L’economia fiorentina chiuderà il 2022 con una crescita del valore aggiunto del 3,7% (che segue il +5,7% del 2021 e il -10,1% del 2020), un risultato che è migliore delle previsioni formulate nei mesi scorsi, quando la crisi delle materie prime, il caro-energia e la guerra in Ucraina sembravano compromettere ancor più la ripresa. Ma nelle stime elaborate dall’ufficio studi della Camera di commercio di Firenze c’è un dato che sparge preoccupazione: è il -1,9% che, secondo le previsioni, segnerà l’export provinciale a fine anno (dopo il +21% del 2021 e il -15,6% del 2020), un rallentamento sorprendente che dovrà poi essere analizzato nel dettaglio per capire quali sono i settori che hanno frenato le vendite oltreconfine.
Nel 2023 la ripresa si ferma
In ogni caso la chiusura d’anno – carica di problemi “vecchi” (come i tre elencati: crisi materie prime, caro-energia e guerra) e “nuovi” come l’inflazione, che riduce il potere d’acquisto delle famiglie e erode i risparmi, e l’aumento dei tassi di interesse – prelude a un 2023 complicato: la Camera di commercio stima per il prossimo anno una crescita nulla (+0,2%) con l’export a +1,1% e i consumi delle famiglie anch’essi stagnanti (+0,4%). In contrazione anche gli investimenti (-1,7%) e il reddito disponibile (-0,5%). Perfino la domanda di lavoro, che negli ultimi due anni aveva ripreso a crescere in modo sostenuto, rallenterà (+0,7%). “La redditività delle imprese potrebbe peggiorare – scrive la Camera di commercio nel report 2022 sull’economia fiorentina – portando a un peggioramento della qualità del credito bancario tale da causare una nuova stretta creditizia”. Un orizzonte nebuloso, senza elementi che brillano, come del resto è quello dell’intera economia italiana.
Silvia Pieraccini