliente di Nuova Solmine.

In vista un accordo di programma

Un’operazione strategica, annunciata da Luigi Mansi il 2 dicembre al ministero delle Imprese e del Made in Italy, al tavolo che si è svolto alla presenza del ministro Adolfo Urso, dei sindacati e delle istituzioni locali, tutti molto soddisfatti del risultato. Nuova Solmine si è impegnata a investire e a riassumere progressivamente tutti e 199 i dipendenti Venator. Gli impegni delle parti ora andranno definiti in un accordo di programma. Per la Maremma, terra di scarsa industria, è una soluzione da incorniciare.

Luigi Mansi, Ottorino Lolini e Giuliano Balestri, azionisti di Nuova Solmine

Una “rivoluzione storica”

“Questa operazione, ancor più rilevante perché in un settore sfidante come quello della chimica, rappresenta un’occasione di concreta rinascita industriale – ha affermato Urso – seguiremo ogni passo di questo percorso con la massima attenzione, a tutela dell’occupazione e del territorio”. Mansi la definisce “una rivoluzione storica” per due motivi: Nuova Solmine, acquisendo Venator, cambierà il core business nella produzione di biossido di titanio (un pigmento bianco usato nelle vernici, plastica, carta, cosmetici, farmaci e alimenti), avendo a disposizione una delle materie prime, l’acido solforico; e creerà le condizioni per dar vita a un gruppo chimico con 350 dipendenti diretti più 200-250 nell’indotto. Oggi Nuova Solmine è parte del gruppo chimico Solmar che fattura 130 milioni e impiega 180 persone.

Dal 2 gennaio riparte una linea di produzione

Fondamentale, secondo Mansi, sarà ripartire al più presto per cogliere le opportunità di un mercato come quello del biossido di titanio che è in fase di ristrutturazione. L’ipotesi è rimettere in funzione dal 2 gennaio prossimo una delle tre linee produttive del biossido di titanio, per poi salire a due linee e produrre circa 40mila tonnellate nel 2026. A regime, tra due-tre anni, l’ex-Venator punta a produrre 60mila tonnellate con 180-200 milioni di fatturato.

Fabbisogno finanziario di 40 milioni subito, poi le discariche

Il piano industriale messo a punto da Nuova Solmine prevede un fabbisogno finanziario di circa 40 milioni di euro per ripartire. Poi serviranno una trentina di milioni per realizzare le discariche, necessarie per smaltire i “gessi rossi”, i residui di lavorazione del biossido di titanio che due anni e mezzo fa sono stati una delle cause del fermo attività. Dopo un lungo periodo di contrasti, nei mesi scorsi la Regione Toscana ha autorizzato una discarica a piè di fabbrica per i prossimi sei anni, mentre Venator ha presentato un progetto per utilizzare una cava limitrofa. Ora la palla passa ai nuovi proprietari (l’acquisizione dovrà perfezionarsi entro l’anno) che dicono: “Quando rilevammo Nuova Solmine ci avevano dato tre mesi di vita, ora cambiamo pelle e diventiamo ancora più grandi”.

Giani: “Grande impegno per una realtà così rilevante”

Dalle istituzioni sono arrivate parole di grande soddisfazione, a cominciare dal presidente della Regione, Eugenio Giani: “La Regione ha profuso un grande impegno per arrivare a una soluzione che fosse in grado di coniugare la ripresa produttiva, la salvaguardia dell’occupazione e quella ambientale. Il territorio e la comunità non potevano permettersi di perdere una realtà cosi rilevante”.

Autore:

Silvia PIeraccini

Potrebbe interessarti anche

Articoli Correlati


Industria

02 dicembre 2025

Nel nuovo piano di Baker Hughes 145 milioni e 200 assunzioni in Toscana in 5 anni

Leggi tutto
Industria

27 novembre 2025

Beko lascia, e il Comune di Siena entra nella newco con Invitalia

Leggi tutto
Industria

21 novembre 2025

Il progetto Metinvest a Piombino è di “preminente interesse strategico” per il governo

Leggi tutto

Hai qualche consiglio?

Scrivi alla nostra redazione

Contattaci