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Territorio

28 ottobre 2025

A Livorno nasce il laboratorio toscano della simbiosi industriale

Protocollo tra Comune, Asa e Confindustria Toscana Centro e Costa per un nuovo modello di sviluppo circolare.

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Livorno punta a diventare la capitale toscana della simbiosi industriale, un modello di cooperazione tra imprese, istituzioni e mondo della ricerca capace di trasformare il territorio in un laboratorio di economia circolare. E’ questo l’obiettivo del protocollo d’intesa firmato tra Comune di Livorno, il gestore del servizio idrico Asa Spa e Confindustria Toscana Centro e Costa, che vuole inaugurare una fase di sviluppo sostenibile basata sul riutilizzo delle risorse e sulla collaborazione tra pubblico e privato.

La simbiosi industriale, concetto ispirato ai meccanismi naturali di cooperazione tra organismi, consiste nel trasformare gli scarti di un’azienda in risorse per un’altra. In questo modo, ciò che un tempo era ‘rifiuto’ diventa materia prima per nuovi processi produttivi, generando benefici ambientali, economici e sociali. Un approccio già consolidato in diversi Paesi europei, capace di ridurre sprechi, emissioni e costi di gestione, ma anche di stimolare l’innovazione e creare nuovi posti di lavoro.

Due pilastri: transizione energetica ed economia circolare

Presentato in anteprima alla Biennale dell’Acqua e del Mare, il piano livornese entra ora nella fase operativa con la firma ufficiale del protocollo. “Un momento importante per la città – ha dichiarato il sindaco Luca Salvetti – perché rappresenta un primo, concreto passo verso una transizione ecologica reale e fruibile, che rafforza la sostenibilità del nostro territorio e apre nuove opportunità per imprese e cittadini”. Il modello della simbiosi industriale non si limita alla gestione efficiente delle risorse: crea una rete territoriale di collaborazione tra imprese, amministrazioni pubbliche, utilities e centri di ricerca. In questo senso, l’accordo con Asa e Confindustria rappresenta il primo passo per costruire una “comunità industriale interconnessa”, dove energia residua, sottoprodotti e materiali di recupero diventano fattori di competitività.

Il progetto di simbiosi industriale poggia su due pilastri chiave – transizione energetica ed economia circolare – che, insieme, possono proiettare Livorno al centro di una nuova politica industriale capace di stimolare nuove imprese e servizi ad alto valore aggiunto, con ricadute positive su salari e produttività, in un territorio che già si trova di fronte a sfide non di poco conto. “La reindustrializzazione concreta – ha sottolineato Piero Neri, presidente della delegazione di Livorno di Confindustria Toscana Centro e Costa – con infrastrutture strategiche finalmente cantierabili e una politica portuale-logistica coerente con i corridoi delle Reti di Trasporto Trans-europee (Ten-T) deve essere messa al centro dell’agenda di governo dei prossimi anni”.

L’esempio di Kalundborg

Un riferimento internazionale citato nel dossier livornese è la cittadina danese di Kalundborg, considerata il primo caso di simbiosi industriale al mondo. Qui, già dagli anni Sessanta, aziende come Abb, Novo Nordisk, Saint-Gobain e Boehringer Ingelheim hanno sviluppato una rete di scambi di acqua, materiali ed energia, trasformando un’area portuale periferica in un motore di sviluppo regionale. Oggi Kalundborg è una delle zone a più alto valore aggiunto della Danimarca: la sola Novo Nordisk, produttrice del farmaco anti-obesità a base di semaglutide Wegovy, ha superato i 500 miliardi di euro di capitalizzazione, diventando la più grande azienda europea per valore di mercato; i prezzi delle case sono saliti; le università hanno cominciato ad aprire succursali nell’area. (lt)

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