Il Covid è stato un fattore insidioso per le aziende toscane (sono una novantina) che producono macchine per l’industria cartaria, concentrate a Lucca e in questi giorni riunite “in casa” nella fiera più importante del settore, il Miac (Mostra internazionale dell’industria cartaria) che si tiene al Polo fieristico lucchese dal 9 all’11 ottobre.
L’export del primo semestre 2024 segna +32%
Dal 2020 a oggi la meccanica per la carta, che realizza all’estero più del 70% dei ricavi, ha vissuto sull’ottovolante dei mercati internazionali, con alti (nel 2021 e nel 2022) e bassi (nel 2023), che l’anno scorso hanno spinto giù le esportazioni a 585 milioni di euro (-17,5%), vicine ai livelli pre-Covid del 2019. Con l’avvio del 2024 le cose sembrano cambiate: nei primi sei mesi dell’anno l’export è cresciuto del 32%, toccando i 323 milioni di euro, trainato dalla Francia, diventata il primo Paese di sbocco davanti agli Stati Uniti, che pure crescono. Triplicate le vendite in Messico, e in aumento – secondo le elaborazioni della Camera di commercio Toscana Nordovest – quelle verso Arabia Saudita, Brasile, Portogallo e Australia. In controtendenza invece Polonia e Turchia che, dopo la forte crescita del 2023, ridimensionano gli acquisti, così come la Cina che li dimezza.
Novità tecnologiche all’insegna del risparmio energetico
In questo clima di ripresa dei mercati internazionali si apre dunque la fiera che vede le aziende presentare le ultime novità tecnologiche, tutte all’insegna del risparmio energetico e delle fonti alternative come l’idrogeno. E proprio il mix energetico necessario alla transizione green e in grado di assicurare la competitività dell’industria sarà al centro del convegno ‘Decarbonizzare l’industria cartaria’ organizzato da Assocarta e Confindustria Toscana nord, che aprirà la 30esima edizione del Miac. “Il sistema industriale della carta sta lavorando sugli stringenti obiettivi Ue di decarbonizzazione – affermano gli organizzatori – rispetto alla sfida di mercati globali che presentano politiche sul clima non allineate a quelle europee”. Se le regole non sono uguali per tutti, è la sintesi, la marcia delle aziende italiane è difficile.
Silvia Pieraccini