Niente esuberi: i lavoratori della Koerber Tissue di Lucca hanno approvato, col 79% dei consensi nel referendum, l’ipotesi di accordo siglata nei giorni scorsi tra l’azienda e i sindacati che trasforma la procedura di licenziamento di 90 lavoratori, annunciata a gennaio, in una procedura di Cassa integrazione straordinaria per riorganizzazione aziendale. L’ammortizzatore sociale, secondo l’accordo, sarà utilizzato per 24 mesi, nei quali l’azienda anticiperà il relativo trattamento economico salariale.
L’ipotesi di accordo che evita gli esuberi, secondo quanto riferito dalla Fiom-Cgil, prevede un nuovo piano industriale, la conferma della centralità dello stabilimento di Lucca per Koerber Tissue, investimenti in ricerca, sviluppo e sul piano commerciale. E’ previsto un nuovo assetto organizzativo, fermo restando che andranno effettuate ulteriori verifiche tra le parti. L’ipotesi di accordo prevede inoltre un piano volontario di prepensionamenti, con uno specifico sostegno al reddito per i lavoratori che aderiranno a questo percorso, e un’incentivo all’esodo volontario. E’ poi previsto un percorso di formazione per la valorizzazione delle professionalità e volto alla riqualificazione dei lavoratori.
“Così assicuriamo il futuro dell’azienda a Lucca”
Il primissimo annuncio, dato dall’azienda nella seconda metà di gennaio, riguardava esuberi per 80 lavoratori sui 460 occupati a Lucca. Koerber Tissue, peraltro, si era da subito dichiarata disponibile a trattare con i sindacati.
“Con questo accordo abbiamo assicurato a tutti i lavoratori un percorso di garanzia, e abbiamo creato le condizioni per assicurare la prospettiva dell’azienda a Lucca, dove nel frattempo hanno anche rinnovato il contratto di affitto per molti anni”, ha affermato Massimo Braccini, segretario generale della Fiom-Cgil Toscana, sottolineando che “abbiamo affrontato una lunga vertenza piena di difficoltà, accompagnata da molte iniziative sindacali, in un momento di forte contrazione del fatturato, con uno scenario di cambiamento di gran parte delle importanti industrie in Europa, dove vi erano tante incognite anche sulla garanzia aziendale di restare sul territorio”.