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Industria

01 aprile 2022

Fondi d’investimento a caccia di terzisti nella moda di lusso

Xenon si allea con Matteo Marzotto e dà vita al Minerva Hub che riunisce sei aziende tra cui una conceria pisana e due galvaniche aretine.

Silvia Pieraccini
Le pelli della conceria Zuma di Santa Croce sull'Arno (immagine dal sito Internet)

Le pelli della conceria Zuma di Santa Croce sull'Arno (immagine dal sito Internet)

Accelera l’aggregazione di aziende terziste della moda di lusso made in Italy promossa dai fondi d’investimento che, mai come in questa fase storica, stanno guardando agli anelli della filiera in grado di assicurare lavorazioni specializzate. L’obiettivo inseguito mettendo insieme più anelli di settori diversi è proporre ai grandi marchi una gamma variegata di produzioni di qualità.

L’ultima operazione è firmata dal fondo di private equity Xenon, che in Toscana negli anni scorsi ha acquisito – tra l’altro – le concerie Zuma di Castelfranco di Sotto e Casadacqua di Santa Croce sull’Arno, in provincia di Pisa, specializzate nelle pelli pregiate (oltre a possedere i surgelati Panapesca e, da pochi giorni, il 49% di Bravo Savings Network, ora WeBravo).

Insieme quattro aziende di Xenon e due di Marzotto

Adesso Xenon, attraverso il fondo Xpp Seven, ha unito le proprie attività nella moda con quelle della Ambria Holding di Matteo Marzotto, dando vita al polo di terzisti Minerva Hub formato da sei aziende, di cui tre toscane. Minerva Hub – che fa capo per il 51% a Xpp Seven, per il 22% a Ambria Holding e per il resto alle famiglie fondatrici delle aziende acquisite – parte con 101 milioni di ricavi, un portafoglio di mille clienti e 434 occupati diretti.

Le aziende toscane entrate a far parte del nuovo hub sono la conceria Zuma (acquisita da Xenon a fine 2019, comprende ora anche il marchio Casadacqua) e le aretine Galvanica Formelli (danneggiata da un incendio nell’ottobre scorso) e Zeta Catene, entrambe acquisite da Ambra Holding nel marzo 2021 e specializzate nel trattamento di articoli di oreficeria e nella finitura di catene per borse, fibbie, borchie. Le altre tre aziende di Minerva Hub (che erano state acquisite negli anni scorsi da Xpp Seven) sono la bergamasca Koverlux, attiva anch’essa nelle finiture (laser e verniciatura) per accessori metallici; la vicentina Quake che fa ricami e applicazioni; la marchigiana Sp Plast Creating, che trasforma materie in plastica e gomma termoplastica creando elementi-moda.

Holding Moda, Florence e Gmi hanno aperto la strada

Il modello di Minerva replica quello già avviato da altri fondi: il primo è stato nel 2018 Holding Industriale (Hind) di Claudio Rovere, che attraverso Holding Moda oggi controlla sette aziende, quattro in Toscana (UnoMaglia, Alex&Co e Albachiara specializzate nell’abbigliamento in tessuto e pelle; Gab che produce borse), due in Veneto (Project Officina creativa attiva nel denim e Rbs nel capospalla), e una marchigiana (Valmor fa sneakers). Il fatturato 2021 stimato dal gruppo è 120 milioni con oltre 400 addetti nelle tre regioni.

Il secondo caso è stato Vam Investments con Fondo Italiano d’investimento e Italmobiliare, che ha dato vita al polo di terzisti di moda di lusso Florence (previsione di 170 milioni di euro di fatturato 2021 con circa 1.000 dipendenti), formato da sette aziende, di cui quattro anche in questo caso in Toscana: Antica Valserchio di Castelnuovo Garfagnana (sciarpe e stole); la pisana Giuntini (outerwear); l’empolese Ciemmeci Fashion (abbigliamento in pelle); l’aretina Mely’s (maglieria); l’umbra Manifatture Cesari (jersey); la lombarda Emmegi (capispalla) e la carpigiana Metaphor (maglieria). In movimento è anche il fondo di private equity Consilium col progetto Gmi-Gruppo Manifatture italiane focalizzato sulle scarpe: finora ha acquisito quattro calzaturifici tutti in Toscana (River e Energy di Fucecchio; Claudia di Capannori; Broma di Cerreto Guidi), investendo circa 100 milioni. Il fatturato 2021 stimato è sui 90 milioni.

Il futuro è nelle aggregazioni

Il fenomeno delle aggregazioni di terzisti della moda, esploso negli ultimi quattro anni, sembra destinato a continuare, soprattutto per le difficoltà delle piccole aziende nel fare investimenti per aggiornarsi, diventare più efficienti, rimanere competitive, unite all’aumento dei costi energetici e delle materie prime. E la Toscana, terra di piccole aziende e scrigno di eccellenze nelle produzioni-moda, è candidata a essere sempre più un mare in cui pescare.

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Silvia Pieraccini

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