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19 settembre 2025

Aleotti contro la deindustrializzazione: “Primo dossier per la nuova giunta regionale”

“Non si può vivere di solo turismo, per uno standard elevato c’è bisogno del manifatturiero”, afferma.

Leonardo Testai
Lucia Aleotti, azionista e consigliere di amministrazione di Menarini

Lucia Aleotti, azionista e consigliere di amministrazione di Menarini

“E’ importante che il dossier industria, per fermare la deindustrializzazione, sia il primo dossier sul tavolo della nuova giunta regionale che poi sarà eletta”: Lucia Aleotti, azionista e membro del board di Menarini, nonché vicepresidente di Confindustria, interviene così nel dibattito aperto dal manifesto di Buti, Casini Benvenuti e Petretto sul futuro dell’economia della Toscana. “E’ un grido di allarme che non viene dall’industria – dice -, ma viene da economisti esperti che sottolineano come dobbiamo stare attenti alla deindustrializzazione della Toscana, perché non può esistere in nessuna parte, non solo in Toscana, ma in nessuna parte del mondo, un territorio che possa fare a meno dell’industria se vuole avere uno standard elevato”.

Aleotti, protagonista dell’iniziativa ‘Colloqui dell’Economia’ promossa dalla Camera di commercio di Firenze, ha sottolineato che “dobbiamo dare una rapida inversione di rotta, e riuscire a collegarci a quella crescita che, abbiamo visto, altre regioni a nord e anche a sud sono riuscite a cogliere negli ultimi anni”, perché “all’industria sono legati i servizi ad elevato valore aggiunto, la logistica, un mondo integrato di cui la Toscana non può fare a meno”, e certo, “parliamo di una regione che ha nel turismo un driver sicuramente importante, però abbiamo visto anche dai dati fiorentini che non si può vivere di solo turismo, perché poi il turismo, peraltro, è anche molto collegato alle dinamiche internazionali, quindi all’andamento del dollaro, per cui dobbiamo avere quel giusto mix che crea un’assicurazione sulla vita per la crescita della Toscana”.

“Menarini in linea con il budget a fine 2025”

Nella Toscana industriale c’è in posizione di spicco anche Menarini, e per la fine del 2025 “dovremmo essere in linea con il budget, anche se il condizionale d’obbligo perché il mondo è complicato, quindi dobbiamo essere realisti”, ha detto Aleotti, osservando che “stiamo crescendo bene negli Stati Uniti – ha spiegato -, la svalutazione del dollaro ovviamente non darà piena visibilità a questa crescita, però anche all’interno di mercati come l’area asiatica l’azienda sta crescendo in maniera importante”. Per i dazi, ha ribadito l’azionista del gruppo farmaceutico, “la nostra azienda è relativamente protetta da questo punto di vista perché ciò che vendiamo negli Usa lo produciamo negli Usa, da un produttore in conto terzi”.

Quest’ultimo mese, ha poi aggiunto, “è stato caratterizzato dal fatto che è stato sottoposto all’Agenzia Europea, all’Ema, un nuovo farmaco per la riduzione dei livelli di colesterolo nei pazienti ad altissimo rischio, che non riescono a tenerli sotto controllo attraverso le terapie convenzionali, aspettiamo la registrazione che dovrebbe arrivare nel corso del prossimo anno, e quindi anche da questo abbiamo prospettive sicuramente positive”.

“La politica aiuti gli investimenti dell’industria”

Per il futuro dell’industria farmaceutica in Italia “sarà importante un’attenzione della politica – ha sottolineato l’imprenditrice – affinché vengano rinnovati quegli incentivi agli investimenti che possono creare di nuovo una spina dorsale forte per i futuri investimenti nella crescita industriale”. Tuttavia, ha precisato, “non deve esserci l’assalto alla diligenza” per la prossima legge di bilancio, “perché il fatto che noi abbiamo una relativa stabilità dei conti pubblici è un elemento importantissimo per tutti. Vediamo la situazione della Francia che invece ha accumulato dosi crescenti di debito negli ultimi anni, che poi la porteranno a pagare molto più interessi sul debito pubblico, quindi il fatto di mirare tutti come cittadini anche ad avere una stabilizzazione del debito è un elemento importantissimo”.

Ma c’è bisogno, ha ribadito Aleotti, anche di un cambio di passo delle politiche europee per l’industria, compresa quella farmaceutica. “L’Europa ha di fatto deindustrializzato se stessa”, accusa, rimarcando che “si fanno un sacco di analisi, si hanno un sacco di consulenze, si analizza il problema e poi però non si arriva a mettere in campo niente di concreto. Questa lentezza – ha aggiunto – è assolutamente in contrasto con la velocità dei tempi, e la velocità con cui si muovono sia la Cina che l’India e gli Stati Uniti, e questa è la fonte di preoccupazione. Dall’altra parte ci sarebbero delle capacità che sono assolutamente inespresse, e anzi un po’ soffocate da questo mondo di burocrazia, che una volta liberate potrebbero sicuramente portare a prospettive di crescita migliori”.

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