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16 dicembre 2022

Criminalità economica, le mafie si radicano in Toscana (e vogliono il Pnrr)

Nel 2021 prevalenti gli investimenti nel settore privato, rispetto alla penetrazione nel mercato dei contratti pubblici.

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Si radica la presenza, e dunque l’influenza, delle organizzazioni criminali nel tessuto economico e sociale della Toscana: il sesto Rapporto sui fenomeni di criminalità organizzata e corruzione in regione, realizzato dai ricercatori della Scuola Normale Superiore di Pisa in collaborazione con la Regione Toscana, dà conto dei 45 principali episodi di proiezione criminale del 2021 e delle loro caratteristiche, evidenziando l’alta presenza (45%) di forme di criminalità economica, e la proiezione nei settori di economia legale con prevalenza degli investimenti delle mafie nel settore privato, rispetto alla più tradizionale penetrazione nel mercato dei contratti pubblici.

Secondo quanto emerge dal rapporto, l’economia sommersa, i settori economici a legalità debole e quelli nei quali sono più diffuse forme di criminalità economica, finanziaria ed ambientale, costituiscono il principale canale di infiltrazione criminale delle mafie nel territorio della Toscana. Le società interdette per mafia sono state 29, con una leggera diminuzione rispetto al 2020. Diminuiscono, anche se di poco (da 3.777 a 3.659) i procedimenti per reati contro la Pubblica amministrazione, ponendo la Toscana all’11/o posto su scala nazionale.

Sono state 8.206 le segnalazioni di operazioni sospette di riciclaggio (+22,6% rispetto al 2020), con la Toscana che diventa l’ottava regione italiana per il loro numero, e Firenze che è la prima realtà in regione (circa un terzo del totale), seguita da Prato (12%), Pisa (8,9%) e Lucca (8,3%). Gli incrementi più consistenti su base annua si registrano a Pisa (+46,8%), Livorno (+38%) e Massa-Carrara (36,5%). La provincia di Prato è al secondo posto in Italia dopo Milano per la localizzazione delle segnalazioni (400 unità per 100.000 abitanti).

Il rapporto evidenzia inoltre che il quadro del rischio associato all’uso relativo del contante evidenzia forti criticità per il territorio toscano: la Toscana è l’unica regione in Italia, fatta eccezione per Valle d’Aosta e Trentino Alto Adige, a presentare un rischio medio-alto e superiore in tutte le province del territorio regionale.

Privati più vulnerabili dopo la crisi pandemica

Riguardo agli investimenti delle mafie, quello immobiliare (24%) resta un settore di specifico interesse, seguito da costruzioni ed estrazione/cave (17%), rifiuti (13%) e appalti (11%), mentre caratteristica del settore manifatturiero (11%) è il coinvolgimento prevalente di soggetti riconducibili ad associazioni di origine mista e straniera, ad esempio di nazionalità cinese. Alla luce delle conseguenze economico-finanziarie della crisi sanitaria, i ricercatori segnalano un ulteriore incremento delle vulnerabilità del settore privato rispetto a forme di penetrazione criminale, per via della perdurante crescita della domanda di capitali e di compravendite di attività economiche in difficoltà finanziarie.

Sul fronte della criminalità in Toscana, dunque, si registra “una polverizzazione degli interessi criminali – sostiene il prefetto di Firenze, Valerio Valenti – che rispetto alla tradizionale area di intervento oggi sembra mutare continuamente pelle e adattarsi ai mercati e gli interesse emergenti. Abbiamo visto nell’ultima indagine che il settore dei rifiuti risulta essere uno di quelli più interessanti”. Tuttavia, sottolinea Valenti, “oggi la grande ricchezza che la criminalità organizzata ha accumulato ci indica che anche una semplice macelleria o un panificio possa essere una di quelle attività nelle quali cercare di riciclare il denaro”.

Attenzione al Pnrr: gli occhi della Dia sui cantieri

Adesso gli occhi delle mafie, come pure delle forze dell’ordine, sono puntati sugli appalti del Pnrr. “Per la criminalità organizzata è sicuramente uno spunto enorme di riciclaggio del denaro”, osserva Francesco Nannucci, capo della Dia Toscana, spiegando che è allo studio una serie di accessi ai cantieri dove sono finalizzati i soldi del Piano. “E’ ancora presto per poter valutare il Pnrr – afferma – però l’analisi che abbiamo fatto in passato sulle società che in Toscana erano state ammesse ai fondi di garanzia per il Covid ci hanno portato a scoprire che 20 milioni di euro sono andati a società che poi hanno avuto o avevano già avuto interdittive antimafia, a dimostrazione di come la criminalità organizzata sia già all’interno dell’economia della Regione”.

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