La presentazione delle fiere firmate Pitti a Milano
Saranno tre mesi ad alta intensità fieristica quelli che Pitti Immagine – la società fiorentina che organizza rassegne, controllata dal Centro di Firenze per la Moda italiana (Cfmi) – si prepara ad organizzare a Firenze, tra la Fortezza da Basso e la Stazione Leopolda, a partire da gennaio prossimo: sette saloni in 60 giorni. La scommessa, in una fase storica in cui si sommano guerre in Ucraina e in Medio Oriente, inflazione, post-elezioni Usa, crisi immobiliare in Cina, cambiamento delle abitudini di consumo, sarà quella di portare a Firenze compratori qualificati, italiani e stranieri, e di farli rimanere il più a lungo possibile per produrre un impatto economico rilevante sulla città. I saloni d’inizio anno sono state presentate oggi, 13 novembre, alla Fondazione Feltrinelli di Milano.
Al Pitti Uomo 790 marchi per il 46% esteri
La regina delle fiere resta il Pitti Uomo, la più importante rassegna al mondo di moda maschile alla 107esima edizione, anche se Taste, la fiera dei produttori alimentari di nicchia, sta raggiungendo, per numero di espositori, i livelli della fiera maschile. Al Pitti Uomo di gennaio (dal 14 al 17, nelle nuove date imposte dal calendario internazionale della moda) esporrano le collezioni per l’autunno-inverno 2025 quasi 800 marchi per il 46% esteri, cui si aggiungono progetti speciali come quello di Stuart Weitzman che debutta con una linea di scarpe da uomo made in Tuscany, Premiata che presenta un progetto completo sull’abbigliamento, fino a Rrd che torna al Pitti Uomo con una collezione senza cuciture che unisce stile e comfort.
Il tema che guida l’edizione 107 è il fuoco
Designer ospiti di questa edizione saranno Satoshi Kuwata, che sfilerà per la prima volta col suo marchio Setchu, e MM6 Maison Margiela che ha creato in esclusiva per Pitti una collezione menswear. Il tema-guida dell’edizione sarà il fuoco “per sciogliere le incertezze di questo periodo” e ripartire di slancio.
Le incertezze del settore moda stanno aumentando
Le incertezze sono legate all’andamento del settore moda, che sta frenando con grandi timori per l’occupazione (come si è visto nella manifestazione indetta dai sindacati toscani) anche se – per effetto dello sfasamento tra ordini e vendite delle aziende – i dati ancora non lo mostrano in pieno. L’export dell’industria italiana della moda maschile nei primi sette mesi del 2024 (gennaio-luglio) cresce del 2,7% (a 5,5 miliardi di euro), mentre l’import segna -10% (a 3,6 miliardi), con la conseguenza di migliorare il saldo commerciale. Tra i Paesi di sbocco crescono la Francia (+11%, prima destinazione del menswear italiano), gli Stati Uniti (+3,4%) e, soprattutto, la Cina (+37% a 445 milioni di euro nei sette mesi), che sale in quarta posizione smentendo il trend che vede il mercato cinese concentrato sull’acquisto di produzioni cinesi. In calo invece la Germania (-3,5%), mercato strategico per la moda uomo italiana.
Il 2024 è un anno di sofferenza per il settore
“Il 2024 si annuncia come un anno di sofferenza per la moda in generale – si legge nella nota economica elaborata da Sistema Moda Italia per Pitti Immagine – in un contesto di grandi incertezze”. Anche Pitti, come ha spiegato l’amministratore delegato Raffaello Napoleone, ha ridotto i costi di gestione interna e viene incontro alle difficoltà della filiera produttiva non tanto riducendo i costi degli spazi che affitta (“costiamo già un terzo rispetto alle altre fiere del settore”) ma cercando di portare compratori qualificati e mettendo le aziende espositrici nella condizione di non perdere occasioni d’affari.
La moda può uscire da questa fase difficile
“Sono convinto che la moda uomo abbia la capacità di uscire da questo momento difficile”, ha affermato Antonio de Matteis, presidente di Pitti Immagine e amministratore delegato del gruppo di abbigliamento sartoriale Kiton, spargendo fiducia alla presentazione delle fiere. “Siamo in una fase di transizione – ha aggiunto – una fase in cui la filiera produttiva ha bisogno di supporto, ma è la prima volta che un governo riconosce il valore della moda anche se, naturalmente, si può sempre fare meglio”.
Silvia Pieraccini