E’ la stessa Regione Toscana, con la legge 74/2014, a disciplinare lo svolgimento delle elezioni del presidente della Giunta regionale e del Consiglio regionale, in programma il 12 e 13 ottobre prossimi. In ballo c’è l’elezione di 40 consiglieri regionali, più il presidente.
Elezione diretta del presidente
Il presidente della Regione Toscana viene eletto direttamente dai cittadini: vince chi prende più voti, a patto che superi il 40% dei voti validi. Se questo tetto non viene raggiunto, i due candidati che hanno preso più voti si sfidano in un secondo turno di ballottaggio. I candidati presidenti alle prossime elezioni sono tre: Eugenio Giani; Alessandro Tomasi; Antonella Bundu.
Il premio di maggioranza è variabile e eventuale
Il meccanismo elettorale assicura una maggioranza al presidente eletto e alla coalizione che lo sostiene, grazie a un “premio” variabile ed eventuale. I 40 seggi vengono infatti ripartiti in modo proporzionale secondo il metodo D’Hondt delle divisioni successive, assegnandoli dapprima alle coalizioni e alle liste che corrono da sole, e poi alle liste che compongono le coalizioni. Per aver diritto a un seggio occorre superare il 3% dei voti nel caso di liste che sono parte di coalizioni (le quali devono superare il 10%); e occorre tagliare il traguardo del 5% se la lista non fa parte di una coalizione.
Alle minoranze almeno 14 seggi
La legge regionale prevede che la coalizione (o la lista) collegata al presidente ottenga 24 seggi (su 40) se il presidente raccoglie più del 45% dei voti validi, mentre i seggi si fermano a 23 se il presidente raccoglie tra il 40 e il 45%. Nel caso in cui le liste collegate al presidente non ottengano, sulla base del riparto, i 23 o 24 seggi previsti, scatta il premio di maggioranza (che è variabile perché integra i seggi mancanti per arrivare a 23 o a 24). Rimane la soglia di garanzia per le minoranze, cui spetta sempre almeno il 35% dei seggi, cioè 14.
I nomi del listino bloccato sono sicuri dell’elezione
Le ultime fasi sono la distribuzione dei seggi ottenuti dalle coalizioni alle singole liste che le compongono, e infine l’assegnazione dei seggi ai consiglieri. Innanzitutto i candidati presidenti non eletti hanno diritto a un seggio, a patto che la loro coalizione o lista abbia raggiunto i quorum previsti. I primi consiglieri ad essere eletti sono poi quelli del listino “bloccato”, uno strumento facoltativo introdotto per mettere al sicuro alcuni nomi scelti dai partiti: tre persone al massimo, che passano avanti a tutti indipendentemente dai voti ottenuti. In questa tornata elettorale il listino bloccato è stato utilizzato dal Pd e dalla Lega.
Ciascuna provincia deve avere almeno un consigliere
Il passaggio successivo è la distribuzione dei seggi che spettano a ciascun partito tra le diverse liste delle circoscrizioni. In Toscana le circoscrizioni sono 13, una per ciascuna provincia eccetto Firenze che ne ha quattro. Chi diventa consigliere regionale? Non semplicemente chi prende più voti. Per assegnare i seggi alle singole liste circoscrizionali si procede attraverso il calcolo del “quoziente regionale di lista”, un complesso meccanismo che prevede, come prima cosa, di dividere i voti ottenuti da un partito per i seggi che gli spettano dopo aver sottratto i candidati del listino bloccato e il candidato presidente non eletto.. Obbligatorio è il rispetto della clausola di rappresentanza dei territori, ossia l’elezione di almeno un consigliere per ciascuna circoscrizione provinciale.
Una sola scheda, con tutti i candidati già indicati
E’ ammesso il voto disgiunto: gli elettori possono scegliere un candidato presidente e una lista a lui non collegata; se invece si traccia un unico segno a favore di una lista, il voto si intende espresso anche a favore del candidato presidente collegato a quella lista. Si possono esprimere al massimo due voti di preferenza (i nomi dei candidati sono già indicati sulla scheda), ma devono andare a candidati di genere diverso, un uomo e a una donna, altrimenti la seconda preferenza viene annullata.
Silvia Pieraccini